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Previdenza e assistenza devono essere separati

di Michele Poerio

31 GEN - Gentile Direttore,
le scrivo in qualità di presidente di FEDER.S.P.eV. e ribadiamo l’importanza di separare assistenza da previdenza; cosa che si doveva fare già da quando era stata promulgata la legge 88/1989 che all’Art.37 prevede già la separazione fra previdenza ed assistenza. Sosteniamo l’ imprescindibile necessità di separare, nel bilancio INPS , tali spese per definire con chiarezza i costi legati all’assistenza (costi a carico della fiscalità generale) da quelli legati alla previdenza (legati ai contributi lavorativi versati). Tale separazione è prevista, peraltro, dalla nostra Carta Costituzionale. Da sempre la politica ha eluso la legge 88/1989, da sempre i vari Presidenti dell’INPS (inclusi gli ultimi 4) nulla hanno fatto in questa direzione, nonostante – nel corso degli anni dal 2011 ad oggi – i vari governi abbiano caricato sull’INPS almeno una decina di voci assistenziali. Ci sarebbe da chiedersi il perché nessuno vuole questa separazione.
 
Del tutto recentemente, gli ultimi 2 ministri del Lavoro hanno inventato l’uno e attivato l’altro una “presunta commissione tecnica” (la cui composizione e competenza è largamente sconosciuta) che ha redatto una lunga relazione che concludeva che “ la separazione tra assistenza e previdenza è inutile…e non necessaria”.
 
Ebbene, la lunga relazione della Commissione Orlando non è mai stata pubblicata in alcun sito governativo ed è rimasta, quindi nell’ombra. Forse per comparire improvvisamente come un cobra, in tempi diversi?
Abbiamo elaborato un testo dettagliato come FEDER.S.P.eV. in collaborazione con esperti di CONFEDIR e di APS LEONIDA proprio per ribadire come sia prioritario separare assistenza da previdenza. L’ “Assistenza” è una funzione che viene espletata dall’INPS in commistione con la sua funzione originaria/sorgente, cioè quella riguardante la “Previdenza”, che deve assicurare nel tempo la non lesione del sinallagma “prestazione pensionistica contro contributi versati interamente”.
 
Dopo il periodo delle grandi riforme di Amato-Dini-Berlusconi (in parte) e Prodi, fu proprio Berlusconi a caricare sulla spesa pensionistica le cosiddette pensioni da “un milione di lire al mese” nel 2001. Sono poi arrivati altri provvedimenti quali : contribuzione per giovani e disoccupati, decontribuzione al Sud, prepensionamenti, 14^ mensilità, APE sociale, precoci, pensione e reddito di cittadinanza, che, pur essendo nella sostanza assistenziali, sono stati caricati sulla “voce pensioni”.
 
Alla luce di quanto appena detto, CONFEDIR, FEDER.S.P.e V. e APS Leonida non possono che dissentire dalla posizione assunta dalla Commissione Tecnica nei confronti della posizione espressa nel “Rapporto N. 8, anno 2021 – Il Bilancio del sistema previdenziale italiano”. Condividiamo la posizione del Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali, presieduto dal Prof Alberto Brambilla, che considera la spesa assistenziale pari al 6,39% del PIL, nel senso che il citato 2,4% del PIL (come da spesa assistenziale) appare davvero una presa in giro di quanti ritengono che le prestazioni sociali erogate in assenza di copertura contributiva dante titolo – quindi erogate a cittadini versanti in stato di bisogno, ma privi di una storia lavorativa – hanno natura e carattere assistenziale e non previdenziale, in corretta applicazione e esegesi dell’articolo 38 della Costituzione.
 
Anche un recente volume della Banca Mondiale dal titolo Addressing Marginalization Polarization and the Labour Market Progress and Challenges of NonFinancial Definend Contribution Pension Schemes di cui sono autori Robert Holzmann, Edward Palmer, Robert Palacios e Stefano Sacchi , tutti nomi di gran rilevanza internazionale contiene un dettagliato capitolo sull’Italia. La conclusione è che il sistema contributivo impone la separazione tra previdenza e assistenza.
 
Prof. Michele Poerio
Presidente FEDERSPEV

31 gennaio 2022
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