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Bologna. Quell’aeroporto senza medico

di Biavati, Faraca, Bianchi, Lumia e Gallamini

22 FEB - Gentile direttore,
da tempo tanto i sindacati medici quanto l’Omceo di Bologna si sono attivati per tutte le vie al fine di ottenere il ripristino della presenza medica nel Pronto Soccorso Aeroportuale rimosso nel solo scalo bolognese dal 1 Gennaio 2015. Nonostante le ripetute richieste ed il parere formale espresso da ENAC nella nota allegata, ad oggi ancora nessuna risposta da parte di Aeroporto di Bologna e dell’Azienda USL. Rimane unicamente la presenza infermieristica.
 
Da inizio anno si registrano già svariati eventi e il  20 Febbraio scorso il secondo arresto cardiocircolatorio improvviso avvenuto nel sedime aeroportuale. L’evento desta particolare preoccupazione in quanto i timori e le perplessità più volte sollevati si sono di fatto avverati.
 
Siamo stati informati che circa alle 19,25 un frequentatore dello scalo di circa una 50ina d’anni era stato colto da arresto cardiocircolatorio improvviso verosimilmente conseguente ad infarto cardiaco.
Nella riorganizzazione del PSSA con la rimozione del medico era stato  dichiarato che in caso di emergenze le automediche cittadine del “presidio ospedaliero adiacente” sarebbero intervenute con tempistiche contenute e come prevedibile  di fatto c’è stato un serio problema: le automediche cittadine non erano disponibili.
 
E’ dovuta intervenire l’automedica normalmente a copertura di Bentivoglio che inviata in aeroporto è arrivata dopo quasi 20 minuti dall’arrivo del primo mezzo di soccorso (non dalla chiamata di allarme che quindi risulterà necessariamente  antecedente). Ci viene riferito che il mezzo di soccorso con infermiere in aeroporto sia giunto alle 19.27 , ed il medico alle 19.4 : ben 18 minuti dopo ! Se l’équipe avesse previsto il medico dell’emergenza, 18 minuti in meno per avere la capacità di far fronte a tutte le manovre rianimatorie complete ed avanzate. E’ questo il vantaggio ottenuto dalla rimozione del medico in aeroporto?
 
Riteniamo che questo evento sia un campanello d’allarme importante per un aeroporto strategico a livello europeo con transiti di 7 milioni di persone, unico che abbia scelto di rimuovere la presenza medica in loco nonostante le diverse previsioni indicate dalle Linee Guida ENAC pubblicate lo scorso Ottobre.
 
In questo caso ci viene riferito che il paziente abbia riacquistato un ritmo cardiaco dopo 5 scariche di defibrillatore e sia stato successivamente intubato e ospedalizzato all’arrivo del Medico che ha preso in carico il paziente circa 20 minuti dopo l’inizio dei soccorsi.
 
Si dimostra con questo evento:
· Come non sia possibile legare la disponibilità medica in un PSSA Aeroportuale con 7 milioni di transiti alla eventuale disponibilità delle automediche Bolognesi, solo 2 e con volumi di attività tali che già di per loro potrebbero giustificare l’insediamento di un terzo mezzo, indipendentemente dagli oneri derivanti dal servizio di PSSA Aeroportuale.
· Se fosse confermato l’aspetto clinico di un paziente che viene defibrillato 5 volte, con questa organizzazione chi ha gestito i farmaci anti aritmici consigliati nelle linee guida di rianimazione avanzata dopo la terza scarica di defibrillatore?
· E’ corretta ed opportuna un’organizzazione che sottragga alla cittadinanza della provincia di Bologna uno dei pochissimi mezzi medicalizzati presenti in territorio per assolvere compiti che le linee guida ENAC assegnano in prima istanza al medico del PSSA che ora è stato rimosso? Per quale motivo i cittadini della provincia di Bologna devono soffrire questa assenza?
· Se è vero che in ogni caso il 118 avrebbe dovuto inviare un mezzo di soccorso in appoggio, questo in assenza di automediche avrebbe potuto operare per il trasporto mentre per la fase diagnostico terapeutico assistenziale e di stabilizzazione avrebbe potuto essere immediatamente disponibile il medico PSSA, che in assenza di automediche libere a Bologna avrebbe anche potuto accompagnare il paziente al vicino ospedale per stato di necessità.
 
Siamo certi che ogni operatore intervenuto abbia fatto il massimo possibile nei limiti delle proprie competenze e dell’organizzazione approntata.
Non si può non di meno sottolineare come vi siano atti propri della professione medica che necessitano di tale figura per essere eseguiti, tra questi, ad esempio, rientra la somministrazione di farmaci così critici come quelli dell’emergenza. Se al posto di un arresto cardiocircolatorio avessimo avuto un paziente che prioritariamente rispetto a massaggio cardiaco e defibrillazione avesse avuto bisogno di una prescrizione farmacologica salvavita quali sarebbero le conseguenze di una simile tempistica?
 
Se le disposizioni prevedono in loco la presenza medica, per quale motivo i passeggeri e chiunque transiti nel sedime aeroportuale deve vedere un’organizzazione che gli garantisce costantemente la sola assistenza infermieristica ed un dilazionato se non ritardato intervento medico?
 
Dott. Francesco Biavati
Presidente Regionale SNAMI Emilia Romagna
 
Dott.ssa Marisa Faraca
Segretario Regionale CISL Medici
 
Dott. Davide Bianchi
ANAAO Assomed Bologna
 
Dott. Salvatore Lumia
Segretario Provinciale CIMO Bologna
 
Daniela Gallamini
CISL Funzione Pubblica Bologna

22 febbraio 2015
© Riproduzione riservata

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