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24 NOVEMBRE 2024
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La prescrizione infermieristica e il coraggio di andare oltre

di Saverio Proia

15 OTT -

Gentile direttore,
leggo dai media che i Ministeri della Salute e dell’Università, dopo un lungo confronto con la FNOPI, intenderebbero varare delle specifiche lauree specialistiche ad indirizzo clinico: la notizia così detta non può che riscontrare un iniziale giudizio positivo.
Sono anni che perseguito questo obiettivo contribuendo a scrivere disegni di legge e emendamenti anche su questa materia, presentati ma respinti da ogni governo, pure l’attuale, in ogni conversione in legge di vari decreti-legge…cioè in ogni dove fosse possibile.

Però non si ha conoscenza, sinora, degli ordinamenti didattici di tali lauree specialistiche come, tantomeno, quali saranno le competenze di questi laureati specialistiche; se, come dovrebbe essere, le competenze dovrebbero essere specialistiche e più complesse quindi diverse da quelle del profilo di base cioè dal laureato triennale nonché la laurea specialistica diventerebbe abilitante a svolgere dette competenze, è evidente che il primo problema che si porrebbe è quello che nell’ordine degli infermieri, come avviene negli altri ordini professionali, potrebbero essere costituiti due distinti albi quello A dei laureati specialistiche e quello B, con tutti i problemi che ciò potrebbe comportare e che comunque potrebbero essere gestiti senza grandi problemi, evitando di dar vita a infermieri di serie A cioè i laureati specialistiche e infermieri di serie B, cioè tutto il resto della categoria che, sicuramente sarà la stragrande maggioranza, a meno che si attivino corsi di laurea specialistica in ogni dove non più a numero chiuso.

Quale spendibilità sindacale?

Si aprirebbe, una volta attivati questi corsi di laurea specialistica e abilitati i primi dottori specialistiche, la questione la sua spendibilità contrattuale, fermo restando che fino a che il comparto del personale del SSN è nella logica del pubblico impego e non diventi una categoria speciale come è giusto che sia, nella categoria D l’accesso previsto è sia la laurea che la laurea specialistica, ma non credo che sia questo l’obiettivo, forse potrebbe essere quello di avere un incarico di infermiere specialista, già previsto dal CCNL, il più pesante economicamente, oppure di accedere alla categoria apicale del CCNL o direttamente all’incarico di dirigente sanitario, integrando così la attuale normativa concorsuale?

È evidente che questo ricadrebbe più nelle competenze della contrattazione collettiva che nel confronto FNOPI/Ministeri, almeno fino a che non si cambi la legge 3/18 che esclude categoricamente che gli Ordini sanitari possano invadere il campo negoziale tra sindacati e controparte pubblica o privata e quindi ad oggi non è dato sapere la sua reale spendibilità contrattuale, salvo ipotesi, tutte da verificare.

A proposito, l’introduzione di nuove lauree specialistiche ha effetti anche nell’organizzazione del lavoro in sanità e della conseguente declaratoria di competenze e di inquadramenti; non ci è dato di sapere se si è avuta la buona educazione istituzionale di informare, coinvolgere, concertare e condividere questa importante innovazione con le organizzazioni sindacali del comparto sanità, comprese quelle della dirigenza sanitaria, che, tra l’altro sono legittimate nella rappresentatività dal suffragio universale del voto nelle RSU a larghissima maggioranza al contrario degli ordini legittimati dalla legge e votati da una piccola e talora piccolissima minoranza dei loro iscritti.

Il mitico comma 566 e la concertazione tra le professioni
Leggo con estremo piacere che la FNOMCeO nel suo comunicato stampa sull’accaduto, ha giustamente protestato per la mancata applicazione, nella sostanza e nella forma del disposto legislativo del mitico comma 566, ostacolato da parte delle rappresentanze mediche, per la quale norma l’introduzione di nuove, diverse competenze avanzate e specialistiche debbano essere oggetto di concertazione tra le rappresentanze delle professioni interessate, nel caso specifico dei medici e degli infermieri…è difficile dargli torto essendo stato tra i promotori di questa stupenda norma….tanto combattuta da chi di spada ferisce, di spada perisce…

Al contrario, invece, ritengo fermamente che allorché verranno, se verranno, delineate le competenze di questi nuovi laureati specialistiche, esse debbano avere la massima comprensione, condivisione e concertazione possibile tra le professioni interessate, cioè medici ed infermieri, anche per il rilievo e la discontinuità che questo intervento nell’organizzazione del lavoro sanitario comporterà.

Sulla prescrizione infermieristica, peraltro così declinata minimale dalle affermazioni apparse sui media, non posso che essere d’accordo essendo una omologazione. al ribasso, salvo smentite successive, di modelli sperimentati e più avanzati di altri Stati europei ed extraeuropei…si potrebbe fare di più…coraggio.

Evento epocale …e due…
Appare quanto mai strana l’affermazione per la quale che con queste lauree specialistiche nasca l’epoca gloriosa dell’infermiere specialista, come sanno tutti le infermiere e gli infermieri, l’infermiere specialista esiste già grazie all’articolo 6 della legge 43/06 con il requisito del master specialistico, per la cui declinazione e individuazione nelle varie aree specialistiche l’IPASVI prima e la FNOPI dopo si era impegnata positivamente nell’Osservatorio delle professioni sanitarie istituito presso il MUR, contribuendo a varare il provvedimento che negli ultimi due rinnovi contrattuali del comparto sanità ha avuto la sua spendibilità contrattuale riuscendo a costruire una carriera di incarichi per l’infermiere e le altre professioni della salute nella sostanza analoga a quella della dirigenza.

Non pensiamo che ci sia stato un vuoto di memoria da parte di chi abbia affermato che da oggi nasce l’infermiere specialista ma quello di usare un termine sbagliato ed enfatico per definire il risultato ottenuto.

Si è parlato di evento epocale …e due…il primo evento epocale è stato, a detta di chi si è espresso così, la presunta concessione del diritto alla libera professione dei dipendenti infermieri e degli altri professionisti sanitari di cui alla legge 251/00 ed è facilmente constatare il flop che è stato, mi auguro che altrettanto non si ripeta in questa fase.

La stupenda stagione delle riforme della professione infermieristiche
Il vero evento epocale per le professioni infermieristiche e per le altre professioni della salute è stata la stupenda stagione delle riforme iniziata trent’anni fa con il varo dei primi profili professionali ex articolo 6, comma terzo, del d.lgs. 502/92 e continuata con l’approvazione unanime delle leggi 42/99 e 251/00 che hanno spezzato le catene della loro subalternità e ancillarità, creando un sistema delle competenze dinamico in relazione all’evoluzione scientifica e tecnologica e ai nuovi bisogni di salute determinati dalle condizioni demografiche e nosologiche del Paese, legiferando sulla diretta ed autonoma gestione delle aree professionali di competenza con la conseguente istituzione delle prime quattro lauree post diploma universitario e della dirigenza infermieristica, ostetrica nonché delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione: queste sono le reali fondamenta della riforma delle professioni infermieristiche e delle altre professioni, il resto che si è sviluppato e si svilupperà è un’evoluzione successiva, un perfezionamento non un evento epocale.

Qualche maligno, il solito, fa notare che il lancio della notizia dell’istituzione delle nuove lauree specialistiche infermieristiche, avvenuto dopo pochi giorni, dal varo dell’assistente infermiere possa essere uno scambio tra le parti in causa…come quando il Regno del Piemonte cedette alla Francia per conquistare il Lombardo Veneto dall’Impero Asburgico…ma queste potrebbero essere le solite malignità per un’oggettiva coincidenza temporale dei due eventi…

Nell’auspicio che l’istituzione di specifiche lauree specialistiche possa essere esteso a quelle professioni della 251/00 per le quali ci sia la ragionevole necessità di prevederle, ostetriche, fisioterapisti, logopedisti…,non si voglia credere che questa operazione, giusta di per sé, possa essere la soluzione all’emergenza infermieristica, anzi sarà vissuta da una parte larga delle infermiere e degli infermieri come un nuovo balzello di formazione universitaria dove aver incentivato la formazione sia nei master specialistici che nella precedente laurea specialistica in scienze infermieristiche ed ostetriche, ora una nuova spesa del singolo a favore degli atenei per ottenere un incarico e una collocazione che saranno per pochi.

Una vera ed efficace strategia organica per risolvere l’emergenza infermieristica
Per affrontare l’emergenza della questione infermieristica le lauree specialistiche ad indirizzo clinico non possono che essere un tassello di una strategia e di una tattica più articolata per valorizzare i professionisti e per invogliare le nuove generazioni a scegliere questa professione, la più vicina ai bisogni della persona, partendo dal risolvere la questione salariale che deve essere adeguata alla formazione, alle competenze e alle responsabilità infermieristiche, sapendo che non è un costo ma un investimento per la promozione e la tutela della salute individuale e collettiva, premessa necessaria per lo sviluppo economico e sociale del Paese.

Si è palesata, infatti, in tutta la sua evidenza la questione infermieristica con il calo delle domande di iscrizione al corso di laurea in infermieristica, in questi decenni sono già avvenuti in precedenza questi fenomeni di scarto negativo tra posti messi a disposizione e domande presentate; appare opportuno avvalersi di quelle soluzioni che hanno dato risultati positivi nei periodi precedenti aumentando le domande di iscrizione al corso per infermiere, ovviamente contestualizzandole e arricchendole attraverso un complessivo e articolato programma strategico con obiettivi a breve e medio periodo abbandonando la logica delle scelte a spot senza incidere nella realtà, prevedendo, invece:

- il rafforzamento e il potenziamento della rete delle sedi della formazione universitaria in infermieristica del SSN convenzionate con gli Atenei ricordando e obbligando in tal senso intendere alle Direzioni Generali Aziendali che la formazione infermieristica e delle altre professioni della salute, non sono un costo ma un investimento e per questo il personale docente e i tutor attraverso gli strumenti contrattuali debbono essere apprezzati nonché valorizzati economicamente e normativamente;

- l’esonero o un incisivo abbattimento delle tasse universitarie per l’iscrizione al primo anno di corso di laurea in infermieristica e il suo mantenimento secondo il positivo profitto dello studente anche attraverso una reale rimodulazione della didattica teorica e del tirocinio che permetta di coniugare la migliore formazione con il rispetto del compimento del triennio del corso, consentendo il suo prolungamento solo di fronte a motivazioni di salute o altro di reale gravità;

- la riedizione di borse di studio a livello regionale per gli studenti infermieri da confermare annualmente in relazione al profitto verificato dello studente;

- considerato che il tirocinio pratico degli studenti infermieri è un valore aggiunto, l’attivazione di uno specifico contratto di formazione lavoro per gli studenti del secondo e terzo anno, regolato economicamente e normativamente in una specifica sezione contrattuale del CCNL del personale del comparto sanità;

- l’attivazione di successivi contratti di formazione lavoro, come previsto dal CCNL del comparto sanità, per i neolaureati da parte delle Aziende sanitarie e con la previsione al termine del primo triennio, se in presenza di un giudizio positivo il passaggio a tempo indeterminato, snellendo così le procedure concorsuali;

- ferma restando l’incremento significativo di assunzione da parte delle università di professori espressione della professione infermieristica, l’emanazione di norme che stabiliscano medesimi diritti e doveri dei docenti dipendenti dagli atenei e docenti dipendenti del SSN;

- porre tra gli obiettivi da raggiungere da parte dei Direttori Generali delle Aziende Sanitarie la piena generalizzazione del sistema degli incarichi professionali e organizzativi per il personale del SSN e in particolare degli incarichi di alta professionalità di infermieri specialisti e di infermieri esperti con il conseguente pieno riconoscimento economico e normativo per lo svolgimento, da implementare nell’organizzazione del lavoro, di competenze più complesse, avanzate e specialistiche diverse da quelle del profilo di base, in sintesi reale e immediatamente spendibile la carriera professionale e gestionale degli infermieri dipendenti del SSN;

- la previsione di specifici ulteriori indirizzi clinici - specialistici nel corso di laurea specialistica quale evoluzione del professionista specialista previsto dall’articolo 6 della legge 43/06 con il loro riconoscimento normoeconomico nell’impianto contrattuale;

- il riconoscimento di specifiche competenze avanzate con capacità prescrittiva infermieristica sulla base delle esperienze positive e consolidate degli altri Stati europei;

- la piena applicazione della normativa sulla libera professione intramuraria prevista dall’articolo 15 e seguenti del dlgs 502/92 da estendere anche ai dipendenti infermieri del SSN e, ovviamente, anche agli altri professionisti di cui alla legge 251/00;

una diversa organizzazione del lavoro anche attraverso la digitalizzazione che liberi gli infermieri da competenze che possano svolgere altri professionisti e operatori (non solo realizzando il nuovo profilo sociosanitario evoluzione dell’OSS, ma generalizzando una figura amministrativa, una sorta di segretario di reparto affidandogli competi amministrativi e logistici non sanitarie, esempi di tal tipo si potrebbero fare per far sì che la risorsa infermieristica sia utilizzata al meglio per le proprie specifiche potenzialità di tutela e promozione della salute;

.Si tratta di un’articolazione di proposte in parte innovative e in parte già utilizzate positivamente in passato nel nostro Stato e in altri Stati europei e extraeuropei; sarebbe quanto mai opportuno che possano essere proposte e, se del caso ulteriormente ampliate e sviluppate, condivise e votate da uno schieramento politico largo se non unanime perché l’attuazione piena ed estensivo di quanto previsto in materia di diritto alla salute dall’articolo 32 della nostra Costituzione è patrimonio comune e non di uno schieramento, come le precedenti approvazioni all’unanimità delle leggi 42/99, 251/00 e 43/06 hanno segnato le prime fasi della stagione delle riforme della formazione e del ruolo delle professioni infermieristiche.

Ma ammettiamolo, quello che manca realmente è un vero efficace ed efficiente piano strategico relativo all’insieme del personale del SSN e nello specifico delle professioni della salute; si continua a proseguire in maniera disorganica, con proposte ed interventi spot, talvolta in contraddizione tra loro, senza una seria analisi di contesto da cui partire e quale percorso e traguardo individuare.

Non è individuata la vera carenza di professionisti e operatori, quali standard realmente da costruire per superarla, non sono messe in essere tutte le modalità necessarie per far sì che le giovani generazioni percepiscano come attrattive quelle professioni o quelle specializzazioni che registrano il calo di scelte, iniziando da una radicale revisione della formazione, individuando gli strumenti normoeconomici per loro valorizzazione, riformando in positivo le condizioni di lavoro anche attraverso una profonda e discontinua evoluzione dei modelli organizzativi funzionale a rispondere ai nuovi e vecchi bisogni di salute in una società ove il calo demografico, l’aumento di ultrasettantenni con polipatologie e l’entrata massiccia di migranti mutano progressivamente le scelte programmatorie in sanità e non solo.

Invece senza il coraggio e la lungimiranza in grado di elaborare una proposta complessiva e organica individuando i veri obiettivi di sistema, sarà difficile affrontare le sfide attuali ma, soprattutto, quelle future, quanto mai prossime peraltro.

Certo se Governo, Parlamento e Regioni convocassero una specifica conferenza degli Stati Generali della Salute articolata in più sessioni, coinvolgendo le rappresentanze ordinistiche, scientifiche e sindacali del personale del SSN e le Associazioni di tutela dei cittadini per elaborare quella proposta organica, complessiva e articolata di come valorizzare i professionisti della salute e farla attuare con un respiro politico unanime e unitario condiviso, compreso e concertato costituirebbe una svolta realmente innovativa e forse determinante per una reale, incisiva e discontinua inversione di tendenza…un ritorno al passato allo spirito entusiasta e riformatore che portò al varo della più profonda riforma realizzata nel nostro Paese quella sanitaria con l’Istituzione del Servizio Sanitario Nazionale…nel lontano dicembre 1978 con una modifica della stessa legge 833/78 e del dlgs 502/92 che reciti così: “ La Repubblica Italiana considera la risorsa umana e professionale che opera per la tutela della salute, centrale e strategica per l’attuazione dei principi dell’articolo 32 della Costituzione e della presente legge di attuazione; a tal fine ne promuove la valorizzazione e la partecipazione alle scelte di programmazione sanitaria e sociosanitaria a livello nazionale e regionale”.

Saverio Proia



15 ottobre 2024
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