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Le buone ragioni del Movimento per la Dirigenza Medica

di Enzo Bozza

23 GEN - Gentile Direttore,
la Sanità è una cosa fastidiosa, come tutte quelle realtà che sono legate ad una necessità che non vorremmo mai avere: l’assistenza in caso di malattia. Ma non è allettante e nemmeno poetico pensare alle malattie quando si è in buona salute e quelle persone che si preoccupano vengono immediatamente etichettate come paranoiche e ipocondriache.

Pensa alla salute è la frase che ricorre quando tutto il resto va male, finché c’è la salute, è la magra consolazione di quelli che non hanno altro, soprattutto nel portafogli. La speranza è l’ultima dea che abbandona gli uomini, diceva lo scrittore, io aggiungerei anche la salute. Comunque, resta un tema talmente fastidioso che difficilmente i Governi se ne occupano, se non quando l’acqua arriva alla gola. E l’acqua alla gola come emergenza, l’abbiamo vissuta durante la pandemia e ora, con la crisi peggiore della sanità italiana degli ultimi decenni. Dove sono finiti i medici? Perché liste di attesa bibliche? E perché ci si prende a cazzotti nei pronto soccorso?
La prima leggenda metropolitana da sfatare è che mancano i medici, cosa non vera poiché i dati statistici ci mettono in linea con tutti gli altri paese europei. Il problema fondamentale e primum movens è organizzativo. Siamo strutturalmente messi male, perché nessuno si è preoccupato di adeguare e ristrutturale la sanità pubblica alla luce delle nuove realtà sociali.

Si affrontano i problemi di salute con una organizzazione che risale a 40 anni fa e si celebrano le nozze con i fichi secchi, visto che anziché investire in salute pubblica sono stati tolti 37 miliardi di euro agli ospedali e al territorio. Con queste premesse, era inevitabile che si arrivasse all’attuale punto di rottura con i cazzotti in pronto soccorso e una sanità per privilegiati: chi può, paga di tasca propria, chi non può si attacca alla divina Provvidenza. Era necessaria, e lo è ancora adesso in modo stringente, una riforma strutturale coraggiosa, intelligente e lungimirante, doti che difficilmente si vedono nei ministeri. Allora la riforma parte dalla base, visto che i governi sono in tutt’altro affaccendati.

È nato un movimento, spontaneo, libero e costituito dai tanti medici e in tutta Italia che affermano da decenni che la solidità dell’edificio sta nelle fondamenta e alla base della piramide c’è il medico di base: la figura sanitaria di riferimento per tanta gente: il primo soccorso sul territorio, la prima risposta che viene in mente a tutti quando si sta male. Tutto passa attraverso questa figura: prescrizione, visite specialistiche, ricoveri, certificazione, prevenzione, screening, assistenza al domicilio dei cronici, cure palliative per i terminali. Perché questo medico, alla base di tutto il Servizio Sanitario Nazionale, non ne fa parte? Perché tenerlo relegato in una posizione marginale di libero professionista pagato un tanto al chilo? In base al numero di pazienti e al numero di prestazioni? Perché il Ministero della Salute è talmente schizofrenico da non rendere il medico di base dipendente pubblico come ogni altro funzionario che lavora per nome e per conto dello Stato?

Nessuna patologia psichiatrica, la realtà è ben altro: ai potentati governativi conviene. Come al solito, pochi privilegiati hanno in pugno la situazione per pochi interessi privati: conviene al maggiore sindacato dei medici che tengono in caldo le poltrone per i pochi aficionados filogovernativi, conviene all’istituto previdenziale dei medici libero professionisti che si vedrebbe soffiare i fondi dall’INPS. Conviene ai tanti imprenditori della sanità privata che con il malfunzionamento della Sanità Pubblica fanno affaroni d’oro. Siamo alle solite, esiste una costante, storica e mai superata mentalità mafiosa nel governo della cosa pubblica: l’interesse di pochi che prevale sulla cittadinanza tutta.

Non riusciremo mai a superare questa storica prevaricazione se non cambiando mentalità e struttura. Questo cambiamento è nelle intenzioni del Movimento della Dirigenza Medica, un gruppo solidale di medici che partendo dalla base, volendo trasformare il medico di base in dipendente statale, vogliono dotare la Sanità Pubblica di una struttura funzionale nettamente migliore come già successo da molto tempo in Spagna e Portogallo. Un medico di base organizzato in strutture pubbliche come le Case della Salute dove lavora in team e con una assistenza H24, con un netto miglioramento di tutte le prestazioni.

Ma siamo in pochi, politicamente deboli e sconosciuti per i cittadini. E’ necessario allargarsi, essere cittadinanza attiva, per non perdere, a causa di pochi privilegiati, un bene di tutti: Il Servizio Sanitario Nazionale.

Enzo Bozza
Medico di base a Vodo e Borca di Cadore (BL)

23 gennaio 2024
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