Gentile direttore,
ieri Qs ha dato notizia con la consueta tempestività della pubblicazione dell’ Atto di Indirizzo 2024 del Ministero della Salute, un documento che vale la pena di leggere visto che l’Atto di Indirizzo, leggiamo nel sito del Ministero , “è un provvedimento annuale che individua le priorità politiche da realizzare nell'anno e costituisce il presupposto per la successiva direttiva ministeriale sull'attività amministrativa del Ministro della salute”. E’ dunque legittimo aspettarsi da un documento con queste nobili intenzioni molto di più di un assemblaggio delle solite affermazioni sui soliti temi. La fase di alta e crescente crisi che il Servizio Sanitario Nazionale sta attraversando non dovrebbe consentire una redazione di un documento di questo livello ispirata ai sempre attualissimi in sanità “discorsi del tubo”, quelli trasformati agli inizi degli anni 80 nel Tubolario, un gioco la cui storia è ricostruita in questo pezzo recuperabile in rete. Riprendo per comodità la prima parte di questa storia che mi aiuta a chiarire i motivi della attualità del Tubolario: “Sul finire degli anni Settanta, con la legge 833 del 1978, venne istituito il servizio sanitario nazionale… cominciarono a circolare una marea di piani sanitari regionali e locali infarciti di frasi ripetitive, roboanti e, come capita spesso, incomprensibili ai più.
Torniamo all’Atto di Indirizzo 2024 del Ministero della Salute e “campioniamo” alcune frasi perfette da Edizione aggiornata del Tubolario. La prima, che in realtà è una frase doppia: “È evidente che il capitale umano costituisce la leva essenziale della sanità pubblica e nessuna innovazione tecnologica lo potrà sostituire. È necessario, quindi, valorizzare la formazione dei professionisti sanitari, affrontare in modo decisivo la perdurante carenza degli stessi attraverso la realizzazione di condizioni economiche e assunzionali favorevoli alla creazione di un contesto operativo del Servizio Sanitario Nazionale che possa davvero supportare, in modo efficiente e resiliente, le sfide del futuro per la tutela della salute pubblica.” Espressioni che suonano benissimo, se non fosse che il Ministero della Salute è lo stesso Ministero che non ha mai spiegato perché non si accorse per decenni né della gobba pensionistica né dell’imbuto formativo che l’ANAAO aveva molto per tempo segnalato e se non fosse che nell’azione del Governo e in quella del Ministero non si ricavano concrete iniziative per realizzare quel contesto operativo necessario ad affrontare le sfide del futuro.
Un’altra frase ancora in perfetta linea Tubolario: “È necessario potenziare le risorse finanziarie, umane, digitali, strumentali, strutturali e tecnologiche del sistema sanitario, in modo da fornire un contributo tangibile al rafforzamento dell’assistenza sanitaria, riducendo le asimmetrie territoriali e raggiungendo un assetto complessivo più omogeneo sul territorio nazionale, in termini di proporzioni tra i macro-livelli di assistenza (prevenzione, territoriale, ospedaliera).” Se uno legge il corposo Atto di Indirizzo e cerca di vedere come questa frase che suona così bene potrà trovare realizzazione non riesce a trovare indicazioni utili e soprattutto cogenti. Da badare bene: le azioni previste sono tante e spesso ben descritte, ma se vai a fondo si tratta spesso di scatole vuote.
Magari io sono sfortunato e i temi a me più cari sono quelli trattati peggio, ma quando vado a vedere ad esempio la parte che riguarda la riorganizzazione delle reti ospedaliere in applicazione del DM 70, fondamentale base sia per la loro revisione che per l’auspicato riequilibrio tra i tre macro-livelli di assistenza , trovo impegni generici che riproducono quelli che si stanno prendendo da anni: “…al fine della revisione del decreto interministeriale 2 aprile 2015, n. 70 (“Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera”), sono in corso attività volte a rilevare le criticità emergenti dall’attuazione di tale Regolamento, … L’aggiornamento prevede, in particolare, la ridefinizione delle necessità complessive di posti letto nel SSN, il ruolo dei piccoli ospedali, l’aggiornamento delle tipologie e caratteristiche delle reti ospedaliere e tempo-dipendenti secondo il modello dei nodi hub e spoke, l’aggiornamento dei valori soglia per volumi di attività specifici, correlati agli esiti migliori e soglie per rischi di esito.” E mentre il Ministero su questi temi parla e non decide, i programmi regionali di edilizia sanitaria (quello delle Marche insegna) irrigidiscono le reti ospedaliere in una struttura totalmente e a questo punto “eternamente” difforme rispetto alle indicazioni del DM 70.
L’altro tema fondamentale del riequilibrio nella erogazione dei LEA nelle varie Regioni viene così sintetizzato in un obiettivo in perfetto linguaggio da Tubolario: “Ridurre le disuguaglianze tra le regioni nell’erogazione delle prestazioni sanitarie e dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), promuovendo una più stretta integrazione tra ospedale e territorio, anche attraverso la realizzazione degli interventi del PNRR, al fine di una maggiore soddisfazione di bisogni sanitari, accessibilità ai servizi, tempi di attesa e appropriatezza delle prescrizioni.” Il testo poi si dimentica di fatto di questo fondamentale obiettivo limitandosi a ipotizzare un nuovo sistema di finanziamento e a richiamare il Programma Nazionale Equità, due iniziative certamente utili, ma certo parziali e non risolutive.
Quello che mi spaventa è che in perfetta linea Tubolario l’Atto di Indirizzo fa anche una Proposta di piano sanitario nazionale 2025-2027. Così dice infatti: “Nell'anno 2024 si intende avviare il procedimento volto alla predisposizione di una proposta di Piano sanitario nazionale 2025-2027, tenendo conto che il Piano è individuato sin dalla legge 833/1978 e poi dal D.lgs. 502/92 come il principale strumento di governo e di indirizzo politico per guidare verso orientamenti unitari un sistema complesso, articolato su diversi livelli istituzionali e formato da una grande varietà di servizi, con una fitta rete di relazioni interne ed esterne.” So che l’idea di un Piano di questo tipo a tanti autorevoli commentatori che animano il dibattito qui su QS piace. A me molto meno, perché il rischio di un Piano Socio-Sanitario (mettiamoci eventualmente subito il “socio”) in edizione Tubolario è con questo Ministero altissimo. Ricordiamoci infatti due cose: il Tubolario nacque come Generatore Automatico di Piani Sanitari, un precedente che dovrebbe far riflettere, e il Tubolario colpiva anche quando il Ministro era Speranza, come scrivemmo ai suoi tempi con alcuni amici qui su Qs. Il Tubolario rappresenta ancora costituzionalmente, temo, il linguaggio e il pensiero del nostro Ministero della Salute.
Claudio Maria Maffei
Coordinatore Tavolo Salute Pd Marche