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Rimborso specializzazione medica. Perché lo Stato non paga?

di Daniele Romano

25 FEB - Gentile direttore,
perché oltre centomila medici debbono ricorrere all’avvocato, quando il diritto di rimborso per gli anni di specializzazione a partire dal periodo 1982-1991, è stato sancito dalla normativa europea e lo Stato italiano obbligato ad  osservarlo? Il diritto non è prescritto (vedi recente sentenza della Cassazione) nonostante le assenze governative in materia. La magistratura ha univocamente condannato lo Stato al risarcimento sempre più celere dei medici ricorrenti (gli ultimi due milioni e cinquecentomila sono stati incassati con la sentenza di giugno del Tribunale di Venezia). Parliamo dei diritti già corrisposti negli altri Paesi europei e ignorati in Italia, nonostante i disegni di legge che non diventano mai legge.

E poi cosa prevedono i disegni di legge? Che vengano rimborsati solo i medici che hanno fatto azione giudiziale con l’avvocato. Il fatto grave è che sia il governo che chi dovrebbe tutelare i medici, considera due categorie, una di serie A e una di serie B.

Il medico di serie A, alla faccia della Costituzione, è quello che ha pagato anticipi per l’azione giudiziale e attende l’esito della magistratura. Il medico di serie B è la maggior parte, circa centoventimila medici pur avendo diritto non hanno fatto ricorso e scopriamo che non sono nemmeno informati dei loro diritti. Molti pensano che non hanno diritto, che sono scaduti i termini, molti nemmeno lo sanno che hanno diritto ad un rimborso medio di centomila euro.

Non ci sono i soldi. Questa è stata la risposta dell’ex governo e anche di alcuni paladini fautori della logica del chi c’è c’è, chi ha fatto azione giudiziale verrà forse rimborsato. La stragrande maggioranza di serie B a bocca asciutta. Che cosa spinge a questo comportamento antisindacale, antidemocratico e anticostituzionale? A non generare anticorpi sani per la difesa di un diritto che vale diversi rinnovi contrattuali?  I soldi ci sono e se non bastassero potrebbero essere integrati da bonus fiscali equivalenti. Cioè se non restituite il dovuto ai medici almeno evitate di mettere le mani in tasca con prelievi fiscali, per pari importo. Salviamo la faccia e la Costituzione.

Possibile che nessuno ha mai portato avanti una soluzione semplice democratica e sindacalmente doverosa, come quella indicata?
Nessuno si ribella perché c’è la convinzione diffusa che a Palazzo i diritti sono solo demagogia elettorale e ognuno pensa per sé, facendo accordi solo di convenienza personale.

Siamo arrivati al paradosso che in Italia, i cittadini medici e non, dovranno ricorrere all’avvocato Costituzionalista di quartiere, perché nessuno ricorda la Carta Costituzionale. Anzi è un intralcio da cambiare.
 
Daniele Romano
Giornalista e Sociologo

25 febbraio 2013
© Riproduzione riservata

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