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Standard ospedalieri per le cure palliative e adeguata considerazione del personale

di Marco Ceresa

25 LUG - Gentile Direttore,
finalmente si giunge ad un tavolo di revisione del Regolamento degli Standard Ospedalieri (vecchio DM 70/2015) da armonizzare con una necessaria revisione degli Standard Territoriali (recente DM77/2022) che da soli certo non possono realizzarsi adeguatamente. In tal senso sarebbe forse auspicabile anche il superamento della divisione artificiosa fra sanitario e socio-sanitario, riunendo le competenze ed evitando sovrapposizioni e duplicati che non ci si può permettere, vista la sostanziale unicità del malato fruitore...

La storia delle cure della sofferenza, in particolare delle Cure Palliative (CP) è clamorosa e paradigmatica in tal senso, avendo esse addirittura patito l'illegittima esclusione dagli Standard Ospedalieri nel 2015 ad opera del DM 70 (in palese violazione della legge 38/2010). Risulta ora del tutto insufficiente la sola inclusione delle CP negli Standard Territoriali, DM 77/2022, contenenti l'irrealizzabile pretesa che le strutture del territorio possano anche far fronte ai bisogni costanti e quotidiani della sofferenza ospedaliera (come estesamente esplicitato, “Non basta il DM77 per avere le Cure Palliative e il controllo della sofferenza in ospedale”).

Siamo in molti ad auspicare un concreto rientro a pieno titolo, anche di natura regolamentare esplicita, delle CP nei nosocomi, ove sono assai numerosi i malati che necessitano di controllo della sofferenza ed ancora oggi incredibilmente non la ottengono (eppure è sin dal 2001 che fu voluto l’ospedale senza dolore dall’allora Ministro Prof Veronesi).

Vale la pena ricordare, ancora, come tutte le forze politiche parlamentari, nella passata legislatura terminata anticipatamente senza concludere i propri mandati, avessero già impegnato il governo “a garantire un servizio di cure palliative ambulatoriali e di consulenza per ogni ospedale di base ed un hospice ospedaliero per ogni presidio ospedaliero di primo livello”, grazie alla approvazione quasi unanime della risoluzione Trizzino del 2021

Insieme alla revisione dei regolamenti ospedalieri occorrerebbe poi considerare anche una revisione globale dei criteri di assunzione del personale, rendendo attrattivo e più libero il Ssn pubblico, istituendo regole internazionalmente valide, consideranti come unico criterio per l’assegnazione dei ruoli (anche di neo-assunti) quello della competenza e merito, valorizzando la vera esperienza ovunque maturata (anche all’estero od in ambito privato o libero professionale).

Andrebbe eliminato l'assurdo e discriminatorio criterio per cui il Servizio Pubblico considera come carriera solo quella effettuata in se stesso (autoreferenzialità inaccettabile e svilente il Ssn stesso). Sono in tanti i medici che ritengono incomprensibile ed ingiusta anche la decurtazione di stipendio, a parità di orario, per chi sceglie la non esclusività di rapporto, fatto che contribuisce a disincentivare la permanenza nella sanità pubblica. Sono temi riguardanti il futuro della sanità, che forse solo le carenze costringeranno a considerare.

Ormai è più che mai necessario, che i pochi medici rimasti siano incentivati a prestare la loro opera specialistica anche al di fuori dell'orario ospedaliero, in qualsiasi struttura convenzionata e non, stante la persistenza di inaccettabili liste di attesa che causano danno alla salute per ritardi diagnostici e di cure, con ovvio impatto economico e sociale assai negativo.

Anche ciò concorrerebbe alla costituzione di quella necessaria interconnessione in rete ospedale-territorio-MMG, auspicata recentemente da molti ed assolutamente necessaria.

Marco Ceresa
Medico

25 luglio 2023
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