Gentile Direttore,
anche di recente Quotidiano Sanità si è occupato degli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute riportando ad esempio i risultati dello studio condotto dall'Università di Edimburgo che ha rivelato come le persone esposte a un forte inquinamento atmosferico nella prima infanzia abbiano maggiori probabilità di morire precocemente rispetto a quelle cresciute in aree con una migliore qualità dell'aria. Per questo ritengo di interesse per questi lettori la condivisione di una lettera aperta da me inviata al Presidente dell’Ordine dei Medici di Milano e, per conoscenza, al Sindaco di Milano. Argomento della lettera è la richiesta dell’Ordine al Sindaco di una deroga alle disposizioni comunali in merito all’accesso di veicoli inquinanti nelle zone C e B del territorio comunale quando motivato dalla necessità per i medici di effettuare visite mediche al domicilio dei pazienti. La lettera è stata pubblicata sul sito dell’Associazione Cittadini per l’Aria ed è stata oggetto di un articolo a firma di Gianni Santucci sul Corriere della Sera.
Nel rimandare per le considerazioni di dettaglio alla lettera in allegato, lettera che non a caso cita lo studio della Università di Edimburgo, vorrei sottolineare la questione essenziale che viene toccata: i medici possono avere un ruolo leader nella lotta all’inquinamento atmosferico perché hanno una forte influenza anche culturale sui propri assistiti. L’Ordine dei Medici di Milano avrebbe potuto, forse dovuto, darsi la priorità di agevolare lo sviluppo e poi la sperimentazione di strategie di comunicazione efficaci per correggere abitudini inveterate di abuso dei mezzi di trasporto privati. È anche una priorità spiegare ai propri assistiti cosa si intende per co-benefici di alcuni comportamenti virtuosi: muoversi a piedi invece che in auto, tutte le volte che si può, allunga la vita (è dimostrato), riduce l’inquinamento, rallenta il cambiamento climatico. Ma non si possono portare questi messaggi alla guida di veicoli inquinanti; si perde di credibilità. Anche se lo si fa per una attività importante come le visite domiciliari.
Luigi Bisanti