Termoablazione dei noduli tiroidei. Radiofrequenza più efficace del laser dopo un anno dal trattamento
Questi i risultati dello studio prospettico Lara, che ha messo a confronto per la prima volta in assoluto l’efficacia delle due tecniche metodiche, realizzato presso l’ospedale Santa Maria Goretti di Latina con la collaborazione dell’Università Campus Bio-Medico di Roma pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinological and Metabolism
22 MAR - Per eliminare i noduli della tiroide, oltre alla chirurgia tradizionale, è possibile utilizzare le tecniche di termoablazione come il laser e la radiofrequenza, trattamenti mini-invasivi effettuati tramite il rilascio di energia termica.
Lo
studio prospettico LARA (Laser Ablation versus Radiofrequency Ablation) realizzato presso l
’ospedale Santa Maria Goretti di Latina con la collaborazione dell’
Università Campus Bio-Medico di Roma ha messo a confronto per la prima volta in assoluto l’efficacia delle due metodiche. Il lavoro è stato pubblicato sul
Journal of Clinical Endocrinological and Metabolism, una delle più importanti riviste di endocrinologia al mondo.
Se è vero che entrambe le tecniche sono efficaci, come già indicato in letteratura, dallo studio LARA è emerso che la radiofrequenza garantisce una riduzione del volume del nodulo più significativa dopo un anno dal trattamento. La riduzione del nodulo arriva al 70% nella radiofrequenza contro il 60% del laser. Questa riduzione si ottiene con una sola seduta per entrambe le tecniche, con risultati rapidi e duraturi nel tempo.
“Le metodiche termoablative rappresentano il presente e il futuro della gestione terapeutica dei noduli tiroidei benigni non funzionanti. In mani esperte una singola sessione di trattamento è in grado di ridurre il volume di partenza del nodulo tiroideo di circa il 70% con un basso tasso di complicanze peri e post procedura” ha detto
Roberto Cesareo Direttore dell’Unità Operativa Malattie metaboliche e gestione del paziente cronico riacutizzato dell’Ospedale Santa Maria Goretti di Latina.
I vantaggi di queste procedure derivano inoltre dal basso numero di complicanze, dalla riduzione dei costi e dalla possibilità di eseguirle in regime ambulatoriale. “Lo studio LARA è il primo al mondo che ha messo a confronto le due metodiche. Possiamo dire che entrambe sono efficaci con effetti collaterali limitati – spiega
Andrea Palermo, responsabile del servizio di patologia tiroidea dell’area di Endocrinologia del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico – possono ridurre il tasso di operazioni chirurgiche per patologie benigne. I noduli che sembrano rispondere meglio alle tecniche ablative sono quelli solidi o misti con prevalente componente solida”.
Inoltre, rispetto alla chirurgia tradizionale, le tecniche termoablative non lasciano alcuna cicatrice e conservano la funzione della ghiandola tiroidea quasi sempre intatta, motivo per cui in seguito al loro utilizzo il paziente non deve iniziare terapia sostitutiva con ormone tiroideo.
22 marzo 2021
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