Lo stato di incertezza della medicina generale
di Nicola Paoli
13 DIC -
Gentile Direttore,
desta particolare preoccupazione la delicata situazione in cui si trova oggi la Medicina Generale, nella totale incertezza sulla firma dell'ACN. Infatti, nonostante abbiamo più volte corretto e riaggiornato legislativamente il testo in Sisac, ad oggi è non ancora firmato, rimanendo inalterato quello vecchio di quasi dieci anni fa, tranne che per quanto introdotto di normativo riguardante la nostra attività in pandemia, principalmente in tema di vaccini e tamponi e in tema di concorsi e giovani in attività.
Un accordo che, nelle difficoltà del suo rinnovo, rischia di essere interpretato dai mass media e dai cittadini in maniera distorta ed errata tenendo presente le dinamiche legislative e normative in continuo divenire per noi e per tutti. Rispetto a quanto dichiarato il 7 dicembre u.s. nella trasmissione di Italia1, dal Programma “Le Iene” e dal giornalista del La Stampa, Paolo Russo, piace ricordare il gradimento massimo che i cittadini ci dimostrano ogni anno, (ricordiamo che il 55,8% degli italiani considera il proprio medico di famiglia “speciale”, ed il 77,5% attestano l'ampia fiducia in costui (indagine di Euromedia Reserch).
Il servizio giornalistico andato in onda, è invece molto critico sulla nostra categoria. Riferisce, fra l'altro, la previsione di un orario minimo obbligatorio molto basso, poco comprensibile se non viene ricondotto nel complessivo rimanente contesto normativo. Ben lontano dalla nostra reale attività giornaliera: un arco di tempo che copre l'intera giornata, dalle 8 alle 20 di tutti i giorni feriali, se non fino alle 10 o alle ore 14 del sabato, in determinate realtà; tutto il carico di clinica domiciliare per visitare, vaccinare e tamponare in tempo di Covid19.
Per non parlare di come sono state descritte le nostre Scuole di Formazione specifica, rette in realtà da Direttori scelti anche con bandi pubblici; con tutor, docenti e animatori formati essi stessi dopo Corsi specifici, che durano anche un anno e mezzo, intercalati da continui master di aggiornamento sulle metodiche di insegnamento, riconosciuti a livello internazionale. Ma anche da medici che associano alla attività fiduciaria dei propri pazienti, tutti i giorni, l'istruzione sul campo dei nostri futuri giovani medici di medicina generale.
E, soprattutto, da medici formati che, dopo l'istruzione ricevuta in quelle Scuole regionali, si sono immolati in questa pandemia per salvare l'Italia tutta. Secondo il 55° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2021, “il 94% della popolazione ritiene indispensabile avere sul territorio strutture sanitarie di prossimità, con medici di medicina generale, specialisti ambulatoriali interni e infermieri cui potersi rivolgere sempre”.
Ebbene: tutti i medici di medicina generale questo hanno fatto anche durante la pandemia, mentre noi si discuteva a Roma ancora maggiore capillarità, rafforzamento dell'equità di accesso, come libera espressione dell'insieme dei bisogni di salute dei nostri singoli ammalati. Qualcuno forse però non si è accorto che dovere delle nostre Aziende sanitarie era quello di fornirci da subito mascherine FFP2 e DPI personali, invece che mandarci ad operare in campo a mani nude.
Operare, si badi bene, senza ferie, tredicesima e TFR, senza ambulatori dati gratuitamente e qualcuno che ci pagasse il supplente, quando ammalarsi di covid19 significava per molti perdere in parte il proprio emolumento o lasciare le nostre famiglie senza padri e madri. La miglior strada non è quindi la subordinazione ma nuove modalità autonome di organizzazione della medicina generale, con processi legati ai risultati degli obiettivi di salute. Questi concetti, che saranno più chiari con il contratto alla firma, ancor di più e definitivamente lo sarà potenziato dal Pnrr, per quanto di positivo in esso ipotizzato per la nostra medicina generale di comunità, integrata dal nostro personale infermieristico e di studio.
Siamo disponibili a perseguire ogni iniziativa politica finalizzata a concordare con Governo e Regioni e Province autonome gli atti di indirizzo per il nostro ruolo ponendo come princìpi indiscutibili i cardini della medicina generale, notoriamente la più efficiente nel rapporto tra costo, volumi di attività e beneficio nel rapporto fiduciario medico paziente.
Capillarità dei nostri studi con cooperazione ed autonoma organizzazione, eventuale opzione alla dipendenza in determinate realtà, eventuale specializzazione universitaria non solo dei giovani che si approcciano alla medicina generale ma anche di coloro che, docenti per tanti anni delle stesse, abbiano diritto ad essere pareggiati ai colleghi delle docenze universitarie attuali. Nella speranza di porre fine a questa diatriba che ci distingue dal resto dell'Europa e ci priva, ad oggi, di una Specializzazione riconosciuta da tutti. Nonostante tutti noi ci siamo.
Dr. Nicola Paoli
Coordinatore Nazionale Cisl Medici di Medicina Generale
13 dicembre 2021
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