Gentile direttore,
l’esperienza maturata durante la pandemia, oltre il 70% dei pazienti affetti da covid è stata ricoverata in Medicina Interna, considerando che la Medicina Interna ricovera oltre un milione di pazienti/anno, doveva essere un insegnamento per chi amministra la Sanita’ Pubblica. L’approccio multidisciplinare è stato l’arma vincente per contrastare la complessita’ multisistemica del Covid. Tutta questa esperienza ci conferma che l’idea di una medicina interna che assiste pazienti a bassa intensità di cura è oramai fuori della realtà, perché al di là dei ricoverati Covid, la maggior parte dei pazienti che arrivano nei reparti di area medica per acuzie da pronto soccorso hanno oramai un elevato livello di complessità e comportano un notevole carico assistenziale.
Prima della pausa estiva non è particolarmente incoraggiante soprattutto per i Medici Internisti che lavorano all’interno degli ospedali e devono dopo anni difficili, godere dei 15 giorni di ferie dovute, che siano obbligati a far fronte alle necessita’ del PS, avendo sicuramente una competenza specifica nella gestione dell’urgenza e del malato complesso .
La carenza di risorse umane ha una connotazione trasversale nel senso che molteplici specialità e reparti ne sono pesantemente affetti; tuttavia, i Pronto Soccorso e la Medicina d’Urgenza, più di altri, manifestano disagi non più sostenibili. L’emorragia di medici dai reparti di Pronto Soccorso, per lo più legata ad inadeguatezza delle retribuzioni, ha portato al coinvolgimento appieno dei Medici Internisti svuotando i reparti ed allungando le liste di attesa. Questo serve apparentemente per tappare i buchi, ma non per risolvere il problema perché svuotando i reparti, si dimette di meno la qualita’ dell’assistenza diminuisce, dati dimostrati da tutta la letteratura scientifica che la qualita’ del lavoro medico/ infermieristico è correlato al numero/pazienti. Pertanto nell’ottica che le Scuole di Specialità in Medicina d’Urgenza non hanno alcuna chance di contribuire alla soluzione del problema o, quantomeno, di limitarne l’impatto, dal momento che più della metà dei posti disponibili per gli specializzandi non sono coperti e il tempo per la necessaria formazione non rende disponibili le risorse che possono contribuire da subito a sanare le carenze. Anche quando gli specializzandi partecipano ai concorsi pubblici, secondo le disposizioni di legge approvate, molti Direttori di Specializzazioni negano il consenso all’assunzione. Questo dovrebbe far riflettere il legislatore anche sulla disastrosa deriva dei sistemi di gestione del rischio clinico e delle normative in tema di responsabilità del medico.
Dunque i Medici Internisti dopo aver sostenuto oltre il 70% del peso della pandemia, si trovano ora a dover coprire i turni del Pronto Soccorso, con una evidente dilatazione del numero di ore straordinarie lavorate e, purtroppo non pagate. Ironia della sorte, infatti, i soldi che mancano per pagare gli straordinari sono invece disponibili per pagare lautamente le cooperative. Che sia colpa dei diversi centri di costo?
Prima che l’intero sistema naufraghi, abbiamo immediatamente bisogno non delle solite e stantie promesse ma di ottimi salvagenti da realizzare in tempi brevissimi.
Disincentivare l’abbandono del sistema pubblico con idonei adeguamenti salariali, abbattere le liste di attesa, efficientare i reparti di Pronto Soccorso, riorganizzandoli, in modo “virtuoso”, facendo trovare tutte le professionalita’ mediche che sono necessarie, secondo l’epidemiologia specifica, per una medicina di qualita’. IL PS è l’interfaccia tra la cittadinanza e l’Ospedale, bisogna metterci i migliori, non gli ultimi arrivati. Questo in una visione generale, è semplice basti dare disposizione che è un lavoro che devono fare tutti. Non è giusto differenziare allo stesso stipendio uno sceglie un posto ove non si fa emergenza rispetto ad un posto dove si fa PS. Le risorse rese disponibili dal PNRR potrebbero costituire una prima risposta adeguata a questa emergenza ma la sua impostazione strategica che orienta anche se correttamente lo sguardo sulla medicina territoriale, rischia di trasformarsi nel classico “cavallo di troia” allorché, causa l’assenza di medici ed infermieri, le Case di Comunità e gli Ospedali di Comunità si troveranno a spostare Infermieri e Medici dagli Ospedali per poter funzionare, creando ulteriori disagi e aggravando i problemi. Ci spaventa l’idea di dover assistere allo svuotamento delle migliori risorse presenti negli ospedali per dar vita a servizi di assistenza sanitaria territoriale precari e insufficienti
Noi siamo d’accordo a contribuire in questa enorme difficolta’ alla gestione del PS, ma nell’ottica di pensare ad un cambiamento organizzativo e strutturale che non puo’ essere lasciato alla medicina d’urgenza che dai dati delle scuole di specialita’ .come citato prima, che se non si cambia la vision ed il modo di lavorare dei PS e Medicina d’Urgenza, fra qualche anno non esistera’ più. Intanto come Medicina Interna, sottolineiamo che siamo il fulcro del SSN, che senza la figura del Medico Internista, non si accettano correttamente i malati, nessuno è più specialista del malato complesso, oggi purtroppo la maggioranza di chi arriva al PS, senza il suo contributo quotidiano i PS esploderebbero, ma la gestione dei letti necessita’ uno sforzo del legislatore visto, che siamo costretti a negare il 22% dei letti, come riportato dai dati della prof,ssa Cogliati,su una indagine delle Medicine Interne delle Lombardia, perche’ occupati da pazienti definiti bed blockers. Pazienti che occupano abusivamente il letto, e non dovrebbero stare in Ospedale non si sa dove spostarli, non hanno problemi medici ma sociali, ma nessuno se ne occupa.
Infine il Medico Internista è l’unico che ha una visione olistica, deve gestire il malato complesso, deve fare i Turni anche in PS, non riesce a dimettere per la presenza dei bed blockers, e la qualita’ dell’assistenza e le dimissioni ordinarie sono rallentante dalla diminuizione dei Medici Internisti presenti in reparto.
Questa è la causa principale degli affollamenti al PS, la carenza di letti e di Medici Internisti usati come tappabuchi, “il gatto che si morde la coda”. Dati OCSE, Italia posti letto 3/1000, Germania 8,5/1000, Francia 6,5/1000 abitanti, fermarsi a discutere solo di PS, e non di una visione d’insieme, non ci risolvera’ mai i problemi.
Antonino Mazzone