Gentile Direttore,
se prima erano solo dubbi adesso stanno diventando certezze, l’infermiere e il nuovo povero tra le professioni intellettuali, diversi gli articoli che si sono susseguiti in questi ultimi tempi su diverse testate, tutti hanno mostrato tabelle e differenze con gli altri Stati d’Europa e del Mondo, l’Italia è la meno considerevole nei confronti della figura infermieristica per molteplici aspetti non solo quello retributivo, basse retribuzioni e scarse possibilità di carriera e riconoscimento professionale, ma anche la poca autonomia professionale nonostante le norme la prevedono.
Tutti continuano a parlare e a decantare la figura infermieristica in termini assistenziali e professionali, però pochi dicono la reale condizione in cui essi vivono, dove l’ormai cronica carenza di personale sembra aver legalizzato il demansionamento, difatti nell’esercizio professionale a prevalere è sempre la Deontologia anziché la Normativa, per cui gli infermieri sono chiamati a fare di tutto. Quei pochi diritti che si stanno ottenendo, buoni pasto, il quarto d’ora della vestizione, ecc. lo si sta facendo attraverso carte bollate anziché per dovere morale nel riconoscere il ruolo di questa professione.
Sembra paradossale ma, oramai, la nostra categoria si trova a vivere questa condizione, una condizione che non fa certo onore alla civiltà di un popolo e di un territorio che fa del Diritto il vessillo della sua Democrazia, ora sta a noi riuscire a ricucire ogni forma di aggregazione per poter intraprendere ogni azione utile affinché la nostra professione non si disperda del tutto, ma conservi ancora quel valore intrinseco che la differenzia dalle altre professioni sanitarie, in quella sua unicità quale quella di essere accanto al paziente h/24 non solo come tecnico ma anche come persona umana. La figura infermieristica è da sempre la figura cerniera tra medico e paziente, tra famiglia e paziente, l’infermiere per alcuni aspetti è il depositario delle preoccupazioni e anche dei sentimenti del paziente.
Inoltre l’aumento della popolazione anziana, nonché l’aumento delle patologie croniche e degenerative, ha fatto ampliare la domanda di assistenza e cura che non si riesce a soddisfare, vista la carenza d’infermieri sempre più marcata, mentre dall’altra parte abbiamo un inverno demografico sempre più accentuato (poche nascite), tante situazioni che dovrebbero far riflettere non solo gli addetti ai lavori ma anche in alto.
Il mio appello è rivolto a tutti i Presidenti degli Ordini Provinciali degli Infermieri affinché diano segno tangibile della loro presenza, aggregandosi e portando avanti un documento comune, avente per oggetto l’uscita dal Comparto che è l’unica strada che potrà ridare dignità umana e professionale alla figura infermieristica, è impensabile continuare in questa maniera dove tra continua emigrazione e mancanza di attrattività verso la professione il numero si assottiglia sempre più, mentre chi può cerca di trovare alternative finanche la pensione pur di sottrarsi a questo quotidiano logorio che mette a repentaglio la propria salute.
Altre strade al momento non sono praticabili né percorribili. È necessario dare alla figura infermieristica l’aspetto giuridico mancante da oltre vent’anni che è quello dell’Autonomia Contrattuale, è impensabile definire professione intellettuale (Art. 2229 c.c.) tale figura è poi buttarla in un calderone quale il Comparto dove vi sono tanti ruoli anche non sanitari.
Emilio Cariati