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Turismo sanitario. Al via ‘Hospitaly’, il network degli ospedali di qualità. “Da mix arte, cultura, cibo e medicina si potrebbero attrarre 4 miliardi”

Presentato oggi a Roma network delle strutture sanitarie di qualità italiane, promosso dall’Università Campus Bio-Medico di Roma, che oltre “a puntare sull’eccellenza medica e tecnologica fa leva sui punti di forza dell’Italian life style’, ossia arte, cultura e buon cibo”.

21 SET - “Dal ‘turismo sanitario’ potrebbero arrivare in Italia 4 miliardi”. Sono queste le stime dell’Osservatorio OCPS-SDA Bocconi divulgate oggi a Roma, presso il Ministero della Salute nel corso del Forum sull’Internazionalizzazione della sanità italiana dove è stato presentato ‘Hospitaly’, un network non-profit delle strutture sanitarie di qualità italiane promosso dall’Università Campus Bio-Medico di Roma che “oltre a puntare sull’eccellenza medica e tecnologica, fa leva sui punti di forza dell’ “Italian life style”, ossia arte, cultura, dieta mediterranea e nutraceutica”.
 
“Per questo avvalendosi di numerose partnership, quali Humana Fabbrica, e con brand come Hilton e Sheraton oltre a Italo, Hospitaly si propone di accogliere il turista-paziente internazionale offrendogli non solo un servizio medico e sanitario di eccellenza, ma anche l’opportunità di vivere le bellezze del nostro Paese a tutto campo”, sostiene Marta Risari, Vice-Direttore.
 
Del resto il mercato sembra avere margini di crescita soprattutto dopo l’entrata in vigore della direttiva Ue sulla cure transfrontaliere. “Uno studio della Deloitte – si legge in una nota del Campus Bio Medico - calcola che ogni anno nel mondo sette milioni di persone si mettono in viaggio per motivi di salute, generando già oggi un volume d’affari di 100 miliardi di dollari, che diventeranno 150 nel 2018. Il mercato già oggi vale 12 miliardi in Europa. L’Italia  ha oggi il 17% di quella quota, pari a 2 miliardi, che secondo gli osservatori internazionali potrebbero arrivare a 4, implementando l’offerta di servizi sanitari e turistici offerti agli stranieri. Del resto recenti survey dicono che il 53% dei cittadini europei è disposto a farsi curare in altri Paesi Ue”.
 
“Le esperienze messe a confronto nel Forum – prosegue la nota - hanno consentito di fare il punto della situazione, che vede pubblico e privato italiani organizzarsi e fare le prime mosse, anche se oggi il saldo tra chi viene e chi va a farsi curare all’estero è ancora negativo per il nostro Paese. A fronte di circa 5mila stranieri che scelgono di farsi curare nel Belpaese, infatti, sono ancora 200mila gli italiani che partono diretti verso studi medici, ospedali e cliniche oltreconfine. Anche se a varcare le Alpi non sono tanto pazienti bisognosi di interventi chirurgici delicati o cure all’avanguardia, quanto persone alla ricerca del risparmio per cure dentarie, chirurgia estetica e ricostitutiva, trapianto dei capelli, terme”.

21 settembre 2016
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