La moltiplicazione delle terapie intensive. Il ministero faccia chiarezza una volta per tutte
di Claudio Maria Maffei
06 DIC -
Gentile Direttore,
non nego di sentirmi insistente fino alla petulanza,
avendo scritto anche di recente su questo tema, ma la vicenda dei posti letto di terapia intensiva che aumentano in alcune Regioni mano a mano che i ricoveri Covid in quei posti letto aumentano ormai rasenta il ridicolo. Nelle Marche in meno di un mese i posti letto sono aumentati tre volte, prima di 24, il 10 novembre, poi di 8 il 29 novembre e infine di 4, il 3 dicembre. E così i posti letto sono passati da 214 a 238, a 246 e infine 250. Ogni volta che l’asticella del 10% trema o cade con questi aumenti si prova a tornare sopra la linea di galleggiamento. Ma ormai, forse, questo meccanismo non funziona più. Ieri (
dati Agenas) la percentuale per le Marche è salita troppo (siamo al 12%) e un altro aumento non sembra possibile.
Come non dovrebbero essere possibili quei cambiamenti settimanali. Il Decreto legge 23 luglio 2021 , n. 105, dice infatti che “il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva per pazienti affetti da COVID-19 va calcolato sui posti letto comunicati alla Cabina di regia di cui al decreto del Ministro della salute 30 aprile 2020, entro cinque giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto. La comunicazione può essere aggiornata con cadenza mensile sulla base di posti letto aggiuntivi, che non incidano su quelli già esistenti e destinati ad altre attività.”
Qui altro che cadenza mensile. Qua siamo al posto letto giorno per giorno. Ma il tema è soprattutto un altro e riguarda la definizione di quali sono i posti letto da mettere al denominatore e periodicamente aggiornare. Lo spirito del DL n.105/2021 è chiaro: i posti letto da conteggiare sono quelli operativi (spazi, tecnologie e soprattutto personale adeguati) e quelli che si possono aggiungere sono quelli pure operativi che non sottraggono risorse ad altre attività. Nella situazione concreta della stragrande maggioranza delle Regioni aggiungere senza incidere sule altre attività è impossibile. E quindi aggiungere posti letto senza personale aiuta la gestione futura di situazioni pandemiche, ma non può certo influenzare il calcolo dei posti letto e il relativo indice di occupazione da parte dei pazienti Covid.
Nel caso concreto delle Marche, a titolo di esempio, nei 250 posti letto “attivi” ci sono pure i 42 della Terapia Intensiva del Covid Hospital in Fiera "modello Bertolaso" creato a Civitanova Marche.
Una struttura chiusa dal 30 giugno scorso e non classificabile come struttura ospedaliera. Il fondamento di queste incertezze sui criteri di calcolo dei posti letto di terapia intensiva si ritrova nelle dichiarazioni del Presidente di un’altra Regione dai posti letto di TI contestati, il Fruli-Venezia Giulia. Il
Presidente Riccardi qui su QS ha fatto presente che i numeri di posti letto di TI nella sua Regione sono conteggiati, comunicati e approvati dal Ministero della salute, tenendo conto del fatto che per quest'ultimo sono considerati posti letto "attivi" sia quelli immediatamente fruibili sia quelli fruibili entro 24-48 ore, mentre quelli allestibili in tempi brevi ma superiori alle 48 ore sono considerati "attivabili".
Ho cercato e ricercato in rete il disciplinare tecnico del flusso giornaliero di posti letto comunicati al Ministero della Salute. Non l’ho trovato e i criteri che risultano al Presidente Riccardi non mi sembrano logici. Infatti, considerare attivi i posti letto fruibili entro 24-48 ore andrebbe bene, purchè tale attivazione non andasse a incidere sulle altre attività. Il che è praticamente impossibile. Ma se per il Ministero va bene basta saperlo. Ma lo dica e non solo ai Presidenti.
Claudio Maria Maffei
06 dicembre 2021
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