Gentile Direttore,
sarebbe finalmente ora, nelle assunzioni pubbliche in sanità, di valutare davvero le vere competenze ed esperienze ovunque acquisite e non considerare più come prioritarie solo quelle già avute come dipendente pubblico (costituenti in via ingiustamente esclusiva vantaggi come anzianità di servizio …. ).
In anni di blocco delle assunzioni vi è un esercito di medici, infermieri ed altro personale sanitario, che hanno lavorato nel pubblico sostenendo gli ospedali, operando con contratti precari e libero professionali (anche nell’emergenza Covid pur senza tutele); sottopagati allora e paradossalmente ora, addirittura senza alcuna possibilità di riconoscimento di quella anzianità di servizio di lavoro ospedaliero che di fatto è stata invece concretamente maturata.
Analogamente accade a quel personale sanitario che per anni ha lavorato nel privato, o magari all’estero anche in posizioni di eccellenza, il quale se volesse andare a lavorare in un ospedale pubblico si troverebbe incredibilmente a partirebbe dal livello di stipendio di un neolaureato (anche per un premio Nobel della medicina non cambierebbe il trattamento nel nostro sistema sanitario pubblico …. che così svilisce se stesso ….). Sarebbe davvero ora di metter il sistema sanitario pubblico in grado di competere con il privato, consentendogli la necessaria elasticità per attrarre nuove e vere competenze e non perdere quelle che ha.
Vi è invece una progressiva emorragia di medici in uscita dagli ospedali pubblici, alla quale non è stato posto alcun rimedio significativo.
Infatti il lavoro ospedaliero si rivela sempre più gravoso e meno appagante con perdita di qualità sia per il paziente che per l’operatore. La carenza di personale dilata gli orari in maniera impropria senza possibilità che vengano pagati gli straordinari, di fatto richiesti in alcuni settori quotidianamente, poiché il “ dirigente” medico (che nulla dirige essendo dipendente ….) ha solo un orario minimo, ma non massimo …. sia per chi opera in intramoenia che extramoenia, con ormai ingiustificata disparità di stipendio a parità di ore comunque lavorate …..
Appare infatti oramai anacronistica questa divisione, nata in epoca di apparente pletora di medici.
Ora, vista la grave carenza che peggiorerà, sarebbe auspicabile che a tutti i medici che lo desiderano, fosse consentita la facoltà di effettuare prestazioni esterne anche oltre al proprio orario di lavoro ordinario potendo finalmente fatturare (e non magari visitare comunque persone bisognose, senza poi poter emettere fattura neanche volendo per divieto assoluto attuale …..).
Ora non si può più considerare ancora sensata la “volontà dei servizi pubblici” di richiedere l’esclusività di lavoro dei propri medici per evitare supposti conflitti di interessi, adesso si tratta semmai di ricercare sinergie di interessi.
A fronte delle irrisolvibili liste di attesa ospedaliere, certo non vi è il problema di sottrarre pazienti al servizio pubblico, ma semmai vi è la necessità di fornire ai malati le prestazioni necessarie con tempistiche adeguate in qualunque luogo. Sarebbe davvero nell’interesse del SSN, per fornire adeguate prestazioni ai pz, consentire a tutti i propri medici, se lo vogliono, di lavorare anche dopo l’orario ordinario.
Ciò a favore non solo direttamente di singoli pz privati, ma, in una logica di rete, anche a favore di altri enti accreditati SSN, senza l’escamotage complicato ed inutile di creare di volta in volta convenzioni ad hoc con la struttura ospedaliera di appartenenza per far rientrare ciò forzatamente in intramoenia …. ; in questo modo, tanto per fare un esempio, si potrebbero fornire più facilmente prestazioni specialistiche al domicilio dei malati bisognosi, anche al solo costo del ticket (area tanto carente seppur prevista dai LEA, di fatto poco attuati in tal senso …. ).
Si auspica, che nel miglior interesse della salute di tutti i cittadini, vi sia una sempre maggior attenzione concreta a tali problematiche, con semplificazione delle modalità lavorative ed adeguata valorizzazione delle competenze del personale sanitario, risorsa ormai scarsa e preziosa.
Marco Ceresa