Gentile Direttore,
è davvero triste leggere che il Ministro della Salute Orazio Schillaci avanzi proposte sulla specializzazione universitaria dei Medici di Medicina Generale [Medici di famiglia: parte la rivoluzione? Dalla specializzazione universitaria alla dipendenza arriva il Piano del Ministero della Salute - Quotidiano Sanità, senza sapere che le leggi della sua nazione la vietano.
E che anche il maggior sindacato italiano, la CGIL, gli abbia fatto eco nella manifestazione di sabato 24 giugno a Roma lanciando la stessa parola d’ordine. La specializzazione universitaria in medicina di base è vietata da una Direttiva dell’UE (86/457/CEE), perché la formazione dei Medici di Medicina Generale deve “essere più pratica che teorica” e impartita per almeno 6 mesi presso un ospedale e per 6 mesi presso un ambulatorio di medicina generale (art. 2).
Questa è la prima direttiva comunitaria che ha regolamentato la formazione specifica dei medici generici, fino ad allora non prevista. La direttiva della CEE fu recepita in Italia (DM Sanità 10.10.1988) e nel 1991 furono avviati i primi “Corsi di formazione specifica in medicina generale” di durata biennale. La direttiva UE è stata poi aggiornata, portando la durata del corso a 3 anni (2001/19/CE), e nuovamente recepita in Italia dal DLgs 277/03, che ha affidato alle Regioni la gestione dei corsi e la determinazione del contingente numerico dei medici da formare. (Per inciso sia detto che è una polemica sterile quella di alcuni Presidenti di Regione – Fedriga e Fontana – di voler addossare al Ministero della salute le attuali carenze di MMG, essendo loro a calcolarne il fabbisogno ex art. 35 DLgs 388/99).
Certamente i Corsi regionali di formazione dei MMG sono disomogenei nei programmi e nei tirocini e oggi avrebbero bisogno di una profonda revisione e di minori interferenze da parte dei sindacati medici. Ma tutto sommato è un bene che la formazione non sia gestita dall’Università, perché nei 6 anni di formazione in medicina e chirugia gli studenti non hanno l’opportunità di seguire un corso specifico sulla medicina di base (solo qualche accenno nel corso di Igiene e sanità pubblica) e non esiste nelle università italiane nessun Dipartimento di Assistenza Primaria.