I medici, come una canzone di Sanremo eliminata al primo turno
di Biagio Papotto
14 FEB -
Gentile direttore,
creda, sono davvero dispiaciuto e le chiedo scusa. Si, sono dispiaciuto e lo scrivo in inizio: mi scuso se nelle prossime righe potrò dare l’impressione di essere deluso dalla mancata approvazione dell’emendamento legislativo in tema di riconoscimento ai medici che coraggiosamente e lealmente si sono curati delle persone e non di loro stessi, e sono rimasti vittime della pandemia da Sars-Cov2.
Non sono deluso; non siamo delusi, né arrabbiati, né stupiti. No, siamo consapevoli che difficilmente sarebbe potuta andare in un altro modo. Poche righe per spiegare perché.
Non sono certo il primo a scrivere che “un paese senza memoria non ha futuro”. Il problema non è il singolo articolo di legge che passa o non passa perché – per una giusta previsione del nostro ordinamento giuridico – ogni legge deve esplicitare le coperture dei costi necessari alle azioni che prevede.
E non è neppure – se vogliamo – l’aspetto politico, quello che come CISL Medici ci lascia perplessi. Ogni nazione ha i politici che merita, perché qualsiasi democrazia esprime, più o meno, un gruppo di rappresentanti che ne simboleggiano i lati più nobili o gli aspetti più negativi. Abbiamo, quindi, un provvedimento mancato che ci fa comprendere come questa sia – più o meno – la volontà della nazione.
Il festival di Sanremo, ogni anno, lancia alcune canzoni. A volte una di quelle che non vincono ottiene più successo della prima in classifica, ma di certo quelle eliminate tra le prime, a parte qualche formale, episodico attestato critico di approvazione, hanno destino brevissimo.
Ecco: i medici e più in generale i professionisti della sanità sono come alcune canzoni che sono piaciute per pochi giorni, ma se ne può tranquillamente fare a meno, e si dimenticano in fretta. Siamo stati gli eroi di qualche giorno, osannati come personaggi televisivi buoni solo per fare audience. Oggi – forse – va di moda e fa più “share” qualche altra categoria, mentre i medici continuano ad affannarsi, pochi e mal pagati, mentre i tg sciorinano dati e articoli su una epidemia che giornalmente presenta ancora centinaia di morti e politici che cercano notorietà giocando su date di riapertura e allentamento di prescrizioni.
Egregio direttore, siamo ancora nella pandemia e già ci siamo dimenticati dei colleghi morti per curare chi ne aveva bisogno? Discettiamo di come offrire ristori e contributi a chiunque, spendendo i soldi del PNRR prima ancora che arrivino e…decidiamo freddamente che i nostri colleghi morti in servizio non meritano una spesa? Quanto valevano quei colleghi? Per noi…moltissimo, ma…
…Quanto varranno i medici e i professionisti della sanità, in una nazione così, in futuro?
E – ultima domanda – quanto varrà, allora, quella nazione? Grazie per la sua ospitalità.
Dott. Biagio Papotto
Reggente Federazione Nazionale Cisl Medici
14 febbraio 2022
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