Aborto. Il Lazio ha recepito le nuove linee guida per uso RU 486 al di fuori dell’ospedale, ma nessuno lo dice
29 GEN -
Gentile Direttore,
il 26 gennaio è stata pubblicata sul BUR
la determina del 31 dicembre 2020 con la quale la Regione Lazio ha acquisito il “Protocollo operativo per la interruzione volontaria della gravidanza (IVG) del primo trimestre con mifepristone e prostaglandine, in regime ambulatoriale o di day hospital”.
Con questo documento la Regione ha recepito le nuove
linee di indirizzo emanate dal Ministro della Salute nello scorso mese di agosto, dopo ben dieci anni dall’introduzione del metodo farmacologico in Italia, equiparando finalmente il nostro paese a quelli dove tale procedura viene applicata da alcuni decenni!
La determina regionale infatti si propone di “rimuovere gli ostacoli all’accesso alla metodica farmacologica, nell’ottica di assicurare a tutte le donne che richiedono l’IVG un servizio che tenga conto dei dati basati sulle evidenze scientifiche, di alta qualità e rispettoso dei loro diritti. La ormai più che comprovata sicurezza della procedura in contesti extraospedalieri impone alla sanità pubblica di garantire alle donne la possibilità di scegliere tra regime di ricovero in DH e regime ambulatoriale, che prevede l’assunzione del secondo farmaco, la prostaglandina misoprostolo, a domicilio”.
Il documento, pur riguardando l’IVG del primo trimestre, precisa che “il metodo farmacologico è sicuro ed efficace, e può essere utilizzato, oltre che per l’interruzione volontaria, anche nel trattamento di varie condizioni cliniche quali l'aborto spontaneo, l’aborto incompleto, la morte fetale intrauterina”.
Si tratta di una indicazione importante, dal momento che libera una procedura che ha costituito una rivoluzione nel campo della medicina riproduttiva dal giudizio morale che la legava esclusivamente all’aborto volontario. Estendere le indicazioni ad altre condizioni ostetriche include necessariamente anche quegli operatori che finora non hanno mai applicato il metodo farmacologico.
Una cosa simile avvenne con le cannule di Karman per l’isterosuzione, che sostituì il raschiamento dell’utero, ma che all’inizio venivano considerate indicate solo negli gli aborti volontari, con il risultato che si continuavano a praticare le revisioni della cavità uterina con i vecchi metodi in caso di aborti spontanei. Ancora oggi molte farmacie ospedaliere a tutt’oggi non sono provviste dei farmaci utilizzati nel metodo farmacologico!
E’ evidente come l’emergenza sanitaria legata alla pandemia SARS CoV-2 abbia facilitato l’introduzione dei cambiamenti approvati dalla Regione Lazio, diventando essenziale la riduzione della possibilità di contagio limitando il più possibile gli accessi in ospedale. La stessa ragione che ha portato diversi paesi europei, primi fra tutti Francia e Inghilterra, ad approvare , in via transitoria, una procedura totalmente da remoto, monitorizzata da servizi di telemedicina.
Una importante innovazione del provvedimento regionale riguarda il fatto che tra le strutture ambulatoriali vengono inclusi anche i consultori che, rappresentano una struttura più che adeguata ad affrontare la complessità della richiesta di IVG. Il servizio consultoriale, tenendo conto delle caratteristiche logistico/territoriali, dovrà integrarsi con quello dell'ospedale di riferimento,
Prossimo compito quindi delle aziende sanitarie ed ospedaliere sarà quello di definire i percorsi per attuare le indicazioni contenute nel protocollo tecnico, e di identificare le strutture ambulatoriali e i consultori dove sarà possibile effettuare la IVG farmacologica.
Un altro aspetto rilevante del provvedimento é l’importanza che viene data alla formazione degli operatori in questo specifico ambito, precisando che tale aggiornamento riguarda anche tutti i ginecologi ospedalieri, compresi gli obiettori di coscienza, al fine di assicurare un trattamento adeguato in caso di eventuali complicazioni.
Accogliamo quindi con grande soddisfazione questa determina, ricordando che nel mese di maggio scorso, l’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, insieme con AMICA (Associazione Medici Italiani Contraccezione e Aborto), e FP CGIL medici e dirigenti del SSN di Roma e Lazio e FP CGIL Ufficio Politiche di Genere Coordinamento donne, aveva rivolto al Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e all’Assessore alla Sanità Alessio D’Amato la richiesta di istituire un tavolo tecnico per l’elaborazione delle indicazioni per la IVG, sia farmacologica che chirurgica, e per facilitare l’accesso alla contraccezione.
E’ significativo che di questa determina ancora non ne sia stata data alcuna notizia sui media, dove si preferisce trattare il tema dell’aborto in Italia con la solita retorica delle difficoltà di accesso per le donne, principalmente a causa della massiccia obiezione di coscienza - problema indubbiamente presente - ma senza dare riscontro agli aspetti organizzativi e amministrativi quando vengono attuati.
Serva, questo documento, da esempio virtuoso per tutte le regioni italiane e come risposta ai casi, quale quello dell’Umbria, che lo scorso anno aveva introdotto l’obbligo di ricovero ordinario per l’aborto farmacologico, una decisione che aveva sollevato numerose polemiche e che poi era rientrata a seguito delle linee di indirizzo emanate dal ministro della Salute.
Tanto più che in Umbria, come ci dice un comunicato della Rete Pro-choice, prosegue l'iter per l'approvazione della proposta di legge a firma Lega per modificare il testo unico in materia di Sanità e Servizi Sociali, proposta che apre al privato, equiparando non meglio specificate “strutture convenzionate” ai consultori, già fortemente indeboliti da anni di tagli e disinvestimenti. Nei pochi consultori sopravvissuti, le associazioni delle famiglie diventano “guardiane” e assumono un potere enorme insegnando la contraccezione ‘naturale’ e dissuadendo dall’aborto.
Grazie allora alla regione Lazio, mettiamoci al lavoro.
Mirella Parachini
Ginecologa e vice segretario dell'Associazione Luca Coscioni
29 gennaio 2021
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