Riforma territorio. Per l’infermiere si traduca in nuove competenze e libera professione
di Rocco Vergine
28 FEB -
Gentile Direttore,
la politica può e deve puntare sull'infermiere "sul territorio"; in modo da sviluppare le sue competenze mettendole a servizio e al miglioramento della comunità. La riorganizzazione dei servizi sanitari prevista dalle ultime normative punta sul territorio in termini del garantire la salute. Questo rappresenta un processo obbligatorio di trasformazione molto complesso in cui le differenti variabili politico – istituzionale – professionale – sociale del processo assistenziale non dovranno essere di esclusiva valutazione dei soli politici o medici.
Questi dovranno essere in grado di coinvolgere gli infermieri per approfondire, analizzare ed elaborare un progetto politico-istituzionale, sulle esperienze di tutti i protagonisti dell'assistenza.
Per l’infermiere le situazioni da gestire nel territorio saranno sempre più complesse e differenziate, e sempre più spesso con una forte valenza sociale. Lavorare sul territorio significa soprattutto occuparsi dell’assistenza a persone anziane, disabili, malati cronici, vittime di dipendenze.
Negli ultimi anni l’assistenza sul territorio ha acquisito un’importanza crescente ed è destinata ad averne sempre più in futuro: tutti i servizi sanitari sono ormai orientati a considerare l’ospedale il luogo dove si curano le malattie acute e si affrontano le emergenze, mentre tutte le altre situazioni, da quelle meno gravi a quelle croniche, che hanno una componente di disagio sociale possono essere trattate in ambulatorio,in strutture intermedie o meglio ancora a casa del paziente.
L’ambito assistenziale per l’infermiere sarà sempre più il territorio: dalle comunità rurali ai piccoli paesi sperduti, fino alle città, tanto a livello ambulatoriale quanto nei servizi distrettuali.
Attualmente il modello dell'assistenza domiciliare risponde al bisogno di assistenza sul territorio ove l'assistenza che viene prestata direttamente al domicilio del paziente, va a vantaggio della sua qualità di vita e di un minor affollamento negli ospedali.
Mentre il modello delle Residenze Sanitarie risponde ad un bisogno di assistenza in un contesto alberghiero assimilabile al domicilio.
Ovvio è che il Ssn e i Ssr non possono garantire tutto perché il sistema economico non lo permetterebbe, per cui bisogna puntare nelle innovazioni uscendo da modelli ormai superati.
Spostare l'operato degli infermieri in prossimità dei cittadini è una sfida. Che ci impone una valutazione delle risorse che non può non essere seguita dalla presa d’atto delle differenze esistenti nei bisogni delle comunità; delle fasce differenti della popolazione, e in particolare in relazione alle differenti capacità di affrontarle sul piano delle risorse materiali (determinanti sociali della salute) e su quello individuale e familiare (empowerment e coping).
Un quadro che impone il coinvolgimento professionale degli Infermieri nelle decisioni della politica. Le sole normative non sono esaustive per programmare le attività sul territorio ma ci vorrà' sinergia tra Aziende sanitarie locali, politica e professionisti.
Alcune normative regionali stanno cercando di realizzare un modello di assistenza sul territorio realizzando le Case della Salute ma la percezione che l' ospedale sia l'unico luogo di cura è ancora forte sia tra i cittadini che tra noi sanitari.
In tutto questo dovrà essere il nostro collegio Ipasvi ad affermare il ruolo nel territorio degli Infermieri negli ambiti provinciali. L'infermiere dovrà implementare nella pratica quotidiana la rilevazione di marcatori sociali oltre ai bisogni di assistenza e solo così potremo puntare sullo sviluppo di un ruolo caratterizzato dall’advocacy, dalla competenza e dall'iniziativa del fare infermieristico in tutti i livelli comunitari non più con una sanità d'attesa ma verso un ruolo pro attivo.
L' appello personale ai colleghi per le nuove sfide che ci aspettano è quello di puntare i propri sforzi sul proporsi al prossimo rinnovo del consiglio provinciale Ipasvi con colleghi che abbiano voglia e competenze per spendersi nel rilanciare il ruolo dell'infermiere sul territorio.
Mentre l'appello a tutte le organizzazioni sindacali è quello di dare inizio a una nuova era dove i contratti di settore aprano le porte del futuro alle professioni sanitarie non mediche per lo sviluppo delle nuove competenze e la libera professione del pubblico impiego. Solo cosi i cittadini potranno avere tutte quelle prestazioni assistenziali non previste dai Lea da professionisti selezionati,formati, competenti e con tutti i criteri qualitativi degli standard della sanità pubblica.
Rocco Vergine
Infermiere di Modena
28 febbraio 2014
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