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La morte medicalmente assistita come pratica sociale muove i primi passi. Riflessioni dopo il terzo caso

di Maurizio Mori 

26 LUG - Gentile Direttore,
ora che anche la 3a richiesta di suicidio medicalmente assistito, quella di Gloria di Treviso (Veneto), malata di cancro allo stadio finale, ha avuto adeguata risposta grazie all’aiuto del sempre generoso e coraggioso dr. Mario Riccio, che ha provveduto a fornire l’assistenza medica richiesta in collaborazione con l’Associazione Luca Coscioni, è opportuno fare un breve bilancio della situazione in Italia sulla tematica.

La 1a richiesta italiana è stata quella di Federico Carboni, conosciuto col nome di fantasia di “Mario”, tetraplegico di Sinigallia (Marche) che ha insistentemente richiesto l’assistenza al suicidio ed è stato assistito dal dr. Mario Riccio il 16 giugno 2022. Questo primo caso ha incontrato iniziali resistenze da alcuni settori delle istituzioni sanitarie marchigiane, tanto che è dovuto intervenire il tribunale di Ancona per sollecitare il rispetto delle procedure previste dalla Sentenza n. 242/19 della Corte costituzionale. Il Servizio sanitario (regionale) non ha fornito né i farmaci né gli altri dispositivi necessari per la procedura, e la ferma decisione di Federico ha potuto essere attuata solo grazie alla tenace assistenza, nei termini previsti dalla normativa, del dr. Riccio e dell’Associazione Luca Coscioni.

La 2a richiesta è stata realizzata in Toscana qualche mese fa grazie all’assistenza del dr. Paolo Malacarne (Consulta di Bioetica, sezione di Pisa) che anche in quest’evenienza ha messo a disposizione la sua grande professionalità e umanità a servizio degli altri, dopo che la Asl di competenza aveva apprestato una procedura apposita per verificare la correttezza della richiesta e rendere spedito l’iter previsto. Anche in Toscana la ASL di competenza non ha fornito né i farmaci richiesti né i dispositivi necessari, ma in linea generale non ha ostacolato la procedura, che anzi era stata preparata e deliberata con attenzione dagli organismi preposti e che ha visto il coinvolgimento della Commissione deputata a valutare la presenza delle condizioni stabilite dalla Sentenza n. 242 e del Comitato Etico competente, il quale ha avuto un ruolo significativo di garanzia a tutela della vulnerabilità dell’interessato.

La 3a richiesta di suicidio medicalmente assistito è quella sopra già ricordata di Gloria, che ha ricevuto risposta domenica 23 luglio 2023 a Treviso. All’inizio le istituzioni sanitarie regionali parevano essere in sintonia con la richiesta di Gloria, ma poi c’è stato un rallentamento di linea che ha suscitato una aperta protesta dell’interessata, la quale ha pubblicamente sollecitato il superamento degli ostacoli frapposti. L’appello ha trovato ascolto e alla fine la ASL di competenza ha fornito anche i farmaci richiesti per concludere la procedura, grazie all’assistenza del dr. Mario Riccio.

Tre situazioni diverse in tre regioni diverse: Marche, Toscana, Veneto. Il dato indica che le richieste di morte volontaria sono ubiquitarie nel paese, che cominciano a diffondersi tra la gente, e soprattutto che la pratica si sta affinando e rodando. Nell’arco di circa 400 giorni in Italia tre richieste solo hanno ricevuta risposta: la prima è stata inizialmente avversata, ma i problemi suscitati hanno fatto da cassa di risonanza che non solo ha fatto conoscere le opportunità aperte www.consultadibioetica.org sollecitando nuove richieste, ma ha anche portato le ASL toscane a apprestare una specifica procedura per dare pronta risposta alle esigenze dei richiedenti.

Un problema che si presenta è quello della fornitura gratuita dei farmaci richiesti e del personale disponibile: Vladimiro Zagrebelsky ha sostenuto che l’assistenza medica al suicidio va inclusa nei LEA, i Livelli Essenziali di Assistenza garantiti a tutti, e Mariella Immacolato ha messo in luce il significato culturale di quella proposta (cfr. Bioetica. Rivista interdisciplinare xxxi (2023) n. 1, pp. 32 – 43: può essere richiesto a: segreteria@consultadibioetica.org).

L’esperienza in corso conferma che la questione va affrontata non solo perché a volte i costi per i farmaci e per i dispositivi necessari possono essere ragguardevoli, ma anche perché il coinvolgimento pratico delle istituzioni sanitarie ha un significato simbolico e culturale profondo: rivela che l’assistenza alla morte volontaria non è solo qualcosa di imposto alla medicina dall’esterno, dal diritto: nello specifico dalla Corte costituzionale, ma è aspetto che coinvolge direttamente la medicina stessa e che risponde a richieste sanitarie.

È quindi molto apprezzabile constatare che il Veneto abbia accolto questo punto e aperto al riguardo una nuova strada. Sappiamo anche che altre richieste di suicidio assistito sono state inizialmente avanzate e che hanno poi trovato risposte diverse perché l’interessato ha voluto in altro modo: soluzione eccellente che merita il plauso in quanto anch’essa è comunque frutto di decisione autonoma e di autodeterminazione. Resta però che le richieste di assistenza medica alla morte volontaria sono in crescita e che – nonostante l’assenza di una legge adeguata che stabilisca procedure certe e agevoli – siamo agli albori di una nuova pratica sociale: quella della morte medicalmente assistita.

Gli inizi (nelle Marche) non sono stati facili e lineari, ma va anche rilevato che le istituzioni sanitarie sono state abbastanza pronte a dare risposta alla nuova esigenza emersa: in Toscana sono stati apprestati percorsi strutturati per dare all’interessato risposte rapide e precise anche se il caso non ha avuto riscontro mediatico, mentre in Veneto sono stati forniti anche i farmaci richiesti e i dispositivi.

La morte medicalmente assistita come nuova pratica sociale sta muovendo i suoi primi passi e la nuova pratica va sostenuta, perché non bisogna dimenticare che chi richiede l’accesso ad essa si trova in una “situazione infernale” ossia quella situazione in cui, per le ragioni più diverse: fisiche, psicologiche o spirituali, si soffre senza possibilità di sollievo e di ritorno al positivo. Aiutare a uscire dalla situazione infernale è un atto di pietà umana, e per questo la strada imboccata è indice di una crescita morale.

La Consulta di Bioetica Onlus si rallegra per i progressi attuati nell’ambito del fine-vita e auspica che si proceda ad allargare le opportunità di morte volontaria al fine di evitare le condizioni infernali che, purtroppo, attanagliano molte esistenze.

Maurizio Mori
Consulta di Bioetica Onlus
Presidente

26 luglio 2023
© Riproduzione riservata

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