Gentile Direttore,
all’approvazione del bilancio degli Ordini dei Medici, quest’anno sono improvvisamente apparsi medici che, con definizione sommaria, ma non del tutto errata, sono stati etichettati come i renitenti all’obbligo vaccinale.
Ostracizzati dal DL 44/2021, i medici non completamente vaccinati sono sospesi dal lavoro per complessivi diciannove mesi, senza diritto ad alcun emolumento, subendo un trattamento drasticamente afflittivo e di fatto inedito per il nostro ordinamento fondato per dettato costituzionale proprio sul lavoro.
In un momento di massima emergenza sanitaria l’esigenza di prestare cure adeguate è stata palesemente contraddetta dall’espulsione dalle strutture sanitarie di professionisti qualificati ed esperti, senza che si fosse neppure condotta una preventiva ricognizione di quante carenze e in quali specifici ambiti tale espulsione avrebbe generato.
L’obbligo di vaccinarsi, con farmaci la cui capacità di impedire il contagio non è stata testata dalle ditte produttrici, è diventato un imperativo morale che ha precluso il razionale ed efficiente impiego di tutte le risorse disponibili.
La popolazione è stata privata dei sanitari nel corso della pandemia pur sapendo che l’altissima mortalità da Covid nel nostro Paese è stata determinata dalla già insostenibile carenza di personale. Dal 2009 infatti la copertura dei posti scoperti è consentita solo nella misura del 20% eppure il blocco del turn over non è mai stato revocato.
Neppure il PNRR prospetta la futura copertura degli organici sempre più svuotati, privilegiando la digitalizzazione intensiva e la messa a norma antisismica delle strutture sanitarie.
Di questo passo, l’eutanasia anagrafica della professione è ineluttabile. Peraltro, a subirne le più immediate conseguenze è proprio il personale vaccinato in servizio: l’indagine dell’Istituto Piepoli, illustrata il 21 aprile dal Presidente FNOMCEO, mostra medici stremati dalla fatica, abbandonati dalle istituzioni nel periodo di massima criticità e la cui aspirazione è andare al più presto in pensione.
A chiosa di altrettanto accorate parole del Presidente dell’Ordine dei Medici di Milano, presentando il libro di Ivan Cavicchi “La Scienza Impareggiabile”, la proposta dell’assessore alla Sanità Letizia Moratti di sostituire i medici di Medicina Generale con gli infermieri suona come un’ultima beffa. Neppure il tragico andamento della mortalità da Covid nelle province lombarde è riuscito a bloccare l’azzeramento della medicina territoriale in quella regione.
In questo quadro complesso, l’espulsione di medici inadempienti all’obbligo vaccinale, sembra solo l’inizio di una ristrutturazione globale della sanità che, dopo l’ “ospedale senza dolore”, si candida all’ ”ospedale senza dottore”.
Il Presidente FNOMCeO, Filippo Anelli che, a fronte di sentenze sempre più favorevoli ai ricorrenti, chiede ai funzionari del Ministero della Salute l’esatto periodo di calcolo per il rientro dei sanitari guariti, suggella un amaro declino.
Invece di dettare le regole, l’Ordine - cioè l’istituzione rappresentativa di tutta la classe medica e di ogni sua attività da quella clinica alla ricerca scientifica più avanzata - appare recipiente passivo e acritico di ordinanze contraddittorie e mero esecutore di provvedimenti privi di qualsiasi giustificazione scientifica.
Mentre era auspicabile un confronto di alto profilo per analizzare senza censure e pregiudiziali le criticità emerse, a partire dai ritardi diagnostici, dall’assenza di terapie efficaci e da una campagna vaccinale condotta al di fuori di ogni protocollo previsto dalle aziende produttrici, durante la pandemia l’Ordine non è stato né autorevole garante della dignità e dell’etica professionale né tutore della salute dei cittadini.
Ora, se l’infermiere svolgerà un’attività surrogatoria della medicina generale oppure bioingegneri e fisici programmatori gestiranno la trasformazione high tech della clinica, quale destino attende la medicina? Aver accettato di infliggere ai colleghi un’ingiusta misura discriminatoria ha suscitato il legittimo dissenso di una parte della categoria: ben più pesante responsabilità graverà sugli Ordini se non si arresta l’ingloriosa disfatta della professione portatrice di una “scienza impareggiabile”.
Rossana Becarelli