Gentile Direttore,
è di questi giorni la notizia riguardante la pratica dei piegamenti a terra come punizione ai colleghi della Scuola di Specializzazione in Ortopedia e Traumatologia. Il clamore mediatico ha portato l'attenzione del caso alla ex-Ministra Grillo, che si è espressa condannando il fatto, e ha avuto come conseguenza l'immediata rimozione del Professor Nicola Maffulli dal ruolo di Direttore della Scuola.
Tuttavia, il caso viene trattato come isolato, ma non è purtroppo un'eccezione.
Come specializzandi in Italia viviamo un vuoto legislativo unico in tutta Europa. Non siamo riconosciuti come lavoratori, ovvero come effettiva forza lavoro nei reparti e negli ambulatori presso cui ci formiamo, nonostante le ore di lavoro e le responsabilità condivise con il resto della dirigenza medica. Un caso recente di una collega medica specializzanda in Pediatria ha implicato la sua iscrizione nei registri degli indagati per omicidio colposo nella morte di un bambino di 4 anni, al pari dei medici strutturati.
Non essendo inquadrati come lavoratori a tutti gli effetti, gli specializzandi sono costantemente esposti a mobbing, senza le tutele previste per la categoria dalla legge: esperienze di demansionamento e richieste inopportune rispetto all'esercizio della professione medica fino a veri e propri abusi sono la regolarità. Ci siamo abituati inoltre a fatti meno eclatanti ma non per questo meno gravi, come vedere sminuita la propria professione davanti a colleghi e pazienti.
L'errore di questi giorni è quello di trattare l'evento come eccezionale, quando eccezionale non è. La denuncia sui social deve dunque accompagnarsi a una critica strutturata dell'attuale sistema che non tutela gli specializzandi, non solo nel rispetto delle ore lavorative previste da contratto, ad esempio, ma anche in tutti quei piccoli e grandi abusi che vengono permessi e accettati. Non si è "lavoratori in formazione" ma studenti 2.0 che devono essere grati dello sfruttamento, "perché si è sempre fatto così ed è così che si impara".
Dobbiamo chiedere una revisione del contratto di specializzazione che porti ad effettive tutele, possibilità di rivolgersi a organi competenti per il mobbing aziendale, fino agli organi giuridici dedicati.
Non possiamo non notare come la scelta della punizione, giustamente già associata alla goliardia, trovi radice nel paternalismo e in una cultura medica a suo agio nel cameratismo e nell’abilismo, che costituiscono un substrato e un clima lavorativo consolidato totalmente contrario a quello per cui ci battiamo da anni.
Chi si cura di te?