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Rapporto Ceis. Partire dai bisogni delle persone, non dal limite economico

di Mauro Carboni

14 OTT - Gentile Direttore,
in qualità di rappresentate di un’ organizzazione professionale infermieristica desidero intervenire circa i contenuti del Rapporto CEIS - CREA Sanità (2013), in tema di personale infermieristico.
La mia intenzione è quella di evidenziare la debolezza dei contenuti del succitato Rapporto rilanciando invece sul tema della continua e grave carenza del personale infermieristico nelle aziende sanitarie pubbliche a causa del blocco del turnover e vincoli finanziari.

Continuare a fare calcoli sul fabbisogno del personale infermieristico facendo riferimento al numero dei posti letto è quantomeno anacronistico. Negli ospedali gli infermieri non assistono solo i pazienti nel posto letto, ma anche in altre attività. Tanto per rimanere sul piano dei numeri, un ospedale pubblico con meno di 400 posti letto totali, può superare tranquillamente il milione di prestazioni ambulatoriali (più o meno complesse) ogni hanno, ad esempio. Gli autori del Rapporto Ceis chi pensano eroghi queste prestazioni?

Il Servizio Sanitario Pubblico oggi deve tenere conto delle numerose attività che l'infermiere del Ssn svolge anche sul Territorio, quale parte integrante delle Asl, unitamente agli Ospedali di presidio. Mi riferisco in particolare alle Case della salute, al Domicilio, agli Ambulatori infermieristici o multidisciplinari, ecc.; quindi l’indicatore “posti letto”per la determinazione del fabbisogno del personale infermieristico è completamente insufficiente oltre che inadeguato.

Da anni si sta cercando di ampliare l’offerta assistenziale, anche integrando i servizi sanitari con quelli sociali, ed ora gli economisti ci ripropongono la formula originaria dell’idea di sanità pubblica:“l’ospedale al centro del panorama sanitario” e al centro dell’Ospedale il “posto letto”. Oltre ad essere un’idea antiquata è anche antieconomica e questo loro dovrebbero saperlo!
Non dimentichiamoci poi, che la “persona assistita”, al giorno d’oggi, rifiuta (giustamente) di essere definita “paziente”. Figuriamoci considerala un “posto letto”!
Il letto è solo uno strumento, un oggetto che, per quanto tecnologicamente dotato, è assai lontano dalla complessità umana e da quella assistenziale che ne deriva.

Altra cosa che non si evidenzia dal Rapporto Ceis è che “i posti letto” non sono tutti uguali. Questo non solo perché esistono, ad esempio, quelli delle Unità di Assistenza intensiva, oltre a quelli di degenza medica e/o chirurgica, ma anche perché molti Ospedali sono dotati di Pronto Soccorso, sede frequente dei c.d. “letti tecnici” non conteggiati nella dotazione posti letto dell’ospedale. Per essere più chiaro i letti tecnici sono quelle 40-50 barelle che ogni pronto soccorso deve allestire per fronteggiare il continuo taglio dei posti letto in assenza di una riorganizzazione territoriale.

Il problema invece è nella necessità di riorganizzare le strutture sanitarie pubbliche e di rendere più appropriati i ricoveri e le prestazioni; di creare dei percorsi di cura e di assistenza; di applicare dei modelli organizzativi adeguati all'evoluzione della figura infermieristica e che tengano conto della necessità di inserimento nell’organizzazione del lavoro, e quindi negli organici, di figure di supporto alle attività infermieristiche, come gli Operatori Socio Sanitari.

Oggi gli infermieri si prendo carico dei pazienti in un contesto professionale caratterizzato dall’autonomia e da responsabilità proprie; lo fanno a prescindere dalla presenza o assenza della figura del medico; sono sempre più formati e qualificati e svolgono funzioni assistenziali sempre più avanzate, difficilmente riconducibili ad attività a cronometro o a numeri nudi e crudi. Far fronte alle richieste degli assistiti e dei loro famigliari comporta un impegno intellettuale specifico e competente a carico dell'infermiere, che non può essere tradotto in termini di tempo preconfezionati.

Affrontare il problema del fabbisogno di personale nelle strutture sanitarie pubbliche significa partire dai bisogni delle persone assistite e non dal limite economico.
L’approccio utilizzato nel rapporto Ceis concettualmente è fallimentare perché tralascia tutti i problemi economici conseguenti alle deficienze organiche, soprattutto infermieristiche, che si stanno abbattendo sul sistema sanitario pubblico. Parlo della diminuzione della sicurezza dei pazienti e della qualità delle prestazioni; faccio riferimento agli eventi avversi, ai danni psicofisici da lavoro che si stanno manifestando sempre di più sul personale infermieristico, al contenzioso e ad altre cose del genere che affondano le loro radici su approcci economici irrealistici e assolutamente semplicistici.

Affidarsi al mero calcolo aritmetico (tra l'altro selezionando indicatori, regioni ed aziende in modo statisticamente considerato "arbitrario") ha veramente poco significato.
Il pericolo rappresentato dal contenuto del rapporto in questione è quello di potersi trasformare in uno strumento scientifico con cui un politico, con poche conoscenze sul mondo sanitario, può determinare un ulteriore deterioramento degli organici aggravando la già precaria situazione del sistema.
Dobbiamo ricordare che la spesa sanitaria pubblica italiana è la più bassa di Europa.


Mauro Carboni

14 ottobre 2013
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