si è celebrata domenica scorsa, 29 gennaio 2023, la 70^ Giornata Mondiale delle Malati sofferenti di Lebbra. Mi è parso però che sia stata poco evidenziata dai media, anche in ambito medico. Personalmente, mi sono trovato solo casualmente ad assistere ad una breve esposizione di alcuni volontari che operano a sostegno di iniziative umanitarie a favore di questi malati, in una area del Brasile, dove purtroppo questa antica e terribile malattia è molto diffusa.
Nel sensibilizzare circa la gravità sociale e la distribuzione epidemiologica di questa patologia, si evidenziava come, a causa della pandemia da Covid19, molte risorse economiche e sanitarie siano state indirizzate su quest’ultimo fronte, lasciando senza adeguato supporto l’ambito della cura e della prevenzione della Lebbra: a ciò si aggiungano anche le difficoltà economiche esacerbate dalla pandemia a livello generale, provocando un ulteriore scadimento delle condizioni igieniche in cui vivono migliaia di famiglie.
Tutto questo contesto ha amplificato i numeri dei pazienti, che spesso si trovano anche nella difficoltà per completare pienamente il necessario ciclo di cura, inficiando spesso il risultato finale, che si traduce così in un’altra molla di spinta per il contagio.
A rendere ancora più drammatica la situazione, sarebbe anche l’aumento dei casi pediatrici e nella fascia giovanile, che incide anche sulle prospettive dello sviluppo del singolo individuo, con gli annessi traumi psicologici causati da isolamento e connesse emarginazioni dalla vita sociale e attiva per la propria crescita formativa.
Infine, l’ultima considerazione sulle fasce sociali affette maggiormente dal morbo:
- la consuetudine vuole attribuire alle carenti condizioni igieniche di vita, appannaggio prevalentemente delle classi povere della popolazione; in realtà, con l’amplificazione del contagio,
- sono interessate anche i ceti con ampie disponibilità economiche, con qualche caso anche tra i nostri connazionali che vivono in quei territori.
Se, come leggiamo, in Italia i casi segnalati sono estremamente rari, essendo pressoché esclusivamente di importazione, viene anche da chiedersi quanti di noi medici abbiano in mente, almeno scolasticamente, le caratteristiche fondamentali dei quadri sintomatologici della malattia lepromatosa, tenendoli presenti nel momento in cui ci si trovasse di fronte ad un paziente che li manifesti al ritorno da zone endemiche.
Potrebbe essere necessario un approccio multi-specialistico per i diversi apparati e organi interessati, essendo molto spesso coinvolto anche l’apparato oculare. Infatti, viene riportato che il coinvolgimento oculare nella lebbra sia del 70-75%, che circa il 10-50% dei pazienti affetti da lebbra soffra di gravi sintomi oculari e che la cecità si verifichi in circa il 5% dei pazienti. Purtroppo, la malattia porta a molti sintomi e segni oftalmologici (1,2), insieme a molte altre manifestazioni cliniche in diversi distretti dell’organismo, ne viene citato un esempio (3).
Concludo queste mie riflessioni con la speranza che le Nazioni che ne hanno facoltà, si adoperino concretamente per debellare definitivamente questa grave malattia.
Gianni Zuccheri
Riferimento bibliografici e iconografici:
(1) Grzybowski A, Nita M, Virmond M. Ocular leprosy. Clin Dermatol. 2015 Jan-Feb;33(1):79- 89. doi: 10.1016/j.clindermatol.2014.07.003. PMID: 25432813.
(2) Goel S, Gogia K, Singla R, Gupta S, Patel K, Verma S. Lepromatous leprosy with central serous chorioretinopathy. Indian J Dermatol Venereol Leprol. 2022 Nov-Dec;88(6):807-811. doi: 10.25259/IJDVL_1100_20. PMID: 36331860.
(3) https://www.nejm.org/image-challenge?ci=20220922&startFrom=17&page=2