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Non si possono ignorare gli errori fatti in passato sulla sanità

di Giancarlo Pizza

03 FEB -

Gentile Direttore,
mi ha molto colpito la lettera inviatale dal dottor Geddes con l’apparente obiettivo, forse, di disinnescare un interessantissimo articolo del Prof. Cavicchi di qualche giorno fa, il quale, per contro, a mio parere è apparso rivelatore di una situazione di grave disagio in cui è stato precipitato il Servizio Sanitario Nazionale per alcune decisioni prese a suo tempo e da Cavicchi ben individuate e documentate. In quell’articolo il prof Cavicchi sintetizzava la “svendita” della sanità pubblica al mercato con l’espressione la “grande marchetta”. Espressione che riassume le scelte di privatizzazione fatte dal centro sinistra negli anni ‘90 e da quel che vedo diventata ormai proverbiale nel dibattito sui social. Personalmente non mi scandalizzo più nel vedere utilizzate certe definizioni per determinate rappresentazioni ma non vorrei essere frainteso o considerato offensivo per cui preferisco sostituire il termine usato da Cavicchi con “certe scelte” per “marchette” e per “marchettari” “coloro che hanno fatto determinate scelte”. Naturalmente attribuendo loro il peso delle scelte fatte e da me considerate negative e destruenti per il SSN.

Capisco che chi ha fatto determinate scelte (Cavicchi li chiama “coloro che hanno fatto determinate scelte”) in sanità possano risentirsi quando lo si dice riferendosi a loro ma se queste scelte le hanno fatte per davvero, come è incontrovertibilmente provato, non capisco la ragione del loro risentimento. E meno che mai capisco come si possano permettere di dileggiare lo sforzo di verità del prof. Cavicchi. O hanno il coraggio di ribadire le loro scelte o fanno autocritica. Che senso ha attaccare chi si sforza di trovare delle soluzioni praticabili?

La cosa che mi colpisce in modo particolare, come dimostra l’eloquio del dottor Geddes, è che costoro con la sanità in ginocchio e ridotta allo stato attuale non intendono accettare alcuna critica, ignorando la realtà fattuale.

Personalmente in questo momento, al pari del prof Cavicchi, quindi a differenza del dottor Geddes, penso che con una guerra e una crisi economica sia piuttosto difficile rifinanziare “certe scelte” fatte negli anni ‘90 e per giunta a spese del nostro erario. Credo anche io che oggi, per ragioni evidenti di scarsità delle risorse, per la sanità pubblica sia arrivato il momento di riformare la spesa storica e in particolare riformare il rapporto pubblico privato sul quale ha lavorato particolarmente la Bindi con la riforma ter.

Oggi anche io credo che “certe scelte” che oggi il dottor Geddes difende siano oggettivamente difficili e quindi impraticabili.

E’ quello che penso vorrò dire nel convegno che abbiamo organizzato a Bologna sabato prossimo presso l’Ordine dei Medici.

Anche io penso, a differenza del dottor Geddes e della Bindi, che oggi non è più possibile sottrarre risorse ai diritti per darle alla speculazione. Perché continuare a fare questo non è più un tosare la pecora ma è nutrirsi della sua pelle.

Per cui sono convinto che il desiderio di “coloro che hanno fatto determinate scelte” -e che il dottor Geddes approva- di rifinanziare “quelle scelte” dopo un quarto di secolo sia non solo ingiusto e sbagliato ma anche miope.

Se non ricordo male non è la prima volta che il dottor Geddes scende in campo con le sue argomentazioni per difendere l’onorevole Bindi dalle analisi del prof. Cavicchi. Naturalmente nulla da ridire se queste sono le sue convinzioni ma non potrà lamentarsi se finisce per essere associato a “quelle scelte”! Inoltre non si può negare che il cigno nero, sulla sanità pubblica, abbia cominciato a volare negli anni ‘90 con il centro sinistra al governo e che in quegli anni ci fosse la Bindi a fare il ministro della sanità.

Quindi trovo incomprensibile e fuori luogo che il dottor Geddes tenti di screditare il prof Cavicchi se quello che scrive Cavicchi è storicamente vero ed è drammaticamente in atto.

Della lettera di Geddes mi hanno colpito altre due cose. La prima è che il dottor Geddes, contro la proposta pratica del prof Cavicchi di usare le risorse fino ad ora spese per gli incentivi fiscali al mercato per finanziare la rimozione dei tetti alle assunzioni, dice che c’è “bisogno di ben altro”. Dottor Geddes il prof Cavicchi nel 2016 ha proposto la quarta riforma e quindi di riformare l’idea neoliberale di sostenibilità della Bindi. Lei a parte confermare “quelle scelte” cosa intenderebbe proporre?

La seconda cosa è che il dottor Geddes definisce le controriforme degli anni ’90, che oggi ci hanno portato oggettivamente alla rovina, “un presunto peccato/reato che risalirebbe a 24 anni fa” quindi di nessun conto e si chiede se per questo presunto reato sia giusto ricorrere all’ergastolo ostativo? Mah!

Caro dottor Geddes mi sembra di intravvedere che la Sua difesa di “quelle scelte” alla quale attende con diligenza le impedisca, forse, di comprendere il grande dramma che, ad avviso del prof. Cavicchi -e sommessamente mi lasci aggiungere- anche a mio avviso, sbagliate rappresentano oggi per la sanità pubblica.

Di recente in un editoriale comparso su Lancet (“The NHS is sick, but it is treatableap”) si faceva una semplice constatazione che mi sento -pensando al dottor Geddes e alla Bindi- di condividere: chi ha ridotto la sanità nelle attuali condizioni dubito possa essere colui che la può salvare. Vedremo cosa potrà e vorrà fare un nuovo Governo da poco insediatosi.

Infine credo sfugga al dottor Geddes che certo sarcasmo oggi non è salutare per la sanità.

Vorrei però chiudere ricordando al dottor Geddes che in tutta la mia vita di medico ospedaliero in un grande ospedale di Bologna e di ricercatore internazionale, non ho mai accettato l’intramoenia, cioè di fare l’attività libero professionale, cioè una forma indecente di privatizzazione introdotta dalla sua “maitre à penser”, l’onorevole Bindi e che ancora oggi considero, in scienza e coscienza, una delle cose meno salutari per i diritti dei cittadini -almeno per i meno abbienti- e per il Servizio Sanitario Nazionale.

Giancarlo Pizza

Vicepresidente OMCeO Bologna



03 febbraio 2023
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