In Ucraina bisogna fare i conti anche con il Covid
di Giovanni Di Guardo
09 MAR -
Gentile Direttore,
l'immane catastrofe umanitaria vissuta dall'Ucraina e dal suo fiero popolo andrebbe letta e narrata tenendo in debito conto anche la pandemia da SARS-CoV-2. A tal proposito, le oltre 100.000 morti provocate in due anni dal virus in quel Paese fanno il paio con un esiguo tasso di vaccinazione anti-SARS-CoV-2 della popolazione ucraina, che si attesterebbe intorno al 35%.
La verosimile conseguenza di tutto ciò sarà un consistente aumento dei casi d'infezione da SARS-CoV-2, tanto più a motivo dei frequenti e prolungati assembramenti di quella martoriata popolazione (spesso in assenza di adeguati dispositivi di protezione individuale) nei bunker piuttosto che nei sotterranei della metropolitana e degli ospedali, nonché nelle stazioni ferroviarie, assembramenti resi inevitabili dagli incessanti quanto drammatici bombardamenti non solo di obiettivi militari, ma anche civili da parte delle forze armate russe.
In un siffatto scenario, che a dire il vero sembra esser rimasto "un po' in disparte" nella narrazione della tragedia umanitaria vissuta dalla gente ucraina, l'emergenza e la successiva diffusione di nuove varianti di SARS-CoV-2 dotate di elevata trasmissibilità (vedi "omicron") o, peggio ancora, di marcata patogenicità (vedi "delta") appare un'evenienza probabile oltre che biologicamente plausibile ed, in quanto tale, una sorta di "dramma nella catastrofe"!
Giovanni Di Guardo
Già Professore di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria all'Università di Teramo
09 marzo 2022
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