Gentile Direttore,
le scrivo in qualità di vicepresidente di FEDERSPEV. A fine del 2023 l’Ocse rileva che negli ultimi 30 anni l’Italia è l’unico Stato in cui si è avuta una perdita dei salari reali del 2,9%. Nell’Est Europa i salari sono raddoppiati; +64% in Svezia, +39% in Danimarca, +33% in Germania, +32% in Finlandia, +31%in Francia, +25% per Belgio e Austria e perfino +14% in Portogallo e +6% Spagna (in Economia del Corriere della Sera di lunedì 9 settembre 2024 a cura di Alberto Brambilla).
Perdita dei salari, e che dire delle pensioni con tutti i vari tagli sulla perequazione? Ci si lamenta che ci sono pochi medici e personale sanitario in fuga, ma cosa prospettiamo ai giovani?La pensione è una obbligazione che consiste in una rendita vitalizia o temporanea corrisposta a una persona fisica in base a un rapporto giuridico con l'ente o la società che è obbligata a corrisponderla per la tutela del rischio di longevità o di altri rischi (invalidità, inabilità, superstiti).
E’ un patto di fiducia tra Stato e cittadini. In Italia c’è una commistione di assistenza con previdenza, ambedue doverose, ma che dovrebbero essere di identificazione distinta. Troppo spesso provvedimenti normativi di natura economica sono andati ad incidere ulteriormente sul quantum della pensione già soggetta alla svalutazione monetaria corrente in modo preoccupante e certi esodi lavorativi hanno inciso sulle casse previdenziali essendo stato il sistema previdenziale troppo spesso utilizzato come ammortizzatore sociale. Molti primari stanno andando in pre-pensionamento; nei pronto soccorso ci sono studenti molto volenterosi ma spesso lasciati soli dal sistema sanitario nazionale e aggrediti sempre di più da delinquenti e persone senza educazione. Sempre in Italia ci sono tagli alle pensioni di reversibilità agganciati in modo improprio ai redditi del coniuge superstite (legge 335/1995 articolo 1 comma 41 - provvedimento Dini).
Tutto questo depaupera e incrina il rapporto di fiducia con lo Stato, visto che poi, ogni Governo cambia le regole senza rispetto dei patti e di ciò che è dovuto ai lavoratori pubblici e privati. Non investono le aziende in Italia, perché dovrebbero investire i giovani con il loro talento, dinanzi a politici che in uno stesso discorso affermano dati e li confutano subito dopo?
Abbiamo giovani e meno giovani preparatissimi, seniori che desiderano trasferire il loro know how e una capacità empatica di assistenza al malato che gli altri Stati ci riconoscono, tanto è vero che ogni Stato anche extraeuropeo accetta di buon grado il nostro personale. La rete Eures ha avviato un progetto ad esempio per formare infermieri geriatrici di età compresa tra i 23 e i 45 anni e per poi collocarli in Germania. La mobilità fa parte dell’Unione europea, ma mentre gli altri Stati si organizzano, noi cosa facciamo? Dov’è la strategia fattiva per tenere i nostri lavoratori della Sanità e garantire loro un presente e un futuro (lavoro e pensione) di qualità ?
Occorre ripensare anche il ruolo dei sindacati che si stanno svuotando di iscritti e creare nuove sinergie tra lavoratori.
Prof. Marco Perelli Ercolini