Gentile direttore,
si prende atto con crescente sconcerto di quanto previsto, come modifica dell’articolo 1, comma 2, del Decreto Legislativo 3 ottobre 2009, n. 153, nell’art 29 della bozza del “ DdL Semplificazioni” al comma 1 lettera c per le farmacie: “l'effettuazione di test diagnostici che prevedono il prelevamento del campione biologico a livello nasale, salivare o orofaringeo, da effettuare in aree, locali o strutture, anche esterne, dotate di apprestamenti idonei sotto il profilo igienico-sanitario e atti a garantire la tutela della riservatezza” e lettera d: “l’effettuazione da parte del farmacista dei test diagnostici per il contrasto all’antibiotico-resistenza, a supporto del medico di medicina generale e del pediatra di libera scelta ai fini dell’appropriatezza prescrittiva”.
In accordo con le riflessioni del Prof. Ciaccio Presidente Sibioc, del Dr. D’Anna Presidente FNOB e del prof. Passarino Presidente A.G.I., corre l’obbligo agli scriventi, da molto tempo impegnati nella tutela sindacale dei Patologi Clinici, sia medici che biologi e chimici, di sottolineare come questa estensione ulteriore della possibilità di esecuzione di test diagnostici, per definizione “autocontrolli”, assolutamente non paragonabili ai risultati prodotti in idonee strutture di Laboratorio Analisi e a referti firmati da professionisti preposti alle discipline di laboratorio, costituisca non soltanto un rischio ma anche un inutile spreco di risorse.
Per poter garantire un’affidabilità del dato analitico, il professionista deve essere abilitato all’esecuzione delle analisi cliniche e l’esecuzione dovrebbe avvenire, non con l’ausilio di POCT (Point of Care Testing) approntati in spazi attigui alla Farmacia, ma con attrezzature ad alta tecnologia all’interno di Laboratori autorizzati o accreditati esclusivamente da parte di professionisti abilitati come medici, biologi e chimici.
Come definito in un recente articolo in Biochimica clinica, 2023 vol. 47: Sviluppare una affidabile attività di consulenza (Martina Montagnana, Roberta Rolla) “le competenze acquisite e certificate nel percorso di formazione degli specialisti della medicina di laboratorio possono offrire un aiuto concreto ai colleghi clinici anche in situazioni cliniche complesse: lo specialista della medicina di laboratorio è e deve essere considerato una risorsa del servizio sanitario ed in quanto tale deve essere tenuta in considerazione e “utilizzata” dal clinico. I professionisti di laboratorio possono quindi potenzialmente svolgere un ruolo importante di consulenza, con l’obiettivo di offrire l’esame giusto, per il paziente giusto, al momento giusto, ma anche la corretta interpretazione ed il corretto utilizzo del dato”.
Laddove la letteratura internazionale si interroga per cercare di “armonizzare” i risultati degli esami analitici tra un laboratorio e l’altro per facilitare il monitoraggio di patologie croniche di pazienti che non possano afferire sempre al medesimo laboratorio, in considerazione “della necessità storica di migliorare la sicurezza dei pazienti e l’efficacia dei servizi di laboratorio” (Standardization and harmonization in laboratory medicine: not only for clinical chemistry measurands” M.Plebani, G.Lippi Clin Chem Lab Med 2023; 61(2): 185–187 ), la scelta politica sarebbe nel DdL Semplificazioni quella di favorire un “fai da te”, in assenza di idonee competenze e abilitazione professionale, che nulla ha di standardizzabile e/o armonizzabile.
Affrontare le pandemie, l’invecchiamento progressivo della popolazione che comporta un maggiore impegno sanitario nella diagnosi e nel “follow-up” di patologie cronico-degenerative, la necessità inderogabile di corrette procedure di prevenzione attuate con screening di I livello, richiederebbe una stretta collaborazione con il Laboratorio Analisi e una strategia di organizzazione ospedale/territorio in cui le figure sanitarie specializzate in tale ambito costituiscano un cardine fondamentale.
Dati forniti dal Ministero della Salute relativi al 2021 dimostrano che più di un miliardo di prestazioni di Laboratorio sono state effettuate e refertate da oltre 7000 Dirigenti medici, biologi e chimici operanti nelle strutture pubbliche, private accreditate o private su tutto il territorio nazionale con la collaborazione di oltre 25000 TSLB: la percezione di scelte strategiche mirate a svilire il ruolo dei professionisti di Laboratorio che tanto hanno dato nell’affrontare la sfida CoVid-19 e nell’essere quotidianamente disponibili, in assenza di liste d’attesa nella maggioranza dei casi, a rispondere alle esigenze dei pazienti e dei colleghi, costituisce un “vulnus” che non sarà tollerato, e ciò vale anche per altre migliaia di professionisti che lavorano in Laboratori privati.
Auspichiamo di poter condividere anche con il Ministero della Salute l’ottimismo dell’affermazione: “The future of the laboratory specialist profession is bright, as it is the only medical profession comprising such vast experience in patient diagnostics” (Cadamuro J., Clin Chem Lab Med 2022;61:558-66.)!
Annarita Martini
Alberto Spanò
Responsabile Nazionale Dirigenza Sanitaria Anaao-Assomed – Vice Presidente Fnob