Gentile direttore,
la notizia data ieri da Qs della nomina della Dottoressa Mara Campitiello quale capo del Dipartimento della Prevenzione (la cui dicitura completa dovrebbe essere Dipartimento della prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie), suscita qualche perplessità. La Dottoressa è infatti specialista in Ginecologia e Ostetricia, una disciplina fondamentale, ma “altra” rispetto ai contenuti dell’incarico. E’ vero che ogni nomina ad incarichi così significativi può suscitare perplessità, ma qua a colpire è “il metodo” che utilizza l’attuale Governo per assegnare gli incarichi principali di un Servizio Sanitario Nazionale in enorme crisi. “Il metodo” sembra prevedere che a prevalere siano le affiliazioni di ogni tipo e non le competenze “di merito”. Solo così si può spiegare un Professore Ordinario di Medicina Nucleare come Ministro e un Professore Ordinario Chirurgo come Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità.
Questa nomina si intreccia anche con la strana e pericolosa confusione tra i due Dipartimenti Ministeriali della prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie e quello della salute umana, della salute animale e dell’eco sistema (One Health), e dei rapporti internazionali. Coglie chiunque ad una prima lettura delle diciture dei due Dipartimenti l’esistenza di una sovrapposizione notevole tra i due di compiti e temi. In definitiva, la “prevenzione” che è la cenerentola tra i LEA, sottofinanziata e più che trascurata dalla politica, si vede super rappresentata negli organigrammi ministeriali. In questo modo la declaratoria delle funzioni delle varie Direzioni Generali interne ai due Dipartimenti arriva a chicche come “prevenzione nella popolazione a rischio, con particolare riguardo ai programmi di screening”, incomprensibile e cervellotica funzione della Direzione Generale della Prevenzione interna all’omonimo (almeno in parte) Dipartimento.
Forse, anzi senza forse, il SSN dovrebbe puntare sulla prevenzione e sulla promozione della salute come forma di tutela della salute più congeniale al nostro Paese, in enorme difficoltà con tutte le forme di tutela a contenuto più tecnologico e strutturale come dimostrato ad esempio dai ritardi nella telemedicina e dai disastri della edilizia sanitaria. Avere scelto per i due principali incarichi direttamente attinenti a quest’area (Presidenza dell’Istituto Superiore di Sanità e Direzione del Dipartimento della Prevenzione) figure tecniche di tutt’altra estrazione culturale non è un bel segnale. Lo spoil system può anche andare, ma non a tutti costi, specie se i costi poi sono i cittadini a pagarlo.
Claudio Maria Maffei