Gentile direttore,
con una nota pubblicata ieri, l’Università del Piemonte Orientale ha fatto sapere agli specializzandi di area sanitaria che saranno tenuti a pagare il servizio mensa di cui hanno usufruito negli ultimi due anni e mezzo. L’Università ha infatti comunicato che: “si procederà alla determinazione del debito pregresso relativo ai pasti consumati dal 1° gennaio 2019 e alla successiva elaborazione dei piani di recupero e relativa rateizzazione”.
Tale provvedimento deriva dall’applicazione retroattiva del “Protocollo d’intesa per le Scuole di Specializzazione di Area Sanitaria tra la Regione Piemonte e l’Università del Piemonte Orientale” sottoscritto nel 2018 secondo cui l’accesso al servizio mensa da parte delle specializzande e degli specializzandi “è consentito alle stesse condizioni del personale dipendente (costo di € 1,03 per ciascun pasto consumato con rilevazione dell’utilizzo del servizio mediante il badge). Tale costo mensa sarà addebitato agli specializzandi tramite trattenuta sulla borsa”.
Peccato che di tale protocollo non fosse mai stata data comunicazione agli specializzandi e, finora, non era mai stato richiesto alcun pagamento per accedere alla mensa.
Indipendentemente dal costo del servizio, rivendicare il versamento degli arretrati tramite trattenuta dalla borsa di specializzazione è assurdo nonché ingiusto: non si può rivendicare il pagamento di un servizio senza aver comunicato in precedenza il costo dello stesso e senza aver quindi dato agli interessati la possibilità di scegliere se usufruirne o meno.
A ciò si aggiunge, ancora una volta, una condizione ormai ben nota e che denunciamo da anni: noi specializzandi siamo inquadrati come studenti e come tali versiamo le tasse universitarie. Al contempo offriamo servizio assistenziale tramite convenzione con gli ospedali universitari ove svolgiamo in tutto e per tutto un lavoro comparabile a quello dei dipendenti in termini di impegno e di responsabilità, ma non abbiamo un contratto di lavoro. Non godiamo di alcun diritto di lavoratori. Tuttavia, quando si tratta di oneri, siamo sempre equiparati ai medici dipendenti.
Non è la prima volta che noi medici specializzandi subiamo decisioni prese dall’alto senza essere interpellati. Non godendo di una rappresentanza sindacale non abbiamo alcuna possibilità di interlocuzione con l’Azienda Ospedaliera e, troppe volte, veniamo a conoscenza di norme che riguardano il nostro lavoro solo a posteriori, con estremo ritardo e senza possibilità di replica.
Pertanto, riteniamo tale provvedimento inaccettabile e denunciamo il comportamento dell’Università del Piemonte Orientale nei confronti dei medici specializzandi che, in questi anni di pandemia, hanno permesso, col proprio lavoro, di sopperire alle mancanze strutturali del Servizio Sanitario Nazionale, sacrificando spesso la loro stessa formazione.
Associazione “Chi si cura di te?” - Novara