Riforma Titolo V. Un rullo compressore che “asfalta” il Ssn?
di Alessandro Vergallo
07 APR -
Gentile Direttore,
l’agognata attesa di una riforma del Titolo V della nostra Costituzione è stata “premiata” da un Ddl di riforma costituzionale partorito dal Governo Renzi (Testo approvato dal Consiglio dei Ministri del 31 marzo 2014) che, nello specifico di quanto attiene ai Servizi Sanitari, lascia piuttosto perplessi. Ad una prima lettura, l’interpretazione di tale riforma risulta quantomeno controversa, e i dubbi sui reali programmi di questo Governo per la Sanità non vengono certo dissolti.
Di seguito, le novità di particolare rilievo.
"Spetta alle Regioni la potestà legislativa in riferimento ad ogni materia o funzione non espressamente riservata alla legislazione esclusiva dello Stato, con particolare riferimento … all’organizzazione in ambito regionale … dei servizi sociali e sanitari … nonché all’istruzione e formazione professionale", fatte salve le neointrodotte “norme generali per la tutela della salute”, di spettanza nazionale.
Tutto si giocherebbe, dunque, su una sorta di “clausola di supremazia” dello Stato sulle Regioni, che consisterebbe nella suddetta possibilità di emanare “norme generali”, nonché di “intervenire in materie o funzioni non riservate alla legislazione esclusiva quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o dell’unità economica della Repubblica o lo renda necessario la realizzazione di programmi o di riforme economico-sociali di interesse nazionale”, ma comunque con la “facoltà dello Stato di delegare alle Regioni l’esercizio di tale potestà (regolamentare, ndr) nelle materie e funzioni di competenza legislativa esclusiva”.
Proviamo a rileggere il testo secondo le
interpretazioni dell’ex Ministro della Salute On. Balduzzi, che afferma: “Con la riforma Renzi si rafforza il ruolo dello Stato”. Ebbene, tali interpretazioni sembrerebbero confortanti, peccato che non dicano nulla su molti e precisi quesiti di scottante attualità e rilevanza, ai quali da questa riforma ci si attendeva una risposta chiara. Per esempio:
- la supremazia ordinamentale dei contratti collettivi nazionali di lavoro, in progressivo abbandono a favore di trattative regionali e addirittura decentrate ormai fuori controllo, sarà recuperata o no?
- gli articolati contrattuali e le normative di legge nazionali, nonché le disposizioni europee, p. es. in tema di turni ed orari di lavoro ma non solo, saranno finalmente rispettati o no?
- l’organizzazione del lavoro e la formazione di competenza regionale smetteranno di sconfinare, delegittimandoli, negli ambiti dei titoli di studio abilitanti all’esercizio professionale, che la legislazione nazionale conferisce e richiede obbligatoriamente per esercitare tutte le professioni sanitarie, mediche e non mediche, o no?
- i ruoli e le responsabilità di coloro i quali esercitano tali professioni saranno finalmente resi uniformi su tutto il Paese, nel pieno rispetto delle specifiche e rispettive competenze e funzioni, a norma di legge nazionale, o no?
- la formazione di medici laureati e poi specialisti sarà finalmente programmata coerentemente con le esigenze del Ssn o no?
- le assunzioni di personale medico smetteranno di essere rimesse a contratti atipici (p. es. contratti “ambulatoriali” Sumai applicati a Medici Anestesisti Rianimatori che effettuano invece “regolari” turni di lavoro in sala operatoria e in terapia intensiva) o no?
- le dotazioni strutturali degli enti erogatori di servizi sanitari risponderanno finalmente a requisiti minimi di qualità e di sicurezza, definiti a livello nazionale, o no?
- in tutti i suddetti ambiti, la riforma costituzionale di cui al Ddl in questione obbliga lo Stato ad intervenire fattivamente per “la tutela dell’unità giuridica delle Repubblica” o no?
- si vuol mantenere un ruolo per il Ministero della Salute, che non sia soltanto di facciata, o di parafulmine per altre Istituzioni, o Agenzie, o Concessionarie, o Succursali di varia gestione e competenza sanitaria, o ridotto a questuante al cospetto del Mef, o no?
In mancanza di risposte inequivocabilmente affermative agli interrogativi suddetti, e a molti altri analoghi, il timore che si ricava dalla nuova stesura dell’art. 117 è che con essa si favorisca in modo netto il decentramento regionale del Servizio sanitario nazionale. In tal caso, ogni rassicurazione sul rafforzamento del ruolo dello Stato in Sanità altro non sarebbe che un’affabulazione ossimorica, così come la “clausola di supremazia” altro non rappresenterebbe che un’operazione cosmetica tanto ampia quanto generica e, più francamente, paradossale e inconsistente. Sempre in tal caso, il testo apparirebbe chiarissimo e devastante: le Regioni potranno legiferare in modo esclusivo, e non più concorrente, non solo sull’organizzazione dei Servizi, ma addirittura sulla formazione professionale degli Operatori Sanitari.
Sui metodi e sui fini di una siffatta sterzata regionalista, se tale fosse, non varrebbe la pena di soffermarsi, dato che ne sarebbero evidenti tutte le motivazioni, tanto quelle dirette, quanto quelle trasversali, le stesse di una devolution più volte tentata nel passato e finora realizzata “soltanto” alternando sapientemente aperte tolleranze e/o incoraggiamenti sommersi nazionali al fai-da-te regionale e aziendale, con tutti i brillanti risultati che già conosciamo, per esempio in tema di disorganizzazione del lavoro e di disomogeneità nell’erogazione delle cure.
Sui rischi di una preponderanza dei poteri regionali su quelli nazionali, che invece, sempre in tal caso, sarebbero con ogni probabilità pericoli certi,
si è già espresso in modo chiaro Cavicchi.
Se la riforma renziana del Titolo V fosse dunque effettivamente regionalista, le deregulation del Ssn potranno finalmente essere attuate con piena legittimità costituzionale: terminati i “lavori in corso”, le autonomie regionali potranno finalmente disporre di ampie autostrade invece che di anguste bretelle di raccordo. Vale infatti la pena di ricordare che in Sanità le deregulation regionali sono state sostanzialmente utilizzate, finora, come strumenti di risparmio sul personale, medico in particolare, argomento sul quale, per inciso, resta tutta da interpretare la posizione di Fnomceo in merito a deregulation regionali che mirano sempre meno larvatamente a sostituire il personale medico, nei rispettivi ambiti di attività, ma non altrettanto nelle corrispondenti responsabilità, con personale non medico.
Nel caso di una riforma in senso regionalista, inutile dire che non si possa “star sereni”, dato che in tal modo, se così fosse, il Ssn sarebbe “asfaltato” con un “rullo compressore”, e ridotto ad alveo di un manto stradale a ventuno corsie, quelle di altrettanti Sistemi Sanitari Regionali a pedaggio differenziato, e con servizi autonomamente erogati di conseguenza.
Esattamente il contrario di quanto più volte, negli ultimi tempi, sollecitato dalle Organizzazioni Sindacali Mediche, più volte accusate di essere colpevoli di ostacolare le spinte al decentramento organizzativo, ampiamente propagandato da altre categorie.
Ma, sempre se tale fosse il senso della riforma, la desolazione di dover constatare, obtorto collo, che a nulla servono i confronti, se non a perdere tempo, non riuscirebbe a stemperare il fastidio derivante da tentativi di far passare nell’immaginario collettivo interpretazioni di questa riforma contrarie a quelle reali, ad ennesima dimostrazione di una sempre più dilagante quanto stucchevole teatralità dell’assurdo.
La distruzione della sovranità nazionale in Sanità si avvierebbe così ad una definitiva realizzazione, e si profilerebbe ancor più chiaramente il prossimo obiettivo, che ne è al tempo stesso premessa e finalità: ridurre ai minimi termini il ruolo dei Medici, anche attraverso la delegittimazione dei Sindacati che li rappresentano. Il bitume per asfaltarli, a quanto pare, non mancherebbe, e il rullo compressore neppure.
Speriamo, tuttavia, che tutti questi timori siano ingiustificati: per provare che lo siano, per ora basterebbe che in base a questa riforma del Titolo V fosse possibile rispondere “sì” ai quesiti che abbiamo riproposto per l’ennesima volta.
Alessandro Vergallo
Presidente Nazionale Aaroi-Emac
07 aprile 2014
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