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Liste d’attesa: di chi la colpa?

di Donato De Giorgi

16 NOV -

Gentile Direttore,
quando un cittadino ha necessità di una prestazione sanitaria subisce sistematicamente un disagio sconfinato, rappresentato dalle liste d’attesa, spesso incongrue, che rappresentano il paradigma del grado di cultura e civiltà di un territorio. Ma un aspetto decisamente grave è rappresentato dall’individuazione di presunte cause e relativi rimedi. Infatti leggendo la stampa e le dichiarazioni di chi gestisce la Sanità nella nostra Regione si desume facilmente che la principale (se non unica) responsabilità delle liste d’attesa sarebbero i Medici.

Ma è proprio così? Vorremmo fare chiarezza non solo e non tanto per denunciare l’ennesima interpretazione che attribuisce al ruolo del Medico grande rilevanza solo per stabilirne colpe e responsabilità, ma soprattutto per poter indicare con maggiore correttezza i meccanismi emendativi.

Si prospettano – con il fine di abbattere l’annoso problema delle attese – 4 interventi “decisivi”:
1- Generare un CUP unico regionale; 2- Divieto assoluto di chiudere le agende; 3- Abolire le liste di reparto “che consentono poi di giostrare i posti garantiti per gli amici”; 4- Azione sull’ALPI (Attività Libero Professionale Intramoenia) con “progressivo contenimento delle prestazioni a favore di una maggiore erogazione di prestazioni istituzionali”.

Riteniamo che:

1- Istituire un CUP unico regionale comporta in tempi brevi un notevole aggravio burocratico (adeguamento delle piattaforme), ma nei tempi medi non si comprende il miglioramento che ne ricaverebbero gli utenti, salvo che ad una afferenza diffusa di richieste non si voglia dare risposte diffuse, ma non adeguate (una colonscopia o una densitometria richieste a Gagliano del Capo possono essere eseguite a Lucera?)

2- Il divieto di chiudere le agende è in vigore da 18 anni (L 266/2005), vi sono solo sporadiche deroghe a tale norma (un unico operatore assente o in ferie e non sostituibile, ecc): è evidente che a fronte di un impegno eccezionale ed encomiabile di tutti i Medici, eventuali ipotetiche inosservanze vanno segnalate in maniera documentata e individuale, senza gettare discredito su quanto fatto dai Medici e – grazie a loro – dalla ASL.

3- L’abolizione delle liste dei Reparti, oltre alla motivazione abietta riportata, è certamente qualcosa che è fuori dalla regolamentazione vigente, dalla logica e va nella direzione opposta alla riduzione delle liste d’attesa. In realtà la prenotazione al CUP è prevista unicamente per le “prime prestazioni” con un sistema di priorità stabilito dal Regolamento Regionale, tutte le altre vengono prenotate dallo specialista (nei controlli – follow up o in casi particolari), dal CORO (in caso di paziente neoplastico o sospetto tale). Certamente tali liste non servono per “comportamenti opportunistici” o per “garantire gli amici”, salvo che non intendevano per “amici” dei Medici tutti i pazienti e soprattutto i più fragili. In ogni caso siamo convinti che denunciare in maniera documentata ipotetiche irregolarità è un atto non solo possibile, ma dovuto, all’opposto del facile e gratuito gettare fango su tutta la comunità Medica, che già deve affrontare tanti disagi.

4- L’attività ALPI collegata ad un incremento delle liste d’attesa è un refrain scordato e reiterato senza alcun nesso logico. L’ALPI infatti viene eseguita dal Medico sempre al di fuori dell’orario di servizio, in un tempo che il Medico sottrae non ai suoi impegni istituzionali, ma per dare una risposta di fiducia clinica ad una esigua minoranza di pazienti; il Medico infatti sacrifica il suo tempo libero, togliendolo alla sua famiglia, ai rapporti sociali, ecc. Ma vi è da aggiungere che (a differenza dell’attività libero professionale privata, che probabilmente ed evidentemente vogliono incrementare) non può avere volumi superiori a quelli dell’analoga attività istituzionale. Da notare infine che una percentuale dell’onorario che la struttura percepisce in anticipo per ALPI viene devoluta proprio al risanamento delle liste d’attesa. Affermare che si dovrebbe procedere ad un “progressivo contenimento dell’attività ALPI per favorire quella istituzionale” non solo non è assolutamente previsto dalla attuale regolamentazione, ma non si comprende come potrebbe agire limitando le attese di prestazioni istituzionali.

Nella serie di azioni ritenute necessarie per ridurre le attese non vi è mai alcuna iniziativa o proposta finalizzata all’incremento di organici di specialisti, ridotti dal 2004, che possa offrire opportunità economiche, giuridiche, di carriera, di qualità di vita, di sicurezza nelle quotidiane controversie medico-legali, nelle aggressioni, nel rischio clinico, ma concedendo unicamente (e solo ad alcuni) possibilità di lavorare un numero di ore maggiore (prestazioni aggiuntive), mentre già abbiamo il fiato sul collo per dare risposte adeguate a quanto oggi ci viene richiesto e mentre sentiamo forte – come ha giustamente affermato l’Assessore regionale alla Salute – il peso politico dei gravi tagli pensionistici e ciò che comporteranno nel prossimo futuro.

Né mai a proposito delle liste d’attesa si è parlato dei tempi delle prestazioni operative (anche per essi vi sono delle liste!): in questa attività non vi è alcuna interferenza (alle nostre latitudini) con attività private intramoenia, eppure è evidente che le attese stanno aumentando notevolmente e da dicembre verosimilmente non si potrà più dare alcuna risposta di chirurgia elettiva (né oncologica, né d’altro tipo), avendo gli anestesisti e molti team chirurgici dichiarato l’indisponibilità - per insufficienza di organici - ad eseguire attività elettive.

Donato De Giorgi
Presidente OMCeO Lecce



16 novembre 2023
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