Il vento sta cambiando?
27 DIC -
Gentile Direttore,
non vorrei citare questa frase ripetuta come un mantra dal Sindaco di Roma al momento della sua elezione, dimostrando poi a tutti i romani che a volte è più saggio tenersi il vecchio Ponentino che affidarsi a nuovi venti. Ma l’idea del tempo e del vento che cambia è suggestiva, almeno per me. Credo che l’immobilismo sia un male, che le sfide del cambiamento vadano sempre colte e governate. Un bellissimo libro “Chi ha spostato il mio formaggio?” di Spencer Johnsonsa rendere bene questo concetto. Bene.
Credo che il vento stia cambiando. La crisi, perquanto si senta ancora, appare meno cattiva. In questi giorni mi sembra che siano aumentati almeno a Roma le luci dei negozi e gli addobbi nelle strade, segni di una seppur minima ripresa dei consumi. A Napoli poi ho trovato il tutto esaurito, file nei negozi, una città viva, pulita e vigorosa. Si respira non solo aria di festa ma anche di minima ripresa, speranza.
Il vento sta cambiando anche nella mia regione: il Lazio. Non è l’uscita dal commissariamento a farmi vedere il cambiamento, uscita pagata al prezzo di una sanità tagliata e depredata ovunque, ma un fatto politico per me di grande importanza: la regione ha ricomprato gli ospedali “venduti” dalla giunte di centrodestra 5 anni fa. Riavere la proprietà pubblica degli ospedali messi in affitto non solo alleggerisce per sempre le spese di gestione ma è un vero indice di ripresa e finalmente di buona politica.
Il vento è cambiato nelle Chiesa. Papa Francesco ammonisce che è immorale mantenere al lavoro i vecchi e tenere fuori dal mondo del lavoro i giovani. Il lavoro è dignità della persona, altro che reddito di cittadinanza. Denuncia con forza che commette peccato chi nella Chiesa (ma il messaggio è rivolto soprattutto alla politica) costringe i lavoratori alla precarietà.
Il vento sta cambiando anche per i precari. Oggi, grazie anche alle tante sentenze in Italia ed in Europa che hanno visto soccombere Stati ed amministrazioni, si stanno finalmente stabilizzando i precari. La circolare del ministro Madia e la legge di bilancio estendono ai medici la possibilità di essere stabilizzati, grazie ad una ottima azione sindacale anche di COSMED.
Anche qui da noi, regione in piano di rientro, sono state approvate delibere che vedranno stabilizzati molti medici. Mi ha commosso ed indispettito l’intervento di un precario medico da 15 anni nel ringraziare per le delibere di stabilizzazione. Mi indispettisco perché quella stabilizzazione è un diritto negato da anni e che sarebbe dovuto arrivare ben prima delle elezioni, ma capisco la gioia di chi ha visto passare tre governatori, ha vissuto di speranze ogni anno, ad ogni rinnovo e solo oggi vede realizzarsi un sogno, seppure è in realtà un diritto troppo a lungo negato. Sono felice per lui, gioisco con loro.
Il vento sta cambiando anche nel Parlamento. Finalmente possiamo apprezzare che l’azione sindacale ed ordinistica ha trovato, grazie all’On. Gelli ed Al senatore Bianco, ascolto e la legge sul rischio clinico e sulle modifiche della azione penale e civile per i medici da quest’anno è realtà. Sono 20 anni che se ne parla, questo è stato il parlamento che ci ha dato la legge che tanti altri ci hanno a lungo promesso ma poi ripetutamente negato.
Il vento sta cambiando grazie a nuovi colleghi. Anche nel mio ospedale si sono finalmente viste facce nuove, colleghi non giovanissimi ma almeno molto più giovani di noi. I trasferimenti sbloccati e le “deroghe” alle assunzioni, hanno permesso di far venire da noi colleghi giovani e bravissimi. Hanno portato il loro entusiasmo, la loro voglia di mettersi in gioco, la loro necessità di formazione. Ci hanno risvegliati anche grazie al loro entusiasmo, alla voglia di mettersi in gioco. Tra loro ho trovato colleghi che si interesseranno di sindacato, erano anni che non avveniva e udite udite alcuni si sono mossi e sono venuti allo sciopero. Vedere facce nuove nei momenti di protesta è più di un miracolo.
Il vento sta cambiando nel mio ospedale, che sempre è l’azienda più indebitata di Italia in una regione in piano di rientro (seppure ancora per poco), dove sono avvenuti altri due miracoli: si sono fatti i concorsi per i primari, facendoci conoscere bravissimi professionisti che stanno veramente portando entusiasmo e nuove conoscenze, ma soprattutto, dopo anni di immobilismo, siamo riusciti ad approvare una nuova graduazione delle funzioni che permetterà a tanti colleghi di avere nuovi incarichi professionali e di vedere finalmente riconosciuti i propri meriti (oltre che più soldi in busta paga).
Il vento sta cambiando creando nuove consapevolezze. A Dicembre i sindacati sono scesi in piazza. Era ora. Lo sciopero è andato veramente bene portando tanti a partecipare in tante parti di Italia. I colleghi hanno sentito e vissuto la protesta, anche coloro che non hanno partecipato hanno mostrato interesse, posto domande. La notizia delle due ulteriori giornate di sciopero non ha sollevato critiche ma unanime approvazione. Era tanto che non avveniva. Il fatto poi che le legge finanziaria di questi giorni sia venuta incontro ad alcune nostre proposte sembra aver riallacciato un dialogo tra governo e parti sociali che pareva morto.
Il vento sta veramente cambiando? Accendo la TV, nessuno affronta i temi della salute, nessuno si impegna a investire sul SSN de finanziato ma necessario a tutti. Sento le notizie della campagna elettorale e mi chiedo come si possano fare proclami elettorali irrealizzabili: chi per avere il voto degli anziani promette pensioni di almeno 1.000 euro, chi per avere quello dei giovani il reddito di cittadinanza, chi regala 80 euro solo a chi decide lui di volta in volta.
Il fatto che protagonisti siano tutti e tre gli schieramenti mi fa temere che il vento del cambiamento sia solo una leggera brezza di breve durata, dovuta alla ricerca dei voti, ma che dopo le elezioni il vento che tornerà a soffiare sarà gelido e capace di seccare l’alberello della speranza, come quello di Natale della mia città, chiamato affettuosamente dai romani “spelacchio”, morto senza avere il buon gusto di aspettare la fine della festa.
Ma il vento deve cambiare. Poi vedo mia figlia studiare duramente per prepararsi alla vita ed allora mi dico e vi dico che uno sforzo in più dobbiamo farlo anche noi tutti, che parte del vento del cambiamento dipende anche da noi, dai nostri comportamenti individuali che assieme divento collettivi. Impegnarsi nel sindacato (per quello che mi riguarda) o in qualche associazione non profit, o semplicemente nel fare meglio e con maggiore entusiasmo il nostro lavoro, essere anche in ospedale una “comunità”, può miglioraci e migliorare il nostro paese, può essere l’origine del vento nuovo.
Francesco Medici
Consigliere Nazionale Anaao Assomed
27 dicembre 2017
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