Gentile Direttore,
strana stranissima atmosfera in questo scorcio di estate, dominato non più dalle solite emergenze (pandemica, climatica, militare) ma da una scadenza elettorale anticipata (ma non imprevista). In questo quadro, sembra che, beffardamente, la novità sia la scoperta delle donne.
In primo piano, a rinvigorire una campagna elettorale senza mordente e senza anima, è recentemente arrivato, se pur per qualche giorno, il binomio donne-politica a surclassare la solita cronaca dei femminicidi o della infrangibilità dei tetti di cristallo. Un “fuori programma”, che avrebbe meritato da parte della stampa e delle forze politiche una attenzione pari almeno al banale calcolo numerico delle (potenziali) elettrici, partito da un manifesto del gruppo "Inviolabilità del corpo femminile-RADFEM" lanciato da Marina Terragni, giornalista professionista, citato e criticato da Natalia Aspesi su "la Repubblica" con successivo, prolungato dibattito.
Nessuna associazione o partito sembra aver mai focalizzato i meccanismi degradati della sanità, ridotta ad una enorme agenzia interinale abitata da tristi fantasmi in fuga. E, ancor più, nessuno ha realizzato che ciononostante, quello che di umano ancora si incontra nei luoghi di cura, istituzionali e familiari, si deve prevalentemente alle donne. In tempi normali, in un paese normale, sarebbe stato questo il tema più vicino agli elettori, avrebbe meritato dalle forze politiche supporto incondizionato, un ascolto privilegiato per la eterna funzione di “ammortizzatore sociale” da cui mutuare realistici programmi ad hoc e discorsi capaci di coinvolgere ed emozionare le famose piazze. Materiale insomma per una intera campagna elettorale. Ma per dirla con Gaber, “anche per oggi non si vola”.
"LA NOVITA' STORICA”. In assenza di formazioni politiche che parlino alle e con le donne, una rete nazionale, trasversale ai partiti, interloquisce, forma e supporta un numero sempre maggiore di amministratrici locali (https://scuoladonnedigoverno.it/news/novita-storica/). Per la prima volta queste si organizzano dal basso, tentando di coniugare il pensiero della differenza con la necessaria trasformazione delle istituzioni patriarcali, privilegiando il dialogo e la formazione delle protagoniste e delle elette.
Nel mondo sanitario poi una rete di professioniste già da tempo è riuscita a farsi voice, con esperienze e parole nuove, idee e proposte. In una società apparentemente immobile queste reti si prospettano come l’unico progetto di ricostruzione della relazione e della fiducia tra donne e tra queste e la cittadinanza tutta, lontano anni luce dalle rappresentazioni e dalle odierne rappresentanze (variamente declinate, anche nella galassia del femminismo) che, senza un pensiero e un programma originale, mostrano e mostreranno sempre più il loro fallimento.
C’è voluto tempo, e ce ne vorrà tanto ancora, ma questa realtà è oramai riconoscibile e riconosciuta. Essa non ha bisogno di proclamazioni alla leadership, di protagonismo individuale e fine a se stesso, di chiamate last minute all'unità, di semplificazioni ad uso di campagne elettorali, di conflitti nascosti sotto il tappeto.
Viceversa ha bisogno di ricordare al mondo degli amministratori e decisori politici il peso e il valore del lavoro delle donne in sanità: un vastissimo contingente che, lo si voglia vedere o no, in anni e in tempi difficili ha già garantito la cura e/o la sopravvivenza del paese, e si sta formando per la trasformazione delle istituzioni .
La sanità che vogliamo, le cure orientate dalle donne, la novità storica: non slogan ma percorso visibile di trasformazione che riguarda da vicino ognuna di noi. Sono questi i momenti in cui si potrebbe, e si dovrebbe, iniziare a conoscerla e a ri-conoscerla.
Sandra Morano
Ginecologa -Università degli studi di Genova
Responsabile Area Formazione Femminile Anaao Assomed