Gentile Direttore,
in qualità di Responsabili di S. di Psicologia Ospedalieri riteniamo utile contribuire al dibattito che si è aperto in relazione al documento “Linee di Indirizzo per la Funzione della Psicologia nel SSN” e da Lei gentilmente accolto in queste pagine. Tale documento, al Tavolo di Lavoro coordinato dal Ministero della Salute con ISS, Agenas, rappresentanti delle Regioni, Consulta delle Società Scientifiche e CNOP, è in attesa di approvazione.
A nostro avviso, può essere letto ed inteso considerando la professione psicologica nella sua valenza pragmatica multifunzionale e trasversale in coerenza con i cambiamenti socioculturali, sociosanitari e demografici intervenuti nel nostro Paese. Tali mutamenti hanno determinato nuove esigenze nei cittadini in termini di cura, generando quelli che vengono definiti nuovi bisogni di salute in continua evoluzione. Circa 40 anni sono trascorsi da quando cominciarono ad essere identificate le prime forme di coordinamento di Psicologi operanti in diversi settori, dall’ambito scolastico a quello comunitario, ospedaliero e della salute mentale. Essi rappresentano la cornice all’interno della quale i Servizi/Unità di Psicologia si sono progressivamente costituiti dall’istituzione del SSN nel 1980.
Sorprende come la naturale evoluzione verso l'organizzazione del settore psicologico, isomorfica all’architettura del SSN, venga ritenuta una posizione eccentrica, folle od antistorica, così come la proposta dell’implementazione di funzioni/aree/servizi di Psicologia autonomi (Legge 176/2020 Art. 20 bis PNRR, DL 137/2020 Decreto Ristori). In qualità di Responsabili con il mandato di sviluppo ed integrazione dell'intervento clinico e della salute, confermiamo che senza strumenti di gestione organizzativa è impossibile un governo clinico spt. in presenza di una domanda estremamente complessa (numerosità di Dipartimenti, U.O e gruppi di lavoro titolari dei più diversi percorsi secondo fascia evolutiva e patologia).
È esperienza documentata che, laddove presenti, le U.O di Psicologia sviluppano funzioni trasversali integrando le proprie competenze con quelle dei diversi membri dei gruppi di lavoro multidisciplinari (DRG 1141/2021 Emilia-R., Linee d’indirizzo alle Az. Sanitarie in tema di organizzazione dell’area “Psicologia clinica e di comunità”).
Tale ottica poco ha a che vedere con il concetto di corporativismo monodisciplinare a cui da più parti, nel dibattito in corso, si fa riferimento. Queste Unità si collocano tra la produzione e la committenza e hanno bisogno di un’architettura organizzativa che le definisca e le renda fruibili all’interno della complessa rete sanitaria ed accessibili al cittadino (superamento del modello a Silos).
In assenza di tale presupposto, non è possibile una logica di garanzia di fruizione, programmazione, priorizzazione delle prestazioni garantite, definizione evidence-based di efficacia dei percorsi erogati, di congruità e governo delle risorse allocate, di monitoraggio della qualità. Accenniamo infine, e la pandemia da Covid-19 lo ha acclarato, come il processo del riorientamento delle risorse (funzione esercitabile ove esista un governo centralizzato) per la costituzione dei S. di emergenza psicologica sia stato possibile nelle Regioni dove era presente una regia organizzativa dei S. di Psicologia.
Auspichiamo che possa essere definitivamente riconosciuta e assegnata al settore Psicologico quell’autonomia organizzativa che è propria di tutte le professioni sanitarie e che lungi dal ridurne la vocazione multidisciplinare ne consenta una più ampia modulazione atta a delineare percorsi di salute rivolti al cittadino sempre più personalizzati, integrati e di precisione ma anche sostenibili.
Paola Dondi
Responsabile UOSD Psicologia Ospedaliera Azienda Ospedaliera Universitaria Modena
Daniela De Berardinis
Responsabile UOPC Ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina - Gemelli Isola