Gentile direttore,
“La giornata di oggi ha dimostrato come siano necessari nuovi modelli e un nuovo approccio al sistema salute, al sistema sociosanitario: non c’è più spazio per ricette semplicistiche, servono risposte univoche ai problemi complessi del sistema salute di questo Paese e dei professionisti che quotidianamente lo vivono”. Sono le parole scelte dalla presidente della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche, Barbara Mangiacavalli, a commento della terza Giornata nazionale del personale sanitario, sociosanitario, socio-assistenziale e del volontariato, celebrata a Roma da tutte le undici Federazioni dei professionisti sociosanitari, unite e compatte.
Come ha ricordato l’impostazione stessa del programma ufficiale dell’intensa mattinata vissuta a Roma, è fondamentale stare ‘’insieme’’, per raggiungere un risultato; e questo è stato certamente fatto, in un lavoro di amalgama che non era scontato fino a qualche anno fa. Infatti, si sono trovate unite e fortemente in sintonia nella occasione di questa ricorrenza queste professioni anche molto diverse le une dalle altre, ma unite dalla stessa attenzione verso il fruitore finale: l’unione ha voluto ribadire e rimarcare che serve una grande attenzione al sistema sanitario e socio sanitario, perché nulla è scontato, e le fragilità endemiche organizzative, di dotazioni, di tecnologia, che sono parte del nostro contesto quotidiano possono essere messe a durissima prova da un evento di ‘’stress’’ acuto.
La Giornata è stata decisamente emozionante, ed in questo contesto speciale le donne sono state protagoniste; sia con la conduzione, sempre di livello e sicuramente ''non di maniera'', di Arianna Ciampoli, che ha conosciuto gli infermieri nelle prime difficili e complesse celebrazioni del primo periodo pandemico; sia con l'apertura ufficiale della celebrazione, che non per caso ha visto protagonista una donna presidente di una Federazione (appunto Barbara Mangiacavalli); e poi con l'arte, profusa davvero con maestria, delle donne (c'era in realtà anche qualche uomo...) che hanno suonato per la Red Shoes Women Orchestra, che ha veramente emozionato tutti i presenti. Anzi, è doveroso ricordare più puntualmente le principali protagoniste del concerto: molti brani ricchi di fascino sono stati eseguiti dall’ orchestra pugliese diretta da Dominga Damato, con la voce in canto di Enza Carenza – e la voce ‘’in parola’’ di Silvana Kühtz che è intervenuta, nel ruolo di poeta e docente, sulla bellezza e sulla cura.
Il valore della componente di genere femminile, evidenziato dalla organizzazione con questa scelta d’arte, è il giusto riconoscimento all’assoluto protagonismo della donna nella ricorrenza di questa celebrazione: per molte delle professioni presenti quella femminile una presenza forte e di spessore quantitativo e qualitativo, e non solo fra gli infermieri (dove le donne sono il 78% le iscritte agli Albi nazionali), ma naturalmente lo è ancor più fra le ostetriche (percentuale ancora più marcata) e fra le assistenti sociali.
Se ‘’insieme’’ è stato l’avverbio usato per la celebrazione di questo 20 Febbraio, è giusto ricordare che questa tragedia che si è abbattuta sul pianeta non ha solo unito le persone o alcune categorie professionali, ma ha visto anche profondi contrasti su più aspetti: non siamo certo qui per tornare a un tempo che fu anche a tratti strumentalmente polemico, ma per ribadire – se fosse ancora una volta necessario- che ‘’restare insieme’’ è certamente meglio.
Vale per tanti aspetti delle nostre vite, e vale per le professioni che si occupano di salute, e di aspetti sociosanitari, dove procedere insieme è decisamente meglio che procedere in ordine sparso, e qui possiamo vedere alcuni aspetti che aiutano a capire perché.
E’ meglio procedere insieme, perché più forte può essere la risposta alla domanda di chi ha necessità; è peraltro meglio, perché si ha più forza e più potere contrattuale, nel segnalare con cura e attenzione dove sono collocate le criticità del sistema da parte di chi lo vive , dal punto di vista tecnico ed operativo, dal suo interno. E’ certamente meglio restare insieme, perché la disunione facilita l’inserimento di elementi divisivi, per qualsivoglia motivo; certamente restano -e devono restare- diversità di impostazione e di profilo professionale, così come diverse sono le responsabilità, piuttosto che i percorsi formativi; ma queste differenze non devono minare la coesione interna ad un grande insieme (ritorna ancora l’avverbio…ambizioso) che può solo uscire più forte da questa scelta.
L’auspicio naturalmente, dopo giornate simili, è semplice, quanto di alta aspettativa: i decisori politici devono, presto, trovare strategie di soluzione alle complessità note, peraltro ricordate anche ieri dalle stesse Autorità che sono intervenute; e considerare che alcune di queste difficoltà impongono nuove strategie di attacco, perché possano essere superate: non c’è più spazio, né tempo – come ricordato da Barbara Mangiacavalli- per ricette semplicistiche, e poco incidenti sulle attuali difficoltà del sistema.
Francesco Falli
Presidente Opi La Spezia