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Il binomio donne e società della cura. La novità storica e l’appuntamento elettorale

di Sandra Morano

08 SET -

Gentile Direttore,
strana stranissima atmosfera in questo scorcio di estate, dominato non più dalle solite emergenze (pandemica, climatica, militare) ma da una scadenza elettorale anticipata (ma non imprevista). In questo quadro, sembra che, beffardamente, la novità sia la scoperta delle donne.

In primo piano, a rinvigorire una campagna elettorale senza mordente e senza anima, è recentemente arrivato, se pur per qualche giorno, il binomio donne-politica a surclassare la solita cronaca dei femminicidi o della infrangibilità dei tetti di cristallo.  Un  “fuori programma”, che avrebbe meritato da parte della  stampa e delle forze politiche  una attenzione pari almeno al banale calcolo numerico delle (potenziali) elettrici,  partito da un manifesto del gruppo "Inviolabilità del corpo femminile-RADFEM" lanciato da Marina Terragni, giornalista professionista, citato e criticato da Natalia Aspesi su "la Repubblica" con successivo, prolungato dibattito.  


Tutti pazzi per le donne, quindi? Con la speranza che l’improvviso interesse al binomio donne e politica non sia solo uno sporadico “effetto Giorgia”, in cui l’elemento femminile ancora una volta appare solo come pretesto ad uso di schieramenti (e relative campagne elettorali), vorrei tentare di “ricondurre a casa” qualcosa di possibilmente più vicino alle esistenze delle donne.  

Da tempo sono impegnata, insieme ad altre mediche, professioniste, militanti, pensatrici, accademiche, nella trasformazione del lavoro in sanità (oramai a trazione femminile per più del 70% nel SSN) verso la costruzione di una società orientata dal "prendersi cura". 

Un’impresa complessa, in crescita in tutto il paese, che prende alimento da pratiche politiche ispirate dalle intuizioni della filosofa Annarosa Buttarelli (cfr. Sovrane, il Saggiatore 2013 e 2017), che intende dare qualità differente al protagonismo femminile della nostra epoca.   Il fenomeno dell’avanzamento delle donne in tutti i campi (da quello professionale a quello sociale, a quello interno alla politica tradizionale) è stato definito dalla stessa pensatrice “ la novità storica”.   

In questa prospettiva il binomio donne e politica, finora residuale soprattutto nella rappresentanza istituzionale, non può non richiamare ontologicamente il binomio donne e società della cura.  In ambito sanitario molto cammino è stato fatto a partire dal 2014 (DONNE, MEDICINA E RAPPRESENTANZA DEMOCRATICA: RELAZIONE, PASSIONE, AUTORITÁ), anche con la istituzione dell’Area Formazione Femminile all’interno di Anaao Assomed (www.lasanitachevogliamo.it). A dimostrazione del fatto che per orientare le cure, e per formare nuove generazioni di donne “di governo” è necessario tempo, coerenza, idee, una formazione ad hoc, ma anche largo sostegno.

Il binomio donne e società della cura e le prossime elezioni politiche. In questi giorni, aldilà dei proclami e degli slogan, sta celebrandosi una ennesima competizione elettorale che non parla alle e con le donne, che non riesce a prefigurare organicamente una idea di futuro nella e dalla loro prospettiva, cioè dalla prospettiva specifica di quella maggioranza di lavoratrici che pure garantisce a tutti la salute e la cura senza soluzione di continuità spazio-temporale. 

Nessuna tra le forze che oggi si agitano, parlando più a se stesse che ai cittadini, sembra conscia dell’inestimabile valore del binomio donne e società della cura, e dell’inscindibile legame tra questi due pilastri senza i quali non c’è salute, e quindi non può esserci crescita per il Paese.

Nessuna associazione o partito sembra aver mai focalizzato i meccanismi degradati della sanità, ridotta  ad una enorme agenzia interinale abitata da tristi fantasmi in fuga. E, ancor più, nessuno  ha realizzato che ciononostante, quello che di umano ancora si incontra nei luoghi di cura, istituzionali e familiari, si deve prevalentemente alle donne.  In tempi normali, in un paese normale, sarebbe stato questo il tema più vicino agli elettori, avrebbe meritato dalle forze politiche supporto incondizionato, un ascolto privilegiato per la eterna funzione di “ammortizzatore sociale” da cui mutuare realistici programmi ad hoc e discorsi capaci di coinvolgere ed emozionare le famose piazze. Materiale insomma per una intera campagna elettorale. Ma per dirla con Gaber, “anche per oggi non si vola”.

"LA NOVITA' STORICA”. In assenza di formazioni politiche che parlino alle e con le donne, una rete nazionale, trasversale ai partiti, interloquisce, forma e supporta un numero sempre maggiore di amministratrici locali (https://scuoladonnedigoverno.it/news/novita-storica/). Per la prima volta queste si organizzano dal basso, tentando di coniugare il pensiero della differenza con la necessaria trasformazione delle istituzioni patriarcali, privilegiando il dialogo e la formazione delle protagoniste e delle elette.

Nel mondo sanitario poi una rete di professioniste già da tempo è riuscita a farsi voice, con esperienze e parole nuove, idee e proposte.  In una società apparentemente immobile queste reti si prospettano come l’unico progetto di ricostruzione della relazione e della fiducia tra donne e tra queste e la cittadinanza tutta, lontano anni luce dalle rappresentazioni e dalle odierne rappresentanze (variamente declinate, anche nella galassia del femminismo) che, senza un pensiero e un programma  originale, mostrano e mostreranno sempre più il loro fallimento. 

 C’è voluto tempo, e ce ne vorrà tanto ancora, ma questa realtà è oramai riconoscibile e riconosciuta. Essa non ha bisogno di proclamazioni alla leadership, di protagonismo individuale e fine a se stesso, di chiamate last minute all'unità, di semplificazioni ad uso di campagne elettorali, di conflitti nascosti sotto il tappeto.

Viceversa ha bisogno di ricordare al mondo degli amministratori e decisori politici il peso e il valore del lavoro delle donne in sanità: un vastissimo contingente che, lo si voglia vedere o no, in anni e in tempi difficili ha già garantito la cura e/o la sopravvivenza del paese, e si sta formando per la trasformazione  delle istituzioni .    

La sanità che vogliamo, le cure orientate dalle donne, la novità storica: non slogan ma percorso visibile di trasformazione che riguarda da vicino ognuna di noi. Sono questi i momenti in cui si potrebbe, e si dovrebbe, iniziare a conoscerla e a ri-conoscerla.

Sandra Morano
Ginecologa -Università degli studi di Genova
Responsabile Area Formazione Femminile Anaao Assomed



08 settembre 2022
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