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Carenza infermieri. Gli Opi del Lazio scrivono alla Regione: “Riprogrammare i corsi di laurea”

Chiesta anche la riattivazione dei finanziamenti dedicati al funzionamento e all’attivazione dei Corsi, nonché una riqualificazione delle sedi formative esistenti anche in termini di strutture e personale. “E' evidente che, senza un incentivo e un sostegno per il potenziamento della rete formativa nel tempo, non si potrà che assistere ad una lenta ma inevitabile riduzione del numero dei formandi, rendendo difficile raggiungere gli standard numerici e qualitativi richiesti”. LA LETTERA

05 FEB - “La pandemia da Sars-Cov-2 sta evidenziando ancor più marcatamente la grave carenza di personale infermieristico esistente nel nostro Paese e in particolare nel Lazio”. Per questo l’Opi Roma ha scritto al presidente della Regione, Nicola Zingaretti, e all’assessore alla Salute, Alessio D’Amato, chiedendo un impegno e nuovi investimenti per i corsi di laurea per le Professioni Sanitarie. “Numerosi studi internazionali mostrano come la scarsa dotazione di infermieri pone a rischio la sicurezza dei pazienti e influisce significativamente sulla qualità delle cure”, ricorda nella lettera Maurizio Zega, presidente dell’OPI di Roma e rappresentante del Coordinamento Regionale Ordini Professioni Infermieristiche del Lazio.

Nella lettera Zega fa quindi notare come i “cospicui” arruolamenti avvenuti nel corso dell’ultimo anno “hanno determinato, oltre all’esaurimento dei professionisti abilitati disponibili, un forte depauperamento degli organici in molte strutture sanitarie convenzionate, soprattutto nelle Rsa”. Per questo si rende necessario dare nuova forza all’ambito formativo, ad iniziare dall’aumento dei posti disponibili già dal prossimo Anno Accademico e dall’attivazione di buove sedi sul territorio.
 
"A tal fine - scrive Zega - si rende necessario riattivare i finanziamenti dedicati previsti dall’Art. 8 del “Protocollo d’intesa tra Regione Lazio ed Università per il funzionamento e l’attivazione dei Corsi di Laurea triennali delle Professioni Sanitarie” del 2007, che prevede il trasferimento dei fondi alle amministrazioni degli enti sede dei corsi per la copertura degli oneri finanziari connessi ad alcune voci di spesa. Proprio per ragioni economiche, tali enti hanno infatti rinunciato a chiedere le convenzioni o addirittura negli anni hanno chiesto la risoluzione degli accordi chiudendo sedi formative. Inoltre sarebbe necessario provvedere ad una riqualificazione delle sedi formative esistenti anche in termini di strutture e personale”.

Perché per il coordinatore degli Opi laziali “è evidente che, se non si prevede un intervento immediato che possa dare alle aziende e strutture sanitarie un incentivo e un sostegno per il potenziamento della rete formativa nel tempo, non si potrà che assistere ad una lenta ma inevitabile riduzione del numero dei formandi nella nostra Regione, rendendo difficile raggiungere gli standard numerici e qualitativi richiesti non solo dagli istituti di ricovero, ma soprattutto dal territorio che, come previsto e dimostrato, rappresenta il futuro della sanità regionale e nazionale”.

05 febbraio 2021
© Riproduzione riservata

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