Sicurezza del lavoro. Quelle morti “dimenticate”
di Domenico Della Porta
29 APR -
Gentile Direttore,
è passata quasi inosservata quest’anno la Giornata Mondiale per la salute e sicurezza sul lavoro che si è celebrata domenica scorsa. Eppure, secondo le stime dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) ogni anno sono 2,34 milioni le persone che perdono la vita a causa di incidenti e malattie professionali.
Di queste, circa 2,02 milioni perde la vita a causa di malattie professionali di varia natura. Dei 6300 decessi che ogni giorno si verificano per ragioni di natura professionale, 5500 sono causati da svariate malattie professionali. L’ILO stima inoltre che ogni anno siano 160 milioni i casi di malattie professionali non letali.
L'aumento di nuove forme di malattie professionali, evidenzia l'Organizzazione internazionale del lavoro nel suo rapporto, induce ad una più attenta riflessione sulla natura dei nuovi rischi che emergono nel mondo del lavoro a seguito dei cambiamenti tecnologici, sociali ed organizzativi determinati dal rapido diffondersi della globalizzazione.
In tale contesto, seppure il miglioramento dei livelli di sicurezza, il progresso tecnologico e adeguate normative abbiano contribuito alla diminuzione di alcuni rischi, continua ad essere inaccettabile l'impatto che le malattie professionali hanno sulla salute dei lavoratori.
In tale direzione è necessario promuovere misure che diano priorità assoluta ad azioni di miglioramento dei programmi nazionali di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro attraverso il riconoscimento, la prevenzione e la cura non soltanto degli infortuni ma anche delle malattie professionali, alla cui prevenzione è stata dedicata, appunto, la giornata 2013.
Il nuovo Governo dovrà guardare con particolare attenzione a questa delicata questione, senza attendere episodi di cronaca che raccontano ulteriori “morti bianche”.
Basta leggere le conclusioni cui è arrivata la
Commissione di Inchiesta parlamentare sulle cause degli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, che ha chiuso i lavoro qualche mese prima delle ultime elezioni elettorali, per rendersi conto delle criticità del fenomeno. La normativa in materia, evidenzia la relazione finale, registra purtroppo ancora alcune lacune, nonostante, diciamo noi, ci troviamo a circa 5 anni dalla promulgazione del famoso testo unico 81 del 2008.
Mancano alcuni provvedimenti di particolare importanza, la cui adozione serve proprio ad avere le idee chiare su quali siano i settori produttivi in cui si manifestano maggiormente proprio le malattie professionali.
E’ essenziale avviare il Sistema Informativo Nazionale per la Prevenzione nei luoghi di lavoro (SINP), previsto, tra l’altro, dalla medesima normativa vigente. Si tratta della banca dati che dovrà riunire tutte le informazioni inerenti gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, le attività di prevenzione e quelle di vigilanza, svolte dai vari enti competenti, per avere un quadro chiaro e definito di ciò che accade nel nostro Paese a livello dei settori lavorativi e delle aree geografiche.
Purtroppo dal parere favorevole espresso dalla Conferenza Stato-Regioni sulla istituzione del SINP del 21 dicembre 2011 sono trascorsi quasi due anni ed è ancora tutto fermo. C’è stato perfino il prescritto parere del Consiglio di Stato, ma, al momento, il Ministero del Lavoro ancora non ha emanato l’atteso Decreto Interministeriale.
Domenico Della Porta
29 aprile 2013
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