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Lea, in Veneto l’eccellenza non riguarda la gestione della salute mentale

di Andrea Angelozzi

16 LUG -

Gentile Direttore,
in un articolo dei giorni scorsi, Quotidiano Sanità ha puntualmente riportato e commentato la pubblicazione dei risultati della griglia LEA da parte del Ministero della Salute. La conferma della eccellenza veneta in materia sanitaria mi ha suscitato la curiosità di verificare nel dettaglio quale è la situazione che emerge per quanto riguarda i servizi psichiatrici e su quali dati sia calcolata.

Come è noto sono molto pochi gli item relativi alla salute mentale che fanno parte del “Nuovo Sistema di Garanzia per il monitoraggio dell’assistenza sanitaria” Art.3, comma 1 del Decreto interministeriale 12 marzo 2019. In particolare sono: quello relativo ai ricoveri per Tasso di ospedalizzazione per patologie psichiatriche in rapporto alla popolazione residente maggiorenne (≥18 anni); il numero di TSO a residenti maggiorenni in rapporto alla pop. residente maggiorenne (≥18 anni) ed il Tasso di ospedalizzazione di minori con diagnosi principale connessa con i problemi psichiatrici in rapporto alla popolazione di minori residenti (<18 anni). A questi si aggiunge il % di ricoveri ripetuti tra 8 e 30 giorni in psichiatria sul totale dei ricoveri per patologie psichiatriche.

In realtà, se andiamo ad esaminare questi dati la situazione è tutt’altro che rosea.

Non è buono il tasso di ospedalizzazione per patologie psichiatriche che risulta di 265,8 contro la mediana di 172,92 (nel 2021 250,35 vs 156,35) a dimostrare che è sempre maggiore il ricorso alla ospedalizzazione a fronte di una difficoltà del territorio a gestire le situazioni.

E’ buono il tasso di Trattamenti Sanitari Ospedalieri, che rimane però per tanti motivi un indice discutibile della funzionalità dei servizi, viziato dalla distanza che talvolta intercorre fra la natura di un trattamento e la sua formalizzazione giuridica, e soprattutto dalle tante motivazioni, sanitarie, ma anche di natura sociale o di pressione ambientale, che portano a tali ricoveri, trasformandone in tanti modi il significato.

E’ buono il tasso dei ricoveri di minori per patologie psichiatriche, curiosamente identico alla mediana nazionale, ma per il quale il problema da porre nel Veneto è dove siano ricoverati, dal momento che i posti letto per neuropsichiatria infantile, al di là di rassicurazione e promesse, sono ancora una preziosa rarità, utilizzando quindi ampiamente i reparti per adulti.

E’ curiosamente dichiarato buona la percentuale di riammissioni in reparti psichiatrici a 8 e 30 giorni, in realtà aumentata rispetto al 2021, come anche confermato dai dati del Sistema Informativo Salute Mentale (SISM). Questi hanno evidenziato per il Veneto per il 2022 una percentuale di riammissione a 30 gg del 16,2% (vs Italia: 14,6%) e a 7 giorni del 9,4% (vs Italia 8,3%) in peggioramento rispetto al 2021 quando il valore era 14,8% a 30 gg (vs Italia 14,0%) e 7,7% a 7 giorni (vs Italia: 7,7). Come declinato nelle Schede Tecniche Ministeriali, l’indicatore “rappresenta una misura proxy dell’efficacia degli interventi di presa in carico territoriale dei pazienti con patologie psichiatriche”, dato che acquista ancora maggiore significato se viene analizzato in senso dinamico. Si può infatti evidenziare come solo pochi anni or sono, nel 2015 la situazione Veneta era molto migliore di quella nazionale con un dato a 30 gg del 13,4% (vs Italia: 17,1) ed a 7 giorni del 5,5% (vs Italia: 7,6). Mentre la media italiana è migliorata per le riammissioni a 30 giorni e rimasta stabile per quelle a 7, la media veneta è decisamente peggiorata in entrambi gli ambiti.

Non ho gli strumenti per entrare in una valutazione degli altri indicatori che hanno collocato il Veneto nella eccellenza sanitaria in Italia per il 2022. Ma posso affermare sulla base dei dati che questa eccellenza non riguarda la gestione della salute mentale.

Andrea Angelozzi

Psichiatra



16 luglio 2024
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