Lazio, medicina di prossimità passa e giovani medici
06 FEB -
Gentile direttore,
il futuro prossimo della sanità è nel territorio. Nello sviluppo di una rete assistenziale di prossimità nel Lazio, che faccia perno sulle Case della salute e che sia disponibile sempre come con gli ambulatori di medicina generale aperti anche nei giorni festivi con la presenza anche solo di un infermiere. Una sanità a basso costo e alte prestazioni, in grado di rispondere ai bisogni assistenziali di anziani, giovani, famiglie. Una sanità fatta su misura per i bisogni di salute e assistenza del nuovo millennio.
Per costruirla però occorre favorire l’entrata in servizio di giovani professionisti ed in particolare medici, formati dalle nostre università e considerati tra i più bravi a livello mondiale.
Nella rete ospedaliera il presidente Zingaretti dopo dieci anni di blocco del turn over, ha iniziato a stabilizzare i precari ed assumere nuovi medici tecnici infermieri e primari. Entro il 2018 tra nuovi ingressi e stabilizzazioni si parla di 3.500 persone. Dunque si va verso la definizione di piante organiche più aderenti, anche se non ancora in modo ottimale, ai livelli assistenziali che deve assicurare la sanita pubblica.
La sfida è dunque nel territorio dove si rischia breve una drammatica carenza di medici di medicina generale sia a livello nazionale che nella regione Lazio. Oggi nei ranghi della medicina di famiglia il turn over è garantito con l’abilitazione ogni anno di soli 73 nuovi medici: quelli ammessi al corso di specializzazione triennale. Lo stesso numero da almeno 10 anni. Non basta più, è palesemente sottostimato. Dal prossimo anno occorre almeno raddoppiare questa cifra.
Deve essere un impegno immediato da definire già entro l’estate. I numeri forniti dall’Enpals e dai maggiori sindacati del settore, per esempio la Fimmg, dicono che entro due anni si prevede che lascino la professione per raggiunti limiti di età 500 medici di famiglia, entro quattro i pensionamenti saranno oltre 700.
Significa che circa un milione di cittadini del Lazio rischia entro la fine della legislatura che inizierà dopo le elezioni del 4 marzo, di non poter avere il proprio medico di famiglia. La carenza già inizia a farsi sentire. La scorsa estate molti medici di medicina generale non sono potuti andare in vacanza perché non hanno trovato il sostituto.
L’emergenza è dunque più che annunciata, i segnali si moltiplicano. Per esempio la richiesta di sanita territoriale appare in forte crescita come certifica il numero degli accessi ai 29 ambulatori di medicina generale aperti nei giorni festivi che dal dicembre 2014 funzionano a Roma e nelle province: in tre anni sono stati utilizzati da circa 250 mila persone; i medici raccontano che negli studi i pazienti ormai chiedono esplicitamente di fare tutto il possibile pur di non essere mandati al pronto soccorso. A breve negli studi dei medici si potrà prenotare la visita, ad iniziare da quella ecografica, e la presa in carico dei pazienti cronici dovrà passare dalla fase sperimentale a quella ordinaria coinvolgendo migliaia di persone. C’è molto lavoro da fare per costruire la nuova sanita e per farlo occorre gente capace di farlo al meglio: i giovani medici.
Riccardo Agostini
Consigliere Regionale Lazio Liberi e Uguali
06 febbraio 2018
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