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I farmacisti sotto il mirino dei giustizialisti

di Raffaele Siniscalchi

11 OTT - Gentile direttore,
alla fine l'on. Palagiano (IDV), in questa ventata giustizialista, ha avuto la meglio e ha ottenuto l'approvazione del suo emendamento nei confronti dei titolari di farmacia che, se condannati in primo grado, dovranno aspettare la fine del giudizio, fino al terzo grado, per cedere la farmacia (o la loro quota azionaria) a terzi.
 
In pratica un provvedimento punitivo, anche se la legge asserisce che la pena viene comminata in caso di conclamata colpevolezza e garantisce la presunzione di innocenza sino all'ultimo grado di giudizio.
E quando trattasi di soggetti prossimi ai 65 anni, visti i tempi della giustizia italiana, cosa accadrà?
Dovranno aspettare che finisca il purgatorio giudiziario al fine di poter vendere la licenza o cederla ai figli, lasciando, compiuti 68 anni, la direzione a un farmacista compiacente assunto come direttore.
 
Ma, in caso di giudicata innocenza, chi pagherà i danni per la mancata vendita della licenza e/o per i lievitati costi di gestione?
Perché l'onorevole non si è prodigato nel promuovere tale norma anche nei confronti di tutti gli altri soggetti che interagiscono con l'erario e il SSN?
Anzi, perché non estendere questa norma a tutti i cittadini italiani rei in primo grado di truffe o appropriazione indebita o concussione, e non soltanto verso lo Stato o Società pubbliche ma anche nei confronti di loro pari?
Lo schifo politico di questi giorni mi dà il vomito.
Tuttavia la ringrazio poiché, se nutrivo qualche dubbio su quello che sarà il mio futuro orientamento alle prossime elezioni, egli è riuscito a fugarlo e a rendere più evidente quella che è la vera “Casta Italiana”.
 
Dr. Raffaele Siniscalchi
Consigliere M.S.F.I. (Movimento spontaneo Farmacisi italiani)
Titolare di farmacia

P.S.: a proposito, leggo in internet di un farmacista titolare condannato per non aver apposto la data di spedizione su un numero esiguo (5) di ricette rilevate dalla ASL in farmacia.
La ASL ha sollevato quanto previsto nella normativa dell’art. 37 del Regolamento farmaceutico del 1938!
Quando si parla di "farmacia pietrificata", e mi riferisco al Ministro Balduzzi, mi pare di capire che si preferisca piuttosto girare lo sguardo da un'altra parte invece di affrontare i veri problemi.
Per la cronaca il titolare della farmacia incriminata, nel difendersi dall'accusa, evidenziava che le ricette erano state spedite da suoi colleghi e non da egli.
Pur tuttavia il TAR l'ha ritenuto responsabile principale e non in solido (con l’eventuale diverso autore materiale) della violazione.
Credo sia giunto il tempo che, per tutte le responsabilità di cui si deve far carico un titolare di farmacia, venga rivista e chiarita la remunerazione che gli compete e esse (le responsabilità) vengano, in caso di manchevolezze nell'espletamento del servizio farmaceutico, attribuite agli autori materiali.
 

11 ottobre 2012
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