Gentile Direttore,
“Sanità pubblica e privata: come ripartire” è l’argomento di un convegno definito “healthcare talk” promosso dal Corriere della Sera per il 13 aprile prossimo venturo. Si tratta un incontro i cui relatori rappresenteranno quasi esclusivamente la sanità privata, le compagnie assicurative, le multinazionali del farmaco.
I politici saranno rappresentati dall’assessora alla sanità di Regione Lombardia e dal Presidente della Conferenza Stato-Regioni, mentre il ruolo tecnico vedrà gli interventi di vari Presidenti di Enti nazionali (AIFA, Istituto Superiore di Sanità) e di rappresentanti della Sanità privata. La Sanità pubblica lombarda brilla per la sua assenza.
Ma non si doveva parlare anche di Sanità Pubblica? Evidentemente no, in una Regione che vede un numero crescente di medici lasciare le strutture del SSN (al netto dei pensionamenti il territorio cremonese ha perso 91 medici negli ultimi anni, quello mantovano 111).
Secondo una ricerca ANNAO-Lombardia i motivi per cui i medici lasciano il SSN sono una burocrazia sempre più pesante; l’assenza di autonomia decisionale; una professionalità totalmente disincentivata, oltre al rischio sempre maggiore di denunce legali e aggressioni fisiche e verbali (nelle quali spesso i professionisti sono lasciati da soli), uno spegnimento delle giuste ambizioni di carriera.
Se a questo aggiungiamo una gestione della pandemia (al netto delle responsabilità civili e penali) lasciata quasi esclusivamente sulle spalle delle strutture pubbliche, mentre “la sanità privata, rispetto ai grandi ospedali pubblici, raggiunge percentuali tra l’85 e il 97% degli interventi e ricoveri di cardiologia, cardiochirurgia, ortopedia, e quelli ad alto fatturato, ma a rischio di in appropriatezza” (Milena Gabanelli, 27 giugno 2021), appare assai complicato pensare di far ripartire la sanità pubblica, che evidentemente fatica moltissimo a valorizzare le proprie risorse umane: certamente ci si è dimenticati che la Medicina la fanno i medici, non la politica.
Stiamo assistendo all’onda lunga di una deriva iniziata molti anni fa, logica conseguenza di una politica sanitaria che forse non ha dimenticato le dichiarazioni dell’assessore alla Sanità di Regione Lombardia Bresciani che, ancora nel 2010, individuava la fedeltà e l’obbedienza come gli unici requisiti richiesti ai Direttori Generali per lo svolgimento delle loro funzioni direttive.
Da sottolineare ancora una volta che nell’incontro organizzato dal Corriere della Sera nessun rappresentante della sanità pubblica e del territorio sarà presente e quindi nessuno sarà in grado di portare un’opinione differente, un’analisi indipendente, una testimonianza del grande disagio e della preoccupazione degli operatori sanitari e soprattutto dei cittadini. Mala tempora currunt.