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Il Ministero della Salute sulle liste di attesa fa male a mostrare i muscoli che non ha

di Claudio Maria Maffei

12 NOV -

Gentile direttore,
Leggo su Qs di ieri che il Ministero della Salute andrebbe a sostituirsi alle Regioni in caso di loro ritardi e inadempienze sul tema del contrasto alle liste di attesa. La sostituzione avverrebbe ad opera dell’Organismo di Verifica e Controllo sull’assistenza sanitaria di recente istituito con la Legge 107 del 29 luglio scorso. Vi è un duplice motivo per ritenere sbagliata questa misura prevista in un Decreto in corso di approvazione. Il primo riguarda questo approccio “muscolare” del Governo nei confronti delle liste di attesa, coerente con l’analogo approccio che il Governo adotta nei confronti di molti altri problemi. Peccato che l’approccio muscolare funzioni molto raramente e che certo non funziona nel governo delle liste di attesa, un problema che sta all’incrocio delle tante questioni irrisolte che affliggono il Servizio Sanitario Nazionale (Ssn), dalla carenza di personale, al mancato riordino delle reti ospedaliere fino ai ritardi nel Fascicolo Sanitario Elettronico e molte altre criticità ancora.


Questo tentativo di ridurre un sintomo, le liste di attesa, senza occuparsi della malattia, la crisi del Ssn, è a sua volta un sintomo di un’altra patologia: la grave carenza di cultura di sanità pubblica a livello centrale. E qui entra in gioco il secondo motivo che fa ritenere sbagliata questa ansia di sostituzione delle Regioni da parte del Ministero della Salute e cioè la sua inadeguatezza rispetto ai suoi compiti istituzionali di indirizzo e verifica che lo rende poco credibile nel ruolo di super-Regione quale sembra voler aspirare. Credo che due esempi lo possano dimostrare, esempi scelti per la loro rilevanza e significatività in tema di capacità del Ministero di assolvere al proprio ruolo nei confronti delle Regioni: il monitoraggio dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e la revisione e applicazione del DM 70 con la collegata valutazione e verifica dei programmi di edilizia ospedaliera.

Il monitoraggio della erogazione dei LEA da parte delle Regioni è certamente uno dei compiti più significativi del Ministero della Salute, che infatti gli dedica una area del suo sito. Il monitoraggio viene fatto con un sistema di indicatori totalmente inadeguato, quello del Nuovo Sistema di Garanzia (NSG), tanto usato per documentare il divario tra Nord e Sud del Paese, quanto inadeguato a evidenziare le vere falle nella erogazione dei LEA. A solo titolo di esempio nel 2022, ultimo anno per cui sono disponibili i dati, tutte le Regioni e Province Autonome tranne la Valle d’Aosta hanno preso la sufficienza nell’area della assistenza ospedaliera, quando tutti i sistemi di analisi più di dettaglio dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas) evidenzia grosse criticità sia che si tratti di Reti Oncologiche che di liste di attesa di area chirurgico/interventistica. Se si passa ai LEA territoriali, Fabrizio Starace ha più volte evidenziato, l’ultima volta in questo intervento, come il monitoraggio della assistenza nell’area della salute mentale fatto con il NSG sia totalmente inadeguato. Il monitoraggio dei LEA viene fatto dal Ministero anche attraverso la cosiddetta verifica degli adempimenti con il questionario LEA di cui è disponibile come ultimo dato quello del 2020 (così si legge nella pagina del sito del Ministero dedicata a tale verifica aggiornata al 30 ottobre 2024). Sintesi: il monitoraggio dei LEA, funzione specifica e rilevante del Ministero della Salute nei confronti delle Regioni è poco sensibile, poco specifico e tardivo.

La mancata revisione e applicazione del DM 70 e la collegata inadeguatezza della verifica dei programmi di edilizia ospedaliera sono un altro sintomo della debolezza del Ministero della Salute. Non si contano (e me ne scuso) gli interventi che ho fatto su Qs (grazie Direttore!) per richiamare l’attenzione sul fatto che la mancata razionalizzazione della rete ospedaliera attraverso l’applicazione del DM 70 del 2015 è uno dei mali di fondo del Ssn ed è specifica responsabilità del Ministero non averla monitorata e imposta.

La legittima preoccupazione che in attesa del potenziamento dei servizi territoriali la carenza di posti letto di area medica avrebbe potuto accentuare la crisi dei Pronto Soccorso ha impedito di procedere alla non solo possibile, ma doverosa, razionalizzazione della distribuzione delle attività chirurgiche e della rete dei Dipartimenti di Emergenza e Accettazione (DEA). Ci si trova così a confrontarsi coi dati 2023 del Programma Nazionale Esiti (PNE) che documentano una dispersione dei volumi di attività della chirurgia oncologica con una maggioranza degli ospedali con volumi di produzione sotto soglia e a confrontarsi con una grande quantità di DEA che ha bisogno dei medici delle cooperative spesso non specialisti.

Nella incapacità di far applicare il DM 70 si è preferito far finta di volerlo adeguare attraverso un Tavolo Ministeriale che avrebbe dovuto procedere alla contestuale ulteriore definizione del DM 77. Il Tavolo, pletorico, mal costruito e mal gestito ha compiuto a luglio il suo primo compleanno e non ha ancora prodotto nulla e se mai lo farà, lo farà tardi e inevitabilmente male. Purtroppo la mancata verifica della applicazione del DM 70 rischia di tradursi nelle Regioni in costosi programmi di edilizia ospedaliera come quello delle Marche costruiti su una rete ospedaliera frammentata incoerente col DM 70 e ad altissimo assorbimento di risorse che non ci sono.

Nelle Marche questo “vuoto” nei controlli centrali rischia di tradursi in una bolla edilizia i cui effetti si prolungheranno per decenni sommandosi a quella generata dalle strutture previste dal PNRR e finanziate dai fondi europei, la cui verifica è pure carente visto che nelle Marche le risorse europee finiranno in sale operatorie per attività di chirurgia complessa in un ospedale di area disagiata. Del resto, i due problemi si toccano e si sommano: dove la rete ospedaliera crescerà dispersa, quella dei servizi territoriali previsti dal PNRR crescerà vuota. Non far applicare il DM 70 vuol dire di fatto non far applicare il DM 77. Ma è così complicato da capire?

Torniamo al potere sostitutivo del Ministero della Salute nei confronti delle Regioni inadempienti sulle liste di attesa. Per orientare e controllare i comportamenti e i risultati delle Regioni il Ministero si è dotato nel tempo di strumenti che non è riuscito a utilizzare in modo efficace pur su temi di fondamentale importanza. E adesso vuole sostituirsi alle Regioni nella missione impossibile di governare le liste di attesa senza riuscire a governare quello che già gli compete?

Claudio Maria Maffei



12 novembre 2024
© Riproduzione riservata

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