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Il ruolo della Asl nella rigenerazione delle periferie

di Domenico Della Porta

25 LUG -

Gentile Direttore,
la presentazione meno di una settimana fa al Senato della Repubblica, come annunciato su QS, nel corso della riunione dell’Intergruppo Parlamentare Prevenzione ed Emergenze Sanitarie nelle aree interne, presieduto dal Senatore Guido Liris, delle “Botteghe della Comunità” ha aperto nuove opportunità per il rilancio delle periferie urbane collocate nelle aree interne del nostro Paese.

Con la prossima apertura, programmata a settembre prossimo, di queste nuove realtà che erogheranno servizi sociali e sanitari in 29 Comuni del Cilento, in provincia di Salerno, da parte dell’Azienda Sanitaria Locale Salerno, viene confermata la sinergia interistituzionale per un concreto recupero proprio delle “periferie”, con l’obiettivo di migliorare la salute e rafforzare l’assistenza sociosanitaria della popolazione residente in territori splendidi dal punto di vista paesaggistico ma lontani dai centri urbani e appesantiti da scarsi collegamenti.

Per la prima volta una ASL, per la lungimiranza del proprio direttore generale, Gennaro Sosto, anche vicepresidente vicario di Federsanità nazionale, facendo ricorso alla programmazione sociosanitaria legata ad una specifica misura del PNRR, diventa trainante per la rigenerazione di un territorio periferico attraverso un modello innovativo che mette assieme “il sociale e il sanitario” e che prevede la realizzazione di uno spazio, messo a disposizione da ognuno dei 29 Comuni che partecipano al progetto, con compiti di "spoke" multispecialistico della Casa della Comunità, dell’Ospedale di Comunità e dei Distretti Sanitari: uno straordinario esperimento che va assolutamente monitorato e replicato.


Viene proposto un percorso progettuale per consolidare le Case della Salute quali luoghi collettivi di riferimento e occasioni di rigenerazione urbana e delle periferie, favorendone la transizione verso l’idea di Case della Comunità proposta dal PNRR ed infine in Botteghe della Comunità. Queste ultime diventano la naturale evoluzione delle Case della Salute nate nei primi anni 2000 per favorire un positivo e radicale cambiamento nel welfare locale: «La Casa della Salute –veniva definita- una condizione essenziale per rendere possibile, tramite la continuità spaziale dei servizi e degli operatori, l’unitarietà e l’integrazione dei livelli essenziali delle prestazioni sociosanitarie di base».

Gli attori che hanno partecipato all’operazione, oltre alla ASL Salerno, sono i Comuni che hanno compreso il messaggio di organi parlamentari rispondendo con propri strumenti e competenze, già disponibili, recuperando strutture e accelerando il processo realizzativo delle cd “botteghe della comunità”.

“Rigenerare la periferie, ha detto, infatti, in più occasioni il Presidente della Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie Alessandro Battilocchio, comprende il coinvolgimento non solo di numerosi professionisti, i cui obiettivi mirano innanzitutto al miglioramento della salute delle persone che vivono in quelle aree, promuovendo la partecipazione dei cittadini alla vita economica e sociale della comunità ma anche di diverse istituzioni ed agenzie pubbliche”.

L’altro protagonista è l’Amministrazione Provinciale di Salerno, che, attraverso un approccio finalizzato anche al benessere umano della programmazione urbanistica legata al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, PTCP, ha elaborato da parte del Presidente Franco Alfieri, una precisa indicazione inviata ai competenti uffici, relativa all’attenzione da avere per i bisogni della persona.

Gli interventi che vengono proposti per riqualificare il Cilento in questo strumento sovracomunale consentono una migliore integrazione con le aree individuate come sede di Botteghe della Comunità attraverso un’offerta di un’area geografica più ampia. Nel Cilento, grazie alle innovazioni tecnologiche introdotte dalle “botteghe della comunità” saranno esaltate anche le potenzialità proprie dell’economia digitale, promuovendo centri di eccellenza in grado di dialogare con l’intera ASL.

In questo discorso si inserisce il Dipartimento di Prevenzione dell’ ASL che sarà chiamato a sviluppare, con i propri Servizi di Igiene Pubblica, attraverso indicatori già in uso nella sanità pubblica, proposte che mirano al benessere delle comunità ed al miglioramento di salute, per interventi nelle seguenti linee d’azione:

- riqualificazione e riorganizzazione del patrimonio destinato all’edilizia residenzialesociale e incremento dello stesso;

- rifunzionalizzazione di aree, spazi e immobili pubblici e privati anche attraverso la rigenerazione del tessuto urbano e socioeconomico e all’uso temporaneo;

- miglioramento dell’accessibilità e della sicurezza dei luoghi urbani e della dotazionedi servizi e delle infrastrutture urbano-locali;

- rigenerazione di aree e spazi già costruiti, soprattutto ad alta tensione abitativa, incrementando la qualità ambientale e migliorando la resilienza ai cambiamenti climatici anche attraverso l’uso di operazioni di densificazione;

- individuazione e utilizzo di modelli e strumenti innovativi di gestione, inclusione sociale e welfare urbano nonché di processi partecipativi, anche finalizzati all’autocostruzione.

Tutti gli interventi e le misure devono, inoltre, mirare a soluzioni durevoli per la rigenerazione del tessuto socioeconomico, il miglioramento della coesione sociale, l’arricchimento culturale, la qualità dei manufatti, dei luoghi e della vita dei cittadini, in un’ottica di innovazionee sostenibilità, con particolare attenzione a quella economica e ambientale.

In quest’ottica, il principio di “zero consumo di suolo” risulta fondamentale all’interno della valutazione delle proposte, fatte salve le eventuali operazioni di densificazione, secondo i princìpi e gli indirizzi adottati dall’Unione europea, in coerenza con i princìpi e gli obiettivi della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile e il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici.

Gli interventi devono, inoltre, assicurare prossimità dei servizi, puntando alla riduzione del traffico e dello stress, secondo i criteri della mobilità sostenibile, oltre che incrementare legami di vicinato e inclusione sociale.

Il progetto PTCP della Provincia prevede, a sua volta, più interventi di riqualificazione ambientale/culturale/sociale che si inseriscono all’interno di un programma pensato in lotti funzionali tra loro collegati sia dal punto di vista concettuale che fisico.

L'idea di fondo è che la rigenerazione urbana sia il combinato disposto di un'azione hardware, concentrata cioè sul recupero e ripristino di determinate aree urbane, altrimenti isolate e di un'azione software che valorizzi il protagonismo, le competenze formali e informali dei cittadini che abitano nei 29 Comuni sia come singoli sia come comunità.

In quest'ottica le opere infrastrutturali che si andranno a realizzare non saranno fini a stesse ma funzionali ai bisogni e ai desiderata degli abitanti dell'area interessata. Le politiche di rigenerazione urbana di nuova generazione nascono infatti dal riconoscimento di pratiche, attori, sistemi di opportunità, risorse disponibili, in un campo locale, e dalla loro combinazione avvalendosi di strutture ibride, spazi che non si limitino ad aggregare ma che favoriscano l'inclusione, la nascita di pratiche di Welfare Generativo, nuove forme di lavoro.

La costituzione di un Community Hub in una struttura del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, polo d'attrazione per la slabbrata comunità di riferimento, va esattamente in questa direzione: non un semplice centro di erogazione di servizi sociali-assistenziali – sanitari, ma luogo dove talenti, desideri e competenze dei cittadini si incontrino e dove servizi e attività, pubbliche, private e no-profit si sovrappongano e si integrino sotto una regia collettiva e comunitaria.

La Pubblica Amministrazione metterà a disposizione dei cittadini piattaforme per il pieno dispiegarsi di pratiche improntate sulla condivisione: le pratiche di sharing economy fanno si che, dal punto di vista sociale ed economico le risorse umane presenti in una periferia possano essere messe a disposizione dell’intera collettività consentendo così la realizzazione di inclusione e partecipazione.

A sua volta una piattaforma di sharing economy dovrà integrarsi, anche dal punto di vista architetturale, con il portale delle Amministrazioni Comunali.

Al fine di realizzare quanto sopra descritto diventa fondamentale un percorso preliminare che si articola in tre step distinti ma logicamente connessi: 1- conoscere, 2 - informare, 3 - coinvolgere.

Si tenga presente, a tal proposito che dal Documento di indirizzo per la pianificazione urbana in un’ottica di Salute Pubblica - Urban Health, eleborato dal Ministero della Salute, e approvato qualche anno fa dalla Conferenza Stato Regione, emergono precisi compiti dei Dipartimenti di Prevenzione, come pure nel Decreto sui nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) del 18 marzo 2017 viene sottolineato un nuovo ed interessante filone di collaborazione tra Aziende Sanitarie Locali e Comuni in materia di redazione dei nuovi Piani Urbanistici Comunali nella sezione “Tutela della salute e sicurezza degli ambienti aperti e confinati.”

Domenico Della Porta
Referente Federsanità nazionale per la Salute e Sicurezza sul Lavoro e Presidente Osservatorio Malattie Occupazionali e Ambientali, OSMOA, dell’Università degli Studi di Salerno.



25 luglio 2024
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