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Se la sinistra non si decide a fare autocritica sulla sanità la catastrofe sarà completa

di Ivan Cavicchi

17 OTT -

Gentile direttore,
forse ricorderete che, poco prima delle vacanze estive, vieppiù preoccupato per la brutta piega che sta prendendo la nostra situazione, proprio dopo la sottoscrizione da parte del governo del patto di stabilità con la Ue mi decisi a pubblicare “Salviamo la sanità. Una riforma necessaria per garantire il diritto di tutti” (Castelvecchi editore 2024). Un libro stringato che più che mai oggi, soprattutto dopo la finanziaria del governo, vorrei tanto che leggeste e credetemi non solo per far contento il mio editore.

Forse ricorderete anche che prima delle vacanze estive, ospitato da questo giornale, lanciai, con un articolo, rivolto sia alla destra che alla sinistra, un “appello alla ragione”, per “salvare il salvabile” cioè per mettere in piedi una “convenzione di punti di vista” intanto per salvare l’art 32 e almeno contenere la privatizzazione della sanità. (QS Salviamo la sanità. Un appello alla destra e alla sinistra. 25 giugno 2024)

Forse ricorderete ancora che prima di andare in vacanza alla fine di luglio inviai al direttore di questo giornale un articolo (Qs 22 luglio 2024) con il quale rimandavo la discussione su come “salvare la sanità” in autunno in occasione della discussione sulla legge di bilancio ma nel quale però mio malgrado prendevo atto, che la mia iniziativa, l’appello alla ragione, era stata accolta con la più scientifica delle indifferenze da tutto lo schieramento dell’opposizione, PD e Cgil in testa ma anche da tutta la sinistra alla sinistra del PD e quindi da tutto lo schieramento sindacale. Praticamente da tutti.

Nessuno evidentemente aveva ragioni per raccoglierlo perché secondo me tutti a partire dal PD e dalla Cgil semplicemente avevano sufficienti ragioni o interessi per ignorarlo. Chi fa finta che non esiste la catastrofe di cui parlo ormai da tempo è perché a costui chiunque esso sia la catastrofe evidentemente gli conviene.

Questa è la verità. Il PD ormai è chiaro che vuole più soldi per la sanità ma perché intende rifinanziare la sua controriforma neoliberale fatta negli anni ‘90 e rispetto alla quale evidentemente non riesce a tornare indietro. La CGIL promuove un referendum contro il Jobs act ma si guarda bene dal contestare il welfare aziendale e quindi gli incentivi fiscali che finiscono nei contratti e men che mai intende ritirare i propri rappresentanti dai consigli di amministrazione dei fondi e delle mutue proprio come era prima della 833.

Ripeto di nuovo, perché vorrei essere capito bene, chi oggi nega la catastrofe e si limita a protestare contro il governo per pochi spiccioli è perché sulla catastrofe ha un mucchio di scheletri nell’armadio. Purtroppo, la sinistra non ha le carte in regola per fare una vera opposizione al governo Meloni e difendere il paradigma della sanità pubblica.

Con pazienza ho atteso in questi mesi, senza mai scrivere una sola riga, che il governo, a proposito di sanità, facesse le sue scelte finanziarie. Anzi tempo, come spero ricorderete, ho scritto quello che però mi aspettavo dalla finanziaria appena approvata (QS 22 aprile 2024) convinto fin dall’inizio che a causa del patto di stabilità essa sarebbe stata ampiamente insufficiente largamente incongrua nei confronti dei pesanti problemi organizzativi e funzionali sul tappeto ma soprattutto che essa non avrebbe in nessun modo contrastato la famosa “catastrofe” di cui ho parlato tante volte (QS 15 maggio 2023) anzi che al contrario l’avrebbe accelerata. O come si dice a Roma l’avrebbe “aiutata per la discesa” (QS 22 aprile 2024).


Ora che ho letto le proposte del governo mi rincresce di dire che temo di non essermi sbagliato. Esse ci dicono chiaramente tre cose:

che la catastrofe come un processo che nel tempo si autorinforza continua a procedere per la sua strada

che nessuno dice meno che mai la sinistra e il sindacato che c’è una catastrofe in atto

che soprattutto nessuno prova seriamente a fermarla cioè a interferire magari mettendo in pista (perché no) una proposta di quarta riforma o un appello alla ragione, o un qualche accordo per salvare il salvabile

Tutti dicono giustamente che i soldi dati alla sanità sono “briciole” le stesse briciole che, in altri tempi, da romano, avevo chiamato su questo giornale “mollichelle” (QS 13 novembre 2017) Ma nulla di più. L’unica differenza tra le mollichelle e le briciole è che le prime erano date da un governo di sinistra (Gentiloni 2017) e le seconde mutatis mutandis da un governo di destra. (Meloni 2024).

E qui torniamo alla tesi della “catastrofe”

Esiste non c’è dubbio una catastrofe sociale in atto che lentamente ma inesorabilmente con i suoi cinici end point punirà milioni e milioni di persone sicuramente tutti i soggetti sociali più deboli, gli anziani, le persone a basso reddito, il sud, ma verso la quale tutti fanno orecchio da mercante cioè tutti partiti e sindacati tirano dritti per la loro strada lamentandosi ripeto solo delle “briciole”, quando il problema è lo sgretolamento di un paradigma di universalità di giustizia di eguaglianza. Questa catastrofe non è quindi come pensano i critici che oggi criticano la legge di bilancio solo un problema di finanziamento, ma è un vero e proprio tradimento politico fatto da chi non avrebbe dovuto tradire i propri ideali che ci porta dritti dritti ad un cambio di sistema. Non si tratta sia chiaro di sostituire un sistema di welfare con un sistema privato. Secondo me il privato non vuole, come si tende a credere, sostituire il pubblico ma lo vuole ridurre nel suo ruolo cioè usarlo come un serbatoio sociale in cui mandare i nuovi poveracci cioè quelli che non possono fare in alcun modo una assicurazione privata. Cioè una specie di serbatoio pubblico per gli scarti sociali. Oggi secondo me è innegabile che la sanità pubblica sia diventata semplicemente un ammortizzatore finanziario per il mercato. È il mercato che ormai detta le regole sia quelle che decidono gli incentivi fiscali a suo favore da mettere a carico dello Stato sia quelle che decidono la reddittività della sanità privata. Non si dimentichi che addirittura con Speranza ministro della salute quindi governo Conte 2 con la scusa della semplificazione il settore sanitario privato ha beneficiato di una riduzione dell’Iva dal 22% al 10% (decreto n°73) (QS 4 luglio 2022).

Oggi la Schlein ha proposto senza successo di trasferire alla sanità 4,3 miliardi della manovra per la riforma Irpef ma senza togliere un solo centesimo alla notevole batteria di incentivi grazie alla quale si sta privatizzando il sistema. Cioè di fatto ha proposto mutatis mutandis di rifinanziare la privatizzazione della sanità messa in campo dalla Bindi nel 1999.

Questa è la catastrofe. Si tratta di una catastrofe perfetta perché in realtà essa non ha oppositori reali. La sinistra e il sindacato insieme al governo hanno rotto il tabù della sanità pubblica e hanno saltato il fosso che da quello che vedo non riescono in nessun modo a tornare indietro. Quindi la catastrofe vera è un cambio di paradigma: dai diritti siano passati agli interessi, dall’uguaglianza siamo passati alle differenze, dalla giustizia siamo passati all’ingiustizia, dal welfarismo sono passati al neoliberismo.

L’altro giorno il nostro amato presidente della Repubblica al forum “welfare Italia 2024” ha lanciato un monito che mi ha colpito molto. “Il Welfare moderno, oltre a essere protezione, sicurezza e diritto, è sempre più” ha detto il presidente “una componente rilevante dell'identità di un Paese e del patrimonio di valori di coesione, di solidarietà, di cultura che caratterizza il Continente”.

Ecco la catastrofe è che in sanità questo welfare a base della nostra identità nazionale ormai non c’è più e nessuno dell’opposizione intende fare una vera battaglia per difenderla.

Convinto di ciò ripropongo quindi con forza il discorso di “Salviamo la sanità. Una riforma necessaria per garantire il diritto di tutti” e ripropongo con più convinzione di prima la necessità di un “appello alla ragione” per salvare il salvabile.

Se la sinistra non si decide a fare autocritica la catastrofe sarà completa.

Ivan Cavicchi



17 ottobre 2024
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