L'insostenibile indeterminatezza del giovane (quasi) medico
di David Gianandrea
L’insostenibilità non è solo per il giovane medico condannato alla precarietà stabile, ma anche per il Governo italiano che, dopo aver speso centinaia di migliaia di euro per l’istruzione, induce l’incremento esponenziale di medici che si armano di valigia e vanno a lavorare all’estero.
02 MAR -
Gentile direttore,
le incognite per chi si appresta ad intraprendere la carriera di medico non hanno mai fine. Infatti, già dall’accesso al corso di laurea con l’attuale concorso nazionale, nato dalla necessità di una maggiore trasparenza, le incertezze sembrano farla da padrone circa la sede di destinazione e la reale correttezza di svolgimento (si vedano la miriade di ricorsi vinti).
Le insicurezze non finiscono qui, anzi si accrescono di anno in anno. Infatti, lo studente di medicina vede aumentare nel tempo le proprie basi teoriche e inizia a sentirsi un “quasi medico”, ma il passaggio dalle parole ai fatti non è affare così semplice. Tale aspetto non ha praticamente mai una vera regolamentazione e troppo spesso si trova vagare nei reparti dei policlinici con la speranza, troppo spesso delusa, di iniziare ad apprendere i rudimenti pratici di quella che sarà la sua professione. Lo studente può vedere, ma non toccare, parlare, ma non scrivere e avvicinarsi agli strumenti e alle procedure tanto studiate è solo un’utopia. Così, la sensazione di essere un quasi medico si trasforma nell’impressione di essere una suppellettile della Clinica e la scelta della futura specializzazione non è certo facilitata da questa situazione.
Una volta conseguito l’ambito titolo e poi l’abilitazione, il giovane medico (dopo già sei anni di formazione) si trova di fronte ad un grande dilemma: “ora che posso fare?”. Per poter esercitare, le alternative sono due, ed entrambe costruite ad ostacoli: l’accesso ad una scuola di specializzazione o il corso di formazione di medico di medicina generale. L’attesa diventa praticamente una costante: per le date, per le modalità dei test e per il numero delle borse disponibili. Ciò non aumenta di certo le sicurezze del giovane medico, che si trova a vagare in un limbo di normative per vari mesi (sempre se tutto fila liscio).
Superato questo concorso che lascia indietro fin troppi validi elementi, non garantendo una selezione veramente meritocratica, il giovane medico è finalmente uno specializzando! Ora il giovane medico si sente veramente un medico degno di questo nome e gli obiettivi tanto agognati sembrano ad un passo. Anche questa realtà risulta piena di incognite, infatti, la fumosità del contratto rende incerte le mansioni e il ruolo di questo medico, il cui ruolo assistenziale e formativo vive delle differenze notevoli tra le varie sedi.
Finalmente dopo cinque anni di specializzazione, a circa 30 anni o poco più (non si è certo dei bambini), il giovane medico è finalmente pronto ad entrare nel mondo del lavoro… Ora si spera che qualche porta si apra e che la gavetta sia agli sgoccioli! Mai illusione fu più grande, perché l’indeterminatezza del giovane medico sta per toccare il suo culmine.
Le prospettive per i più non sono così rosee. Alcuni accedono ad un dottorato di ricerca che, molto frequentemente, non ha lo scopo prefissato ma sembra più una sorta di cassa integrazione dove si lavora sottopagati e talvolta si fa anche attività clinica che è permessa ma non autorizzata! Le cose non vanno certo meglio per chi trova una borsa di studio o firma uno della miriade dei contratti atipici, il cui ruolo nel sistema sanitario nazionale è tutto da definire. Il giovane medico, ormai specialista, si trova a chiedersi Chi sono? Cosa faccio? Chi tutela i miei diritti? (ne ho?) soprattutto, dove sto andando?
Questa breve cronistoria che è tra il serio e il faceto, volutamente a tratti esagerata, ma quanto mai fin troppo realistica, ha lo scopo di porre l’accento ed evidenziare alcune problematiche che affliggono la nostra categoria, che rispetto ad altre realtà è pur sempre privilegiata. L’indeterminatezza in cui vive il giovane medico è in realtà semplice da risolvere. Una programmazione seria, l’istituzione di organi che controllino veramente la formazione del medico e la continuità con l’accesso al lavoro sono tutti elementi di facile realizzazione.
L’insostenibilità non è solo per il giovane medico condannato alla precarietà stabile, ma anche per il Governo italiano che, dopo aver speso centinaia di migliaia di euro per l’istruzione, induce l’incremento esponenziale di medici che si armano di valigia e vanno a lavorare all’estero.
Quindi sarebbe necessario programmare un tavolo di confronto per creare un sistema che sia sostenibile e che permetta da una parte la realizzazione professionale e dall’altra l’impiego di personale preparato per una carriera lavorativa come nel resto d’Europa. I presupposti per poterlo realizzare già ci sono. La qualità dei medici italiani è indiscutibile, ma migliorare è d’obbligo.
David Gianandrea
Responsabile Anaao Giovani Umbria
02 marzo 2015
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