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Niente quattrini per la sanità, perché preoccuparsi?

di Pietro Cavalli

25 OTT -

Gentile Direttore,
niente quattrini per la Sanità: c’è da preoccuparsi? No, per nulla. Si tratta infatti di una scelta nell’interesse dei cittadini, specie dei meno abbienti. Scorrendo infatti i dati dell’Istituto Superiore di Sanità relativi al 2023 e riguardanti la rinuncia ai servizi sanitari (visite mediche, esami diagnostici, presa in carico da parte del SSN) da parte di molti cittadini italiani, si scopre che tale rinuncia è dovuta principalmente alle lunghe liste d’attesa, ma anche alle difficoltà logistiche, agli orari impossibili, al costo elevato delle prestazioni. Nello specifico la rinuncia alle prestazioni sanitarie ha riguardato il 23% degli individui al di sopra dei 65 anni. Vale a dire che poco meno di un quarto degli “anziani” non è andato dal medico, non ha fatto esami, ha rinunciato alle terapie.

Se i dati sono questi ci sarebbe da rabbrividire, anche perché rinunciare alle cure e all’assistenza espone a gravissimi rischi per la salute. O no? Andiamo a vedere i dati ISTAT relativi alla mortalità degli anziani nel 2023: se è vero che quasi un quarto degli anziani in Italia non ha accesso alle cure, ci si aspetterebbe una mortalità più elevata nelle classi di età superiori a 65 anni. Invece, confrontando la mortalità del 2023 con quella periodo pre-pandemico 2015-2019, il tasso di mortalità standardizzato è risultato inferiore a quello di prima della pandemia. Una riduzione di mortalità che si osserva anche nella popolazione anziana: meno morti tra 60-69 anni; meno morti tra 70-79 anni; meno morti tra 80-89 anni; meno morti oltre i 90 anni.

Quindi, se abbiamo capito bene, la rinuncia alle cure non sembra correlare, almeno nell’immediato, con un aumento della mortalità, anzi. Un’ipotesi sulla quale l’attuale Governo sta lavorando e che, se confermata, contribuirà a ridurre ulteriormente gli stanziamenti per la Sanità pubblica sulla base dell’ipotesi che “meno medici, si sta meglio”. D’altra parte è anche da sottolineare con soddisfazione una politica sanitaria finalmente basata sull’evidenza scientifica, magari su di un vecchio articolo del BMJ, che rilevava la costante riduzione della mortalità durante gli scioperi dei medici. (https://doi.org/10.1136/bmj.320.7249.1561).


Tutti dati che rafforzano l’ipotesi oggi dominante che l’assistenza sanitaria (specie quella pubblica) serva a ben poco, visto che quando le cure mediche non sono assicurate la mortalità si può addirittura ridurre, a patto che non vengano interrotti i servizi di emergenza-urgenza (Rodriquez, QS 7 dicembre 2015). Certamente degna di nota questa visione della Sanità pubblica da parte del Governo attuale (e di molte delle Sanità regionali), cioè la riduzione progressiva delle tutele sanitarie: si tratta finalmente di una scelta basata su solidi dati scientifici.

Se ad esempio volessimo ridurre la mortalità della popolazione anziana e non benestante, il fatto di impedire loro l’accesso al Sistema Sanitario Nazionale non deve essere visto come una punizione, bensì come il tentativo di proteggere al meglio il loro benessere: quando non c’è assistenza medica allora anche gli errori dei medici si riducono per forza. Se negli USA uno studio della Johns Hopkins di Baltimora ha rilevato 371.000 morti ogni anno per errori medici https://doi.org/10.1136/bmjqs-2021-014130, allora non possiamo che congratularci con le attuali scelte di politica sanitaria che di fatto tengono i nostri pazienti il più possibile lontani dal Servizio Sanitario Nazionale.

Troppo difficile migliorarne l’organizzazione, meglio sopprimerlo. Si tratta quindi di scelte politiche intelligenti che hanno lo scopo di proteggere la nostra salute, non di diminuirla. E poi, se proprio dobbiamo ricorrere al medico (qualche volta magari serve davvero) non c’è problema, c’è pur sempre il privato dove però, alla luce delle precedenti considerazioni, invitiamo Governo e Regioni ad approfondire una questione non secondaria: se l’intervento del medico è dannoso, perché pagarlo? In attesa di una risposta, non possiamo che manifestare soddisfazione per una politica sanitaria finalmente basata su di una solida evidenza scientifica, non sulle tradizionali affermazioni da parte di ciarlieri dilettanti.

Pietro Cavalli
Medico



25 ottobre 2024
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