Crioconservazione del seme e tessuto testicolare. Un convegno alla Sapienza
La crioconservazione rappresenta “un insostituibile strumento per i pazienti che si sottopongono a trattamenti medici o chirurgici potenzialmente in grado di indurre sterilità o che per motivi di lavoro sono esposti a sostanze genotossiche”, permettendone l'uso per tecniche di fecondazione assistita, ha spiegato il Presidente del convegno, Andrea Lenzi
26 MAG - Oggi si è svolto presso l’aula Capozzi del Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche e Maxillo-Facciali dell’Università di Roma “Sapienza”, il convegno “Focus sulla Crioconservazione del seme e tessuto testicolare: aspetti giuridici, bioetici, biologici, clinici”. L’evento, organizzato con il patrocinio della Società Italiana di Endocrinologia (Sie)-, della Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità (Siams) e della Società Italiana Embriologia Riproduzione e Ricerca (Sierr), si propone di chiarire sia gli obiettivi perseguiti dalla Banca del Seme in termini bioetici e laboratoristico-assistenziali che le norme che regolano il delicato percorso della crioconservazione.
Il Convegno è stato inaugurato dal Rettore del La Sapienza
Eugenio Gaudio e dal Direttore Generale della Auo Policlinico Umberto I
Vincenzo Panella che hanno sottolineato come a Banca del Seme del Policlinico Umberto I ha una storia ormai pluridecennale: le prime esperienze di Crioconservazione dei gameti umani datano dagli anni ’80 del secolo scorso e si tratta di una esperienza unica data la numerosità altissima di pazienti con problematiche di infertilità in generale seguiti dal Gruppo del professor Lenzinel Policlinico (oltre 10.000 l’anno) e dalla importante collaborazione instaurata con i gruppi oncologici del Policlinico della Regione e di tutto il territorio nazionale che fa di questo centro uno dei riferimenti nazionali ed europei sia per la ricerca che per la clinica nel settore.
La crioconservazione del seme ha assunto in questi ultimi anni un'importanza sempre maggiore nella gestione dei pazienti affetti da patologie neoplastiche che devono sottoporsi a trattamenti in grado di indurre sterilità permanente o temporanea.
Il Presidente del convegno,
Andrea Lenzi, ha sottolineato come “la crioconservazione rappresenti un insostituibile strumento per i pazienti che si sottopongono a trattamenti medici o chirurgici potenzialmente in grado di indurre sterilità o che per motivi di lavoro sono esposti a sostanze genotossiche. Tale tecnica permette infatti di conservare i gameti maschili per un tempo indefinito e di utilizzarli successivamente, facendo ricorso alle tecniche di fecondazione assistita”.
Infatti, la crioconservazione consiste nel congelare il campione seminale in azoto liquido, ad una temperatura di -196° C, insieme ad una sostanza crioprotettrice. Gli spermatozoi possono rimanere in questo stato quiescente per moltissimo tempo; sono riportati casi di utilizzo con successo anche dopo 20-30 anni dal congelamento, qualora necessario.
Ricorrere alla crioconservazione del liquido seminale, prima di intraprendere il difficile percorso delle terapie antineoplastiche, fornisce ai pazienti la possibilità di non rinunciare ad una paternità futura. La diagnosi di qualunque neoplasia rappresenta un momento drammatico per la vita del paziente ma nelle neoplasie che insorgono in giovani-adulti oltre la sfera fisica viene influenzata anche quella riproduttiva e sessuale e ciò può incidere in modo significativo sulla vita futura. Tali pazienti devono, infatti, affrontare una diagnosi di malattia e un iter terapeutico in un momento della loro vita in cui generalmente non progettano una gravidanza. La crioconservazione del seme, pertanto, consente loro di posticipare la scelta della paternità a tempi più consapevoli.
Come evidenziato da
Donatella Paoli, coordinatrice del convegno insieme a
Francesco Lombardo, “oltre ai chiari benefici relativi alla preservazione della fertilità, i pazienti oncologici in età fertile possono trovare nella crioconservazione del seme un notevole sostegno psicologico per affrontare le varie fasi dei protocolli terapeutici. Il
counselling andrologico fornito dal nostro centro non si limita a dare informazioni circa la modalità di crioconservazione del campione seminale e sulle eventuali successive tecniche di Pma, ma offre al paziente una valutazione andrologica completa, effettuata da personale medico dedicato. L’ambulatorio di oncofertilità del Dipartimento di Medicina Sperimentale – Sezione di Fisiopatologia Medica del Policlinico Umberto I, nasce per seguire lo stato di fertilità del paziente oncologico, in particolar modo dopo i 2 anni dalla fine dei trattamenti antineoplastici, con lo scopo di aiutare il concepimento, se desiderato, per via naturale, riservando l’utilizzo del campione crioconservato solo ai casi in cui sia realmente necessario”.
L’attività della Banca del Seme, e quindi il percorso della crioconservazione, sono tuttavia strettamente regolamentati dalla legislazione vigente nei Paesi Ue. A sottolinearlo è Lombardo: “come in altri campi della medicina, anche nel settore della crioconservazione si sente l'esigenza di mettere a punto regole condivise da tutti, standardizzando non solo gli aspetti tecnici, ormai ampiamente conosciuti, ma anche gli aspetti biologici, clinici, medico-legali e bioetici. Con il diffondersi di tale metodica aumentano sempre di più i casi di difficile gestione, che rendono indispensabile la condivisione di un percorso procedurale omogeneo che garantisca i tempi ed i modi della crioconservazione e la gestione del seme crioconservato”.
Alla luce della complessità di gestione delle diverse problematiche intercorrenti in questo percorso, risulta particolarmente gradita la partecipazione all’evento di
Lorenzo d’Avack (Presidente del Comitato Nazionale di Bioetica e Professore Emerito nell’Università di Roma Tre) che ha evidenziato “come il tema della crioconservazione dei gameti ponga una serie di questioni etiche e giuridiche in considerazione di ciò che si intende fare dei propri gameti. Tanto più che non è dato attualmente un chiaro ed organico quadro normativo, regole condivise, in merito all’attività delle biobanche, né a livello nazionale né a livello internazionale”.
D’Avack evidenzia anche che “accanto alla crioconservazione di gameti maschili o femminili per finalità mirate soprattutto alla possibilità di un paziente o una paziente che rischia a causa di alcune patologie di perdere la capacità riproduttiva, vi sono altre ragioni per il deposito presso le biobanche dei gameti, ad esempio: il deposito dell’ovocita in eccedenza nel corso della stessa Pma (per non dover ricorrere la donna ad ulteriori micro interventi), o quale oggetto di possibile donazione a favore di donne infertili (Pma eterologa) o, al di fuori della Pma, dettato da ragioni di “social-freezing” per posticipare una gravidanza ad una età più avanzata. Va discusso con attenzione il problema della proprietà e della gratuità e viene detto che molte problematiche, che possono sorgere dalla crioconservazione del materiale, debbono trovare una risposta nei regolamenti e convenzioni (contratto/consenso) predisposti dai singoli centri di ricerca, che dovranno essere il più esaurienti e completi e ciò nell’interesse sia del conferente sia della banca”.
Alessandro Nanni Costa (Direttore Generale del Centro Nazionale Trapianti) da parte sua, spiegando il programma dell’Oncofertilità, ha ribadito che “la prossima approvazione in Conferenza Stato Regioni di un documento, proposto dal Css, che definisce un percorso per i pazienti oncologici che vogliono preservare la fertilità è un importante traguardo per il nostro paese. In questo documento verranno definiti sia i criteri di accesso dei pazienti al Pdta specifico che le regole per l’istituzione e la gestione delle banche di conservazione di questi preziosi materiali. Proprio per assicurare una conservazione sicura e qualitativamente garantita di gameti e tessuti riproduttivi a questi pazienti sono state stabilite regole precise, come il fatto che le banche debbano essere pubbliche o senza scopo di lucro, che il numero sia definito in ogni Regione e che rispondano a criteri organizzativi e strutturali rigorosi e periodicamente verificati. Solo la rispondenza a specifici criteri di qualità e sicurezza nella realizzazione e gestione delle banche di crioconservazione, definiti a livello europeo, può garantire una gestione sicura per i pazienti”.
Mentre
Fiorenza Bariani (sempre del Centro nazionale Trapianti) ha precisato le indicazioni del Cnt e la regolamentazione delle Criobanche sottolineando che “la manipolazione dell’azoto in particolare e la progettazione delle sale criobiologiche deve essere effettuata seguendo rigide regole costruttive e gestionali, per garantire la qualità dei materiali conservati e la sicurezza degli operatori della banca”.
L’intervento di tutti gli esperti nel settore permetterà di delineare con maggior chiarezza una linea comune di gestione, non solo dal punto di vista tecnico ma anche giuridico ed bioetico, del percorso di crioconservazione del seme.
26 maggio 2018
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