Gentile direttore,
ringraziamo l'autorevole lettera del Presidente della Consulta di Bioetica Onlus e componente del Comitato Nazionale per la Bioetica dott. Mori https://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=119489 ma oggettivamente la situazione è molto più grave e passa attraverso la vita delle persone LGBTI, non solo dei casi singoli ed eccezionali, che fanno clamore, come il caso del ragazzo transgender incinto, ma sulla vita di tutte le persone LGBTI, fin dalla nascita. Come speriamo possa leggere il Dott. Mori, oggettivamente le norme italiane sono scritte in modo da dividere il mondo a metà tra uomini e donne, con ruoli e quindi diritti e doveri diversi tra loro a danno delle donne, forse talvolta degli uomini, ma sempre delle persone LGBTI che ne sono del tutto escluse.
Partiamo da una lista di norme e leggi che incidono in sanità contro le persone LGBTI:
1) la legge 40
2) il futuro reato universale sulla GPA (entrambi citati dal dott. Mori)
3) l'ICD-9
4) la legge sulle Unioni Civili
5) il fallimento della legge contro la Omo-Transfobia
6) la Deontologia Professionale Medica
7) il doppio segreto per il Test HIV
5) la legge 164
6) la legge 194 (questa in relazione al caso di cronaca del ragazzo transgender incintto
In coda lascio una più lunga disamina di ogni punto, mentre qui voglio solo sottolineare come le norme non siano mai pensate a tutela di chi nasce LGBTI, perché si nasce LGBTI, ma soprattutto che nonostante ogni nostra possibile modifica nella nostra possibile fluidità, provare a cambiarci, soprattutto da minorenni, rappresenta solo una forma di tortura alienante pericolosa per la nostra salute mentale e fisica. Le norme che non tutelano o peggio escludono o puniscono le persone LGBTI, fanno violenza sui minori LGBTI. Le norme italiane ci escludono o ci considerano pericolosi. Questo ovviamente in Sanità produce danni e non solo al ragazzo transgender incinto, ma a chiunque nasca LGBTI ed anche a chi lavori in sanità e sia un medico, infermiere, psicologo LGBTI.
La legge 40, ma anche le sue modifiche costituzionali, respirano tutte dell'ideologia omofoba del nostro Paese, che possiamo tranquillamente attribuire oggi anche alla sinistra estrema e alle femministe italiane, che ne reclamano i limiti. Le persone singole o LGBTI sono escluse dei metodi di riproduzione assistita perché persiste l'idea razzista e antiscientifica che possiamo propagandare il nostro comportamento LGBTI o peggio che possiamo compiere agiti pericolosi per i figli, in assenza di qualsivoglia dato razionale. Essere omosessuali in Italia è difficilissimo anche se siamo medici, infermieri o altro personale sanitario.
Come medico sono costretto ad usare ICD 9 CM per cui io stesso sono considerato malato di mente in quanto omosessuale e il mancato passaggio ad ICD 10 ed 11 dal lontano 17 maggio 1990 è oggettivamente frutto della stessa omofobia sanitaria e istituzionale che permea la legge 40 e la futura legge contro la Gravidanza per Altri. Il dott. Mori, a differenza mia, quindi, è molto sereno nel discutere dei paradossi intrinseci della legge 40 e del reato universale, che colpirà di fatto solo noi persone LGBTI in modo catastrofico a breve, ma io non posso. Io vivo liberamente la mia professione, ben sapendo di essere in difetto per il Ministero stesso della Salute. Al quarto posto va citata la legge sulle Unioni Civili che non ha inserito il tema della genitorialità, sempre in collegamento ai pregiudizi suddetti, cui fece seguito la rumorosa sconfitta della legge contro l'Omo-Transfobia in Senato.
Anche nella piccola Omceo Napoli abbiamo subito una simile sconfitta, quando alla nostra interrogazione su modifiche puntiformi della Deontologia Professionale Medica, ci hanno risposto che era assolutamente discriminatorio scrivere di vietare le terapie riparative (considerate dalla WPA , WHO e WPATH come forme di tortura) o le mutilazioni genitali ai neonati intersex (considerate tortura dalla SOC-8) . Hanno affermato essere "discriminatorio" anche solo scrivere di accogliere o di non discriminare le persone LGBTI.
Gli spazi di libertà che ci siamo conquistati sono minati sul posto di lavoro quotidianamente. Non avendo figli siamo sfavoriti nell'affidamento delle guardie o dei turni di ferie. Anche quando li abbiamo, essendo il nostro averli una colpa universale, questo produce effetti quotidiani sulla nostra vita lavorativa. Molti colleghi e colleghe subiscono le offese perpetue, soprattutto quelli e quelle che non riescono a fare Coming Out come medici, infermieri o psicologi omosessuali, lesbiche o bisex. Sono rarissime le persone gender non conformi che lavorino con serenità in sanità, generalmente perché, espulse dalle famiglie, non hanno potuto seguire l'iter di studi necessario.
Seppure in questi casi sarebbe utile la tutela della Deontologia Professionale Medica, la Omceo Napoli ci ha risposto che sarebbe "discriminatorio" tutelarci. Bisogna tuttavia segnalare l'aspetto positivo che oggi, per gli infermieri come Alias e si spera presto per i Dirigenti sanitari come Pseudonimo, sia possibile serenamente il riconoscimento dell'identità di genere del personale sanitario Transgender e Intersex. Anche norme che sono state pensate a tutela del mondo LGBTI, come la legge sul Segreto per il Test HIV, sono diventate armi contro le persone LGBTI al cambiare delle circostanze. Di fatto la successiva norma sulla Privacy in Medicina avrebbe dovuto abrogare quella esclusiva sul Test HIV. Oggi nessun datore di lavoro o parente non autorizzato verrà mai a conoscere nemmeno i valori della pressione arteriosa di un nostro paziente, ma la presenza attiva della precedente legge sul Test HIV causa l'effetto doppio stigma, doppio ostacolo o doppio segreto che dir si voglia, che ne impedisce l'uso a tappeto, come si è fatto con i tamponi Covid-19, per garantire di fermare l'epidemia in corso. E' un paradosso che una legge a tutela delle persone LGBTI, nata quando non esisteva nessuna cura contro l'AIDS, sia diventata un ostacolo proprio per la sua eradicazione, ma è così e colpisce solo le persone LGBTI, visto che per le donazioni di sangue e per la maternità è obbligatorio già da tempo il Test HIV, tutelati dalla legge comune sulla Privacy in Sanità.
Passiamo al caso di cronaca del ragazzo transgender incinto.
La legge 164 impedisce il libero riconoscimento del genere in chi ne richieda la modifica sui documenti se non dopo una lunga trafila che fino al 2015 includeva la sterilizzazione della persona. Se le sentenze costituzionali oggi hanno eliminato questo ostacolo, lasciano comunque l'obbligo della modifica ormonale del corpo transgender per il suo riconoscimento amministrativo. Un maschio transgender, il primo noto in Italia, si è scoperto incinto al quinto mese di gravidanza poco prima dell'operazione di isterectomia. In questo caso è la legge 194 a fallire.
Il percorso della legge 164 per l'affermazione di genere e l'ambulatorio che lo seguiva, nel rispetto della sessualità della persona transgender e della sua fertilità hanno funzionato perfettamente. Hanno infatti giustamente controllato se fosse o meno incinto prima di procedere. A questo punto però la legge 194 viene meno. Essendo al quinto mese il ragazzo transgender incinto non può accedere alla IVG, ma anche se fosse solo al secondo non potrebbe, perché già riconosciuto legalmente maschio, Allo stesso modo se il feto fosse malformato, e immagino non lo sia, giacché siamo al quinto mese e non ce ne è giunta nota, non avrebbe diritto neanche alla ITG, sempre perché non è più considerato una donna alla anagrafe. Questo è un problema raro, ovviamente, ma sottolinea come le persone LGBTI semplicemente non esistano in Sanità. Inoltre lo stesso fenomeno di esclusione della legge 194 accade per l'accesso agli screening oncologici salvavita alla prostata, seni e collo dell'utero. Il PAP test viene talvolta rifiutato anche alle donne lesbiche, che hanno oggettivamente lo stesso rischio di qualunque altra di avere un tumore da HPV, ma per pregiudizio di alcuni ginecologi non avendo avuto rapporti con uomini non sono accolte per eseguirlo. Alle persone Transgender sia prima che dopo il cambio anagrafico, il soloa vere un aspetto o un corpo non conforme le esclude burocraticamente.
La legge 194 come tutte le leggi italiane divide i maschi e le donne e concede o toglie loro diritti e doveri in modo razzista, generalmente rendendo la donna inferiore all'uomo, anche in sanità.
La legge 40 e il futuro reato universale, così come la stessa legge 194, o l'assenza del criterio di adottabilità nella legge sulle Unioni Civili, producono poi una castrazione oggettiva delle persone LGBTI, di tipo materiale, per le poche che lo richiedano e non riescano ad accedervi, e di tipo psicologico e relazionale per tutte le altre che nemmeno lo desiderano.
Alcuni studi USA hanno dimostrato, tra l'altro, che il mancato desiderio di genitorialità nelle persone LGBTI è direttamente proporzionale all'Omofobia subita. Una castrazione a priori, insomma. E' utile tracciare anche il tema dell'allattamento, come potrebbero reclamare le femministe di destra di centro e di sinistra. E' noto che sia utile e necessario per i minori e che prevedere una separazione materna precoce sia negativo per il minore. Questo è evidente ma è usato in modo perverso da chi sostiene certe leggi omo-transfobiche.
La legge dei Paesi anglosassoni sulla Gravidanza per Altri infatti garantisce l'allattamento, quando possibile, e la separazione a volte non avviene mai veramente, dal momento che i genitori richiedenti, generalmente (99%) eterosessuali, semplicemente mantengono un rapporto affettivo con la gestante, che si è creato da prima, essendo stata lei a scegliere per chi partorire. Potrà sembrare sciocco ma esistono delle puntate di alcune celebri sitcom (Will & Grace, Glee...) che spiegano come funzioni la relazione tra la gestante e il richiedente, in questo caso omosessuale.
E' quindi il divieto omofobo della legge 40, l'assenza del diritto di adozione e la norma persecutoria del reato universale a impedire una relazione stabile tra la gestante, i genitori richiedenti (etero ed omosessuali che siano) e il neonato. Sono le leggi illiberali del nostro Paese, che siccome colpiscono solo noi omosessuali/transgender/intersex ed anzi solo una sparuta minoranza di noi o addirittura solo un ragazzo transgender incinto, a non fare clamore ma a causare i danni che pensano di evitare. Ancora una volta a nessuno interessa o solo a pochi della tutela dei minori LGBTI nel nostro Paese e nessuna norma si vede all'orizzonte per evitare i maltrattamenti familiari e scolastici che subiamo fin da bambini. Su questa assenza di tutela ai minori LGBTI ed ai neonati Intersex chiederei un parere alla consulta di bioetica onlus ed alla consulta nazionale di bioetica molto volentieri, sperando il dott. Mori se ne faccia tramite.
Manlio Converti
Presidente AMIGAY aps