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Flat tax: valga anche ai medici della sanità privata, così si impedirà la crisi totale 

di Carmela De Rango

14 OTT - Gentile Direttore,
sacrifici sì, come annunciato dal Ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, ma non sulle spalle dei soliti noti. Come impedire che un intero comparto professionale venga azzoppato da decisioni aziendali sbagliate e da provvedimenti finanziari mancati? Questo il comun denominatore delle crisi alla Fondazione Santa Lucia di Roma e all'Humanitas di Rozzano, dove si favoriscono profitti ma sulla pelle dei lavoratori della sanità privata che vengono esclusi anche dalla flat tax.

L'occasione dell'inizio delle discussioni sulla legge di bilancio è utile per riflettere su due elementi che si legano indissolubilmente: i due scioperi, quello della Fondazione Santa Lucia dettato prevalentemente dal rischio dei posti di lavoro conseguente alla situazione debitoria (su questa criticità si registra un intervento efficace delle istituzioni) e quello dell'Humanitas, legato al mancato rinnovo contrattuale ormai fermo da quasi 20 anni, che i medici non accettano chiedendo all’azienda di aderire al ccnl Aris-Cimop (richiesta respinta da Humanitas); una contingenza che si lega a doppia mandata alle misure che verranno adottate dalla prossima legge di bilancio.

Si tratta di due criticità che mettono in risalto il pericoloso disinteresse delle istituzioni per i lavoratori della sanità privata: da un lato si erogano risorse per le aziende private, in particolare per quelle profit, che continuano a realizzare (legittimamente, si intende) profitti da risorse pubbliche e sulle spalle dei lavoratori; dall'altro prosegue, senza opposizione alcuna, la discriminazione ventennale che si è instaurata tra i medici della sanità pubblica e privata e tra privato profit e no profit.

Apprendiamo che il governo potrebbe detassare al 15% parte dello stipendio, nell'ambito di un primo segnale al personale sanitario, grazie alla flat tax al 15% sull’indennità di specificità. Bene, penserebbe qualcuno, salvo poi scoprire che il governo non ha incluso nell’ipotesi di tale misura anche i medici che lavorano per il SSN nelle strutture private. Un errore macroscopico secondo noi.
Ci auguriamo che il governo effettui quantomeno un controllo sui rinnovi contrattuali per tutto il personale che lavora per il SSN, pubblico e privato.

Inoltre dietro l’intenzione del ministro Schillaci di avviare un piano di assunzioni negli ospedali e di tassare al 15% le indennità di specificità così da migliorare gli stipendi del personale sanitario si riscontrano più luci che ombre: da un lato il ministro Giorgetti lascia intendere che non vi sono risorse se non per i bisogni essenziali, dall'altro il suo collega della sanità quasi illude un comparto e i suoi lavoratori. Difficilmente la CIMOP può replicare con ottimismo a questo scenario, sempre con l'auspicio di essere smentita, per carità.

Al momento riteniamo improcrastinabili, inoltre, alcune regole basilari legate all’accreditamento delle aziende private che blocchino lo stesso accreditamento laddove non vengano rinnovati i ccnl con i sindacati maggiormente rappresentativi evitando il pericolo del dumping salariale. Voglio aggiungere che ormai l’offerta di contratti nelle cooperative avanza sempre più, si parla di 100 euro ad ora, accanto ad una pratica che punta al dimezzamento del tempo di lavoro.

Per cui i medici lamentano che, lavorando solo 15 giorni, percepiscono una retribuzione più alta di quella mensile che percepirebbero in ospedale. In assenza di interventi concreti si paventa quindi il rischio di una sorta di svuotamento di tutte le aziende, pubbliche e private, a favore di cooperative che offrono condizioni di lavoro più flessibili e retribuzioni più alte. E’ quindi necessario che il Governo intervenga con decisione e con piglio risolutivo sulla vergognosa situazione dei medici della sanità privata ed estenda tutte le misure, compresa flat tax, anche ai medici della sanità privata.

Se sacrifici dovranno essere, come annunciato giorni fa dal responsabile dell'economia che ha fatto chiudere la Borsa di Milano a meno 1,5%, quantomeno dovrebbero essere ripartiti in maniera equa e non gravare su chi già parte da una situazione di estremo svantaggio: 20 anni senza contratto sono una vergogna nazionale senza precedenti a cui CIMOP si oppone con fermezza.

Riteniamo necessario che si svolga al più presto una riflessione approfondita sui mancati rinnovi dei CCNL dei medici della Sanità Privata Accreditata. Riteniamo inaccettabile che si possa fare speculazione sugli stipendi di operatori che si occupano di un bene tutelato dalla Costituzione e che lavorano nel circuito del SSN. Chiediamo di poterci sedere ad un tavolo e discutere approfonditamente di tutti gli aspetti e le ricadute che questo trattamento comporta per i medici e per i cittadini.

Aggiungo che in questo momento si potrebbe configurare una violazione dell’articolo 36 della costituzione che prevede ‘il diritto del lavoratore ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro’. Noi siamo medici che lavoriamo nelle aziende sanitarie private che operano per ‘conto’ e a ‘carico’ del SSN dove la complessità delle prestazioni erogate dalla componente di diritto privato è sovrapponibile a quella dei servizi erogati dalle strutture di diritto pubblico la cui risultanza è confermata dall’analisi degli indicatore maggiormente utilizzato per i confronti tra erogatori, quello del case-mix e del peso medico. Stesse prestazioni ma discriminazioni nelle retribuzioni dei lavoratori.

E’ inaccettabile e anticostituzionale la differenza di retribuzione tra medici che effettuano le stesse funzioni e prestazioni negli ospedali pubblici con un gap economico che raggiunge meno del 70% negli ospedali profit. In questo senso riteniamo violato l’articolo 36 della costituzione. E’ ora che le istituzioni si facciano carico di questo problema che si trascina da 20 anni!

Carmela De Rango
Segretario Nazionale CIMOP (Confederazione Italiana Medici Ospedalità Privata)

14 ottobre 2024
© Riproduzione riservata

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